Cari amici di Duc in altum, alcuni di voi mi stanno scrivendo (a blogducinaltum@gmail.com) esprimendo perplessità e stupore circa le parole che il papa ha inviato a un seminarista omosessuale: “La Chiesa deve essere aperta a tutti. Fratello, vai avanti con la tua vocazione”.
Ma come? Prima, rivolto ai vescovi, dice che nei seminari c’è troppa frociaggine e poi invita un seminarista omosessuale ad andare avanti con la sua vocazione? Qual è il vero pensiero del papa? Il primo o il secondo?
Per rispondere, devo ricordare ancora una volta che quando ci occupiamo di Bergoglio usciamo dal terreno della logica e del principio di non contraddizione per entrare in quello della politica e del potere. Un terreno, quest’ultimo, nel quale può essere vero tutto e il contrario di tutto.
In Argentina dicono che Bergoglio mette la freccia a destra e poi gira a sinistra, o viceversa. Lo dicevano anche di Peron. Là conoscono bene il soggetto e sanno che a lui interessa solo la gestione del potere. A seconda delle circostanze e dell’interlocutore può sostenere la verità di A e di non-A. E può farlo anche nello stesso giorno.
Le parole rivolte ai vescovi nascono dal suo disprezzo per l’episcopato italiano. Per questo ha usato un linguaggio da trivio. Le parole rivolte al seminarista omosessuale gli servono invece per rinforzare la sua immagine di pastore aperto e accogliente.
Se pretendete di ragionare in base al principio di non contraddizione, Bergoglio vi porterà alla pazzia. Nelle sue giravolte l’elemento dominante è l’ambiguità. Un’ambiguità voluta e applicata con la logica tutta politica della gestione del potere.
Ovviamente in questo modo sta distruggendo l’autorevolezza dell’istituzione papale. Ma, semplicemente, non gliene importa nulla.