La nostra solidarietà a monsignor Viganò / 9

Caro Valli,

le mie preghiere per monsignor Viganò, perché il Signore lo benedica e lo protegga. Lo ringrazio perché è stato ed è nostra guida, Pastore e sostegno da anni.

Ci porti nelle sue preghiere.

Giovanna Delbuono

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Egregio Valli,

le scomuniche da parte di chi intronizza le pachamama, definisce “atto d’amore” un’inoculazione genica sperimentale e normalizza i cosiddetti matrimoni gay attestano incontrovertibilmente l’immensa caratura spirituale di monsignor Viganò rispetto a colui che, insieme alla sua corte di gazzettieri, si è transitoriamente insediato, insidiandolo, sul Soglio petrino.

Giorgio Colomba

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Caro Valli,

confesso che per me non è facile appoggiare monsignor Viganò. Io sono un cattolico vecchio stampo, cresciuto nella totale fedeltà al papa di Roma. L’arcivescovo Viganò mi ha però fatto aprire gli occhi e lo ringrazio per la sua lucidità e lungimiranza. Anche se cercano di dipingerlo come un nemico della Chiesa, si è dimostrato un vero pastore, perché è dalla parte della verità. Piena solidarietà quindi a monsignor Viganò, con la preghiera che resti sempre vicino a noi cattolici abbandonati dal Vaticano, dai vescovi e da troppi sacerdoti. Non venga mai meno la sua misericordia che, a differenza di quella di Francesco, non è uno slogan politico ma vera cura delle anime.

Giovanni

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Gentile Valli,

non ho mai conosciuto personalmente l’arcivescovo Viganò, ma attraverso i suoi scritti e i video ho scoperto in lui un autentico difensore della fede. Mi piacerebbe sapere di più su ciò che sta facendo per la Chiesa, ma capisco che egli debba anche mantenere una certa distanza tra sé e il mondo, anche per tutelare le persone che sta aiutando. Penso che dobbiamo avere fiducia in lui. Ha una lunga esperienza, conosce il Vaticano, sa che cos’è la vita della Chiesa. Appoggiamolo con le nostre preghiere. Da parte mia, piena solidarietà per quest’uomo coraggioso. Avrebbe potuto godersi gli anni della pensione in santa pace e invece si è messo in gioco. Ha dimostrato di non essere un funzionario, ma un pastore.

Elena 

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Caro Valli,

ho imparato ad apprezzare monsignor Viganò negli ultimi anni, quelli in cui abbiamo visto da quale parte hanno scelto di schierarsi le alte gerarchie ecclesiastiche, cui hanno fatto eco alcune realtà di contorno (la memoria mi riporta all’ovazione tributata a Draghi al Meeting di Rimini 2022).

L’apoteosi dell’insipienza si è raggiunta quando i giornaloni nostrani si sono schierati ostentando una difesa a spada tratta di Bergoglio, sparando a zero su Viganò in maniera puerile e sgangherata.

Quel che mi pare accomuni tristemente la posizione del mondo a quella delle gerarchie ecclesiastiche è l’accanirsi sui modi (rispetto ai quali pure io potrei avere dei dubbi) evitando però di entrare nel merito di quanto il Monsignore sostiene. Si può davvero affermare che la creazione di un ordine mondialista complessivo che ha addomesticato le istanze della Verità rivelata in favore di una malintesa tolleranza non sia stata recepita dall’attuale Chiesa cattolica? Si può ancora sostenere che il siero magico fosse efficace e sicuro, e che non vi sia stata alcuna aggressione verso coloro che provavano a offrire una ricostruzione un poco più ragionevole e articolata rispetto ai surreali dettami di un potere impazzito? Si può davvero affermare che il Great Reset sia una strampalata ipotesi complottista quando sono i suoi stessi fautori che ce ne parlano a viso aperto? Per tacere di una Chiesa ormai promotrice dell’agenda 2030.

Perché non provare ad argomentare seriamente nel merito di tutto quanto afferma il Monsignore invece di agitare la mannaia della scomunica? E perché il mainstream si accanisce contro una persona che esso stesso definisce “isolata” e “irrilevante”? Curioso poi che proprio i nemici dichiarati del cristianesimo vengano a insegnarci cosa sia o non sia eresia.

Ci rendiamo conto in che mare di menzogne e idiozie siamo immersi?

Claudio

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