Dopo voto / Bocciati, respinti, rifiutati. Eppure sempre lì
Nel dopo elezioni, uno dei giochetti più divertenti per me è andare a leggere le dichiarazioni dei trombati. Difficile trovare qualcuno che dica: “Ho perso. Mi tolgo di torno”. No. Ben che vada, i bocciati avviano una riflessione.
Sentite Giuseppe Conte, capo del Movimento Cinque Stelle: “Prendiamo atto del risultato, sicuramente molto deludente. Potevamo fare meglio. La valutazione dei cittadini è insindacabile. Avvieremo una riflessione interna”.
Ma scusi tanto, signor Conte. Se la valutazione dei cittadini è insindacabile e siete stati bocciati, non le sembra che l’unica valutazione interna possibile, e plausibile, sia quella di levarsi di torno?
E sentite Matteo Renzi, leader Stati Uniti d’Europa: “Niente, è andata male. Purtroppo la lista Stati Uniti d’Europa è rimasta fuori per pochissimo dal Parlamento Europeo. Mi spiace molto e vorrei abbracciare i volontari che si sono spesi per questa idea: siete stati meravigliosi”.
Va bene signor Renzi, abbracci pure chi vuole. Ma siete stati bocciati. Quindi, dopo che ha finito di abbracciare tutti quanti, perché non toglie il disturbo?
E Carlo Calenda? Ecco qua: per il leader di Italia Viva “sul risultato italiano pesa l’assurda rottura del Terzo Polo: potevamo avere sette parlamentari europei riformisti, insieme. E invece sono zero. Che follia”.
Traduzione: fallimento totale. Quindi, esimio signor Calenda, perché non si dedica ad altro?
Fa eccezione, a quanto vedo, Mario Adinolfi, presidente nazionale del Popolo della famiglia, che ha sostenuto la lista Libertà di Cateno De Luca. Eccolo: “Ho presentato le mie dimissioni con l’invito a convocare il congresso nazionale del Popolo della famiglia. Abbiamo partecipato al progetto di Libertà messo in campo da Cateno De Luca, con il nostro simbolo e i nostri candidati: siamo stati sconfitti, il risultato è stato ampiamente inferiore alle nostre aspettative e non sono abituato a far finta di niente, quindi mi assumo personalmente la piena responsabilità di questo esito. Mi resta solo una domanda: come fanno Calenda e Renzi dopo il loro disastro a non dimettersi anche loro?”.
Già. Come fanno?
Termino con quella che è sempre una bella notizia: Emma Bonino non ce l’ha fatta. Ne trarrà finalmente le conclusioni o sarà alle prese con una valutazione interna?