Vicenda Viganò / Siamo al punto di non ritorno

di Fabio Battiston

Caro Valli,

l’esplosione del caso Viganò segna l’inizio ufficiale della guerra scatenata dai falsi profeti vaticani contro Tradizione, Scrittura, Magistero e Dottrina. È molto probabile che questo sia solo il segnale per dare il “la” definitivo all’attacco, sistematico e pervasivo, contro tutto il fronte tradizionale della Chiesa cattolica. Alla luce di quanto accaduto nei confronti di monsignor Viganò, infatti, è ragionevole ritenere che la data del 16 luglio prossimo possa essere quella dell’annuncio della soppressione definitiva e senza eccezioni del vetus ordo dalla liturgia romana. Da qui all’eliminazione fisica di tutti gli ordini variamente collegati a tali celebrazioni, il passo è breve.

Vorrei però brevemente trattare un altro tema che ritengo di importanza capitale; un aspetto che ci riguarda più da vicino. Il terremoto collegato alle accuse a Viganò (peraltro ampiamente previsto e atteso da molti) rappresenta un punto di non ritorno anche per tutti coloro che appartengono al nostro mondo. È noto che le diverse vicende legate all’azione e al pensiero del prelato varesino hanno trovato il cattolicesimo tradizionale su posizioni non omogenee; giudizi e opinioni sono stati sovente diversi e in più di un’occasione non sono mancate critiche aperte all’operato dell’arcivescovo. Ora però, con l’ukase vaticano, la situazione è drasticamente cambiata e diviene impellente una necessità di chiarezza anche nel nostro “fronte”. Schierarsi oggi contro Viganò o manifestare atteggiamenti “comprensivi” nei confronti degli attacchi della Santa Sede significa stare dalla parte dei falsi profeti. Ogni giustificazione a quest’azione bergogliesca costituirebbe una vera e propria “picconata” a tutto ciò che stiamo disperatamente cercando di difendere e salvare in questi anni di barbarie. Ora come non mai il cattolicesimo che non si riconosce nell’apostasia post-conciliare deve stare tutto dalla stessa parte. Se così non sarà, è bene che il dissenso venga apertamente manifestato e, con esso, la chiarezza definitiva su chi, in questa guerra ormai dichiarata, si colloca da una parte o dall’altra della barricata. Non credo si possano ammettere posizioni oscillanti e compromissorie. Lo 0 a 0 è un risultato inaccettabile in questa partita. Sarà un bene per tutti noi conoscere chi alberga nelle file del nostro peggior nemico. Da ieri l’intero mainstream “cattolicamente e laicamente corretto” è mobilitato nell’attacco sistematico a monsignor Viganò e nel dimostrare il suo totale isolamento all’interno della Chiesa. Dobbiamo immediatamente contrastare questa odiosa e falsa narrazione. Dobbiamo dare visibilità al nostro comune e incondizionato sostegno alla figura, al ruolo e al pensiero del nostro Arcivescovo. Le sue accuse contro questa chiesa temporale maledetta sono le nostre medesime accuse. Dimostriamo di essere, insieme a lui, onorati di essere messi alla gogna da questa ignobile masnada di operatori del male che si sono impossessati, trasformandola orrendamente, della chiesa di Roma.

Chiudo con un’ultima considerazione personale. Penso che, da ieri, sia nuovamente e più che mai attuale il tema/problema della permanenza di ciascuno di noi in questa chiesa, ormai totalmente occupata dall’apostasia e dall’eresia. Ecco perché, se oggi non stiamo con Viganò, accettiamo fatalmente di essere abitanti della casa di coloro che lo attaccano. Pensiamoci bene perché ormai… il dado è tratto.

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