Analisi / Il voto europeo e quei “cattolici” che hanno sposato il pensiero laicista
di Fabio Battiston
I risultati elettorali definitivi delle elezioni europee ci consegnano un quadro che i numerosi analisti internazionali – in misura diversa ma sostanzialmente unanime – avevano ampiamente preannunciato. Da un lato si è evidenziata la netta avanzata delle cosiddette “destre”, le quali, lontanissime da qualsiasi proposito contro-rivoluzionario e ben disposte con la loro partecipazione al voto a riconoscere legittimità politica a quest’osceno organismo sovranazionale, trascorreranno i prossimi cinque anni a simulare una dura opposizione, in realtà puramente di facciata. Con ogni probabilità, la governance sarà garantita dall’ennesima replica di una maggioranza a trazione cattolico-popolare, sostenuta dai rimasugli socialisti e post comunisti nonché dalla “pattuglia nordista” composta dai liberal democratici di matrice sia protestante sia ateo-massonica. Non c’è che dire, una gran bella ammucchiata (con la benedizione delle Conferenze episcopali europee).
Ci sarebbe molto da dire, se avessi a cuore la sorte di questa Unione, su un meccanismo elettorale che, nonostante la sua proporzionalità, mantiene sostanzialmente inalterati i seggi della maggioranza Ursula nonostante la frana a cui è andata incontro gran parte delle forze politiche che la sostengono e la contemporanea avanzata dei loro avversari. Tuttavia non analizzerò questo aspetto, per il semplice motivo che non me ne importa un accidente. Mi interessa solo che quest’immonda struttura, prima o poi, possa essere spazzata via dagli scranni di Bruxelles e Strasburgo; con annessi e connessi naturalmente.
Oltre all’esito numerico delle elezioni si evidenzia, dal mio punto di vista, l’eccezionale e positivissimo riscontro sull’affluenza al voto. A livello sia continentale sia italiano essa si attesta al di sotto del 50%! Un risultato grandioso. L’abbandono si è verificato, in misura differenziata e con poche eccezioni, da Nord a Sud e da Est a Ovest del continente. Su questo dato si sono già scatenati i maître à penser dell’informazione di regime con le loro ovvie e insulse motivazioni sparse a piene mani prima e dopo il voto: disaffezione, qualunquismo, irresponsabilità, superficialità, vaga protesta o nuovo populismo. Per quanto mi riguarda, ritengo che una percentuale non banale di questo distacco sia invece da attribuire, finalmente, a una presa di coscienza netta e forte – ed essa sì potenzialmente connotata da istanze contro-rivoluzionarie – di una “nuova gente” non più disposta ad accettare supinamente che la propria identità e tradizione, i propri valori e principi siano quotidianamente calpestati da una politica ignobile e corrotta.
Vengo ora all’ultimo ma importantissimo tema che mi interessa trattare: una questione che dovrebbe far riflettere noi credenti rispetto al ruolo rivestito – sul piano civile e politico ma anche su quello della fede – dalle forze sedicenti cattoliche rappresentate a Bruxelles e da tutti i nostri “fratelli” che le appoggiano dietro le quinte (laicato socialmente attivo, clero e governo della chiesa temporale, informazione e cultura cattolica). Forse non ci si rende conto abbastanza di quanto le peggiori nefandezze che la governance europea ci regala ormai da trent’anni siano state e sono quotidianamente compiute con l’insostituibile e decisivo supporto del cattolicesimo politico. Quando versiamo lacrime di rabbia su questa Europa abortista, eugenetica, eutanasica, transgender e animalista nonché portatrice delle peggiori istanze in tema ambientale, tecnologico e sanitario; quando vediamo i leader europei fare a gara nella loro aggressività imperialista, alimentando come meglio non si potrebbe il fuoco sul conflitto russo-ucraino; quando assistiamo attoniti all’imposizione di un nuovo umanesimo sincretista, massonico e disvaloriale, ebbene, quando constatiamo tutto questo ricordiamoci sempre chi dobbiamo ringraziare: il popolarismo cattolico europeo! È quella sempre nuova democrazia cristiana continentale che, sotto diverse insegne (Cdu – Csu, Partido Popular, Forza Italia eccetera), guida direttamente o sostiene in modo decisivo maggioranze politiche basate su un’innaturale compenetrazione con forze distanti come non mai dall’insegnamento cristiano, comunque lo si voglia analizzare e interpretare. Una forza cattolica che non ha più nulla a che fare con quella che animava i padri fondatori che sancirono la prima Europa con i trattati di Roma del 1957.
Basta prendere atto dei commenti che l’informazione cattolica sta riversando in queste ore sull’esito elettorale europeo per capire a quale punto di incredibile secolarismo sia ormai giunta una certa visione della cattolicità e dell’essere credente. È tutto un susseguirsi di preoccupatissimi accenti sull’avanzata delle destre e altrettanto profondi sospiri di sollievo nel prospettare che il mantenimento dell’alleanza tra le forze cattoliche, socialiste e liberali possa consentire all’Europa di proseguire il cammino di libertà e democrazia che avrebbe contraddistinto questi ultimi decenni. Potete quindi state tranquilli cari Jorge Mario, Zuppi, Savino e Tucho; nei prossimi cinque anni i valori/diritti europei per i quali quotidianamente pregate e vi battete resteranno intangibili. I nascituri continueranno a essere massacrati; le famiglie saranno sempre più impoverite dalla transizione green nel nome del neo-paganesimo ambientalista; gli inutili anziani troveranno sempre più facilmente la loro dolce morte, le benedizioni al “normale” mondo transgender e LGBTQXYZ si moltiplicheranno per ogni dove. Ah, dimenticavo! Nuovi salvifici vaccini contribuiranno a ridurre la popolazione mondiale (e con essa le emissioni nocive nell’atmosfera), la transizione tecnologica e l’Intelligenza Artificiale ci trasformeranno in tanti docili robottini controllati a distanza e, non da ultimo, la maledetta Russia putiniana sarà finalmente distrutta, insieme a tutti gli odiosi pope ortodossi.
Tra i prelati che ho prima citato, sarà particolarmente soddisfatto della salvezza della maggioranza Ursula il monsignor Francesco Savino. Egli, in qualità di vicepresidente della Conferenza episcopale italiana per l’Italia meridionale, ha solennemente dichiarato alla vigilia delle elezioni: “Mi auguro che l’Europa torni ad essere coerente con lo spirito di Ventotene”. Insomma la chiesa italiana, ormai ridotta a un maleodorante postribolo di post rivoluzionari sessantottini, non si rivolge più ai veri padri fondatori di un purtroppo utopico nuovo continente. Il compagno Savino ha forse citato l’Europa di Konrad Adenauer, Alcide De Gasperi, Jean Monnet e Robert Schuman? Certo che no. Ma ti pare che andava a rendere omaggio a quei quattro bigotti baciapile di un ormai defunto cattolicesimo? Il pensiero di questo degno rappresentante di un clero ormai in putrefazione corre invece ad Altiero Spinelli, Ernesto Rossi ed Eugenio Colorni. Tutti veri democratici e antifascisti, saldamente uniti dal loro ateismo, anticlericalismo, radicalismo laicista, socialcomunismo e chi più ne ha più ne metta.
Una piccola domanda finale, alla Di Pietro: ma noi con questi “cattolici” che c’azzecchiamo?