Leggere gli articoli che in queste ore i giornaloni stanno dedicando alla vicenda di monsignor Carlo Maria Viganò richiede di avere uno stomaco di ferro, ma è anche istruttivo.
Attraverso un cumulo di approssimazioni e falsità Monsignore è dipinto in pratica come un complottista, un arrivista e, alla fin fine, come un pazzo scatenato.
Non che mi aspettassi nulla di diverso da parte di una stampa asservita al PUA (Pensiero Unico Autorizzato), ma almeno un pochino di pudore! Almeno un minimo tentativo di ricostruzione dei fatti. Almeno una parvenza di obiettività. Invece siamo alla gogna mediatica. E più gli autori degli articoli sono ignoranti e superficiali, più la gogna si accanisce.
Rispetto a questo sistema dell’informazione (ma meglio sarebbe chiamarlo fabbrica della disinformazione) nutro un totale senso di estraneità, e vedo che anche tra i lettori di Duc in altum è così. Ecco il motivo per cui raramente me ne occupo. Ma oggi faccio un’eccezione. Mi sembra che la stampa del PUA abbia toccato il fondo, se mai un fondo possa esistere nella scala del degrado.
Per cui al PUA rispondo con il mio PUAH*!
*Voce onomatopeica che esprime disgusto, disprezzo, rifiuto, ostentata ripugnanza