La tradizione secondo Francesco: non evento salvifico, ma mero fattore culturale
Ero certo che The Wanderer, il commentatore argentino ben noto a voi lettori di Duc in altum, avrebbe reagito al saggio di Vigilius pubblicato da katholisches.info, e puntualmente lo ha fatto. Lo studio proposto dal sito tedesco (e che Duc in altum ha reso disponibile qui al pubblico italiano) va al cuore del “sistema Francesco” e del suo orizzonte teologico da cui l’elemento ontologico decisivo, l’uomo trasformato dalla grazia divina mediante Cristo, è eliminato. In Bergoglio la centralità della fratellanza è rivendicata come fatto meramente naturale e la tradizione non è che fattore culturale.
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di The Wanderer
Un paio di mesi fa è apparso sul sito tedesco katolisches.info un articolo brillante e, allo stesso tempo, scioccante. Si intitola “La grande perdita o il pontificato di Jorge Bergoglio” [Duc in altum ne ha proposto qui la traduzione italiana].
Dico subito che non sono d’accordo con la tesi sostenuta dal suo autore (che si firma, per ovvi motivi, con uno pseudonimo, Vigilius) secondo la quale Bergoglio agirebbe in base a un piano perfettamente orchestrato e meditato, coerente con l’agenda globalista mondiale.
Come abbiamo detto più volte, credo che Bergoglio non sia altro che un furfante gesuita porteño con un’infinita e malsana ambizione di potere. Tutta la sua vita è stata orientata verso un unico obiettivo: accumulare potere per amore del potere, per la concupiscenza stessa del potere, senza altro obiettivo che il piacere che trae dal suo esercizio.
Ma questo disaccordo sui motivi non mi impedisce di riconoscere il grande valore dell’analisi di Vigilius rispetto a ciò che sta accadendo nella Chiesa sulla base della “teologia” di Bergoglio. È davvero una “grande perdita”, una perdita catastrofica che, a mio avviso, alla lunga porterà necessariamente a uno scisma purificatorio, con la separazione tra quelle che il padre Julio Meinvielle chiamava con tanta preveggenza la “iglesia de la publicidad” e la “Iglesia de las promesas”.
Elemento centrale della fede cattolica è la Tradizione, che non è intesa come mero accumulo di pratiche tradizionali. Tradizione è, per esempio, la Sacra Messa romana, la divina liturgia bizantina, il Simbolo niceno, ma i cattolici non credono e difendono queste pratiche come elementi isolati in sé stessi. Sappiamo che la Tradizione è un evento ontologico. La densità ontologica che possiede le è conferita dal fatto che Dio ha costituito per l’uomo un nuovo modo di essere in Cristo. Egli ha costituito un uomo nuovo, che è un uomo, se così possiamo dire, soprannaturalizzato attraverso il costante miracolo della grazia che rende possibile questo evento singolare che va ben oltre le mere possibilità della natura creata. «Se uno è in Cristo, è una creatura nuova» (2 Cor 5, 17). I Padri della Chiesa hanno dato un nome audace a questo evento, un nome che noi latini abbiamo purtroppo trascurato. Lo chiamarono theosis dell’uomo; vale a dire che, pur rimanendo una creatura, con la grazia l’uomo viene innalzato infinitamente oltre la sfera della semplice creazione e riceve una trasformante partecipazione interiore alla vita divina e alla santità stessa di Dio. San Giovanni della Croce paragona questo uomo trasformato a un ceppo che, posto in un fuoco ardente, difficilmente può essere separato dalle braci che lo avvolgono.
È in questo falò che nasce la Tradizione, e per questo l’essere cattolico è inseparabile dall’essere tradizionalista, se per tradizionalista si intende chi aderisce con la propria fede alla Tradizione intesa come quell’evento. In altre parole: noi tradizionalisti siamo tali in quanto ci interessa la Tradizione non come tradizione, ma come evento salvifico. E per questo dobbiamo stare attenti alla distinzione: la nostra fede non è nella tradizione per la tradizione; se così fosse, la Chiesa si sarebbe da tempo diluita in un numero infinito di manifestazioni culturali diverse. E questo è un pericolo che sfiora i “tradizionalisti”. Conosciamo tutti sacerdoti e fedeli che celebrano e difendono la tradizione come una questione puramente estetica – il che di per sé non è un male – e, allo stesso tempo, abbracciano gli ideali e le mode relativistiche del mondo contemporaneo. In questo caso la tradizione si è ridotta a una forma di partigianeria da parte di chi rimpiange tempi e riti passati semplicemente perché sono indiscutibilmente più belle di quelle attuali.
Papa Francesco ha trovato un bellissimo termine per descrivere chi vuole riportare indietro l’orologio della storia e della Chiesa: indietristi. Ma noi difendiamo la Tradizione perché siamo convinti che in essa risieda l’evento salvifico, la nostra partecipazione alle promesse divine, cioè la nostra partecipazione a Dio.
Qui sta l’abisso distruttivo della posizione di Bergoglio. Siamo guidati da un papa che determina erroneamente lo statuto ontologico della Tradizione, e lo determina erroneamente perché determina erroneamente il vero oggetto della fede. Come afferma l’articolo a cui facevo riferimento all’inizio, per Francesco la Chiesa della Tradizione non è altro che mera tradizione. Per lui, le credenze tradizionali, siano esse la liturgia o il simbolo niceno, non corrispondono ad alcuna realtà in sé. Per Jorge Bergoglio si tratta di semplici idee e pratiche arbitrarie, come quelle che nascono in una data cultura, in un dato contesto e in una storia specifica. Per lui non c’è Tradizione dietro la tradizione e, soprattutto, non c’è evento, non c’è densità ontologica.
Papa Francesco rinnega la Tradizione? Materialmente non lo farà mai, ma lo fa formalmente, perché per lui la tradizione della Chiesa è un mero discorso autoreferenziale la cui pretesa di verità, o la sua autoproclamazione come “fonte della Rivelazione”, è stata inventata da persone che, per esigenze psicologicamente comprensibili, amano cullarsi in un senso di sicurezza e costruire raffinati mondi clericali in cui si recitano opere liturgiche con costumi e decorazioni d’epoca, ma completamente distaccati dal mondo reale.
Proprio per questo, e adottando questo senso riduzionista della tradizione, Bergoglio è, come afferma Vigilius, un tradizionalista radicale, perché riduce la Chiesa a tradizione, sottraendola all’evento in cui consiste la Tradizione.
Fonte: caminante-wanderer.blogspot.com
Traduzione di Valentina Lazzari
Titolo originale: La profundidad del abismo I: Bergoglio, el tradicionalista radical