Sulla visita del papa al Campidoglio
“Grazie per l’accoglienza così calorosa. E arrivederci al Giubileo, ci vediamo tutti lì!”. Il papa si è congedato così, a braccio, dal Campidoglio, dove è stata collocata una targa in ricordo della sua visita, la seconda dopo quella del 26 marzo 2019. Affacciandosi poi all’esterno, Francesco ha salutato con parole leggermente diverse da quelle solitele. Ha sì detto “e non dimenticatevi di pregare per me”, ma subito ha aggiunto: “A favore!”. Evidentemente sa bene anche lui che certe preghiere, specie tra quelle innalzate da Vaticano e dintorni, non sono motivate esattamente dal desiderio che egli possa godere di una lunga vita felice.
Nel suo discorso [qui] Francesco, parlando della schiavitù, ha messo in guardia dal “fatto che si verifica anche ai nostri giorni, quando, quasi inconsapevolmente, si rischia a volte di essere selettivi e parziali nella difesa della dignità umana, emarginando o scartando alcune categorie di persone che finiscono per ritrovarsi senza adeguata protezione”.
Detto da Bergoglio, che si comporta da tiranno punendo ed emarginando a destra e a manca facendosi beffe del diritto, suonano come parole beffarde. Ma forse è proprio per questo che ha chiesto di pregare a suo favore. Perché incomincia ad avvertire il peso delle preghiere non proprio benevole di tutti quelli caduti sotto i colpi della sua misericordia.
Significativo il testo della targa apposta a ricordo della visita di oggi: “A Sua Santità Francesco, successore di Pietro e vescovo di Roma, promotore di cura della casa comune e testimone di fraternità universale”. Un omaggio che potrebbe andare a pennello per un massone qualsiasi.