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E dopo Biden?

Dopo la penosa prova nel dibattito televisivo con Donald Trump, la domanda al centro della politica Usa è una sola: Joe Biden si farà da parte?

Il “comitato editoriale” del New York Times, a nome di poteri non certamente secondari, ha già lanciato il suo messaggio: “Per servire il suo Paese”, il presidente deve andarsene. Ma chi potrebbe sostituirlo?

Ecco qualche nome.

Gavin Newsom

Classe 1967, nato a San Francisco, figlio di un giudice della corte d’appello statale e avvocato di Getty Oil, Gavin Newsom cinque anni fa è stato eletto governatore della California ed è un politico collaudato (è stato anche vicesindaco e sindaco della sua città natale). Da molti indicato come presidente ideale, dicono stia conducendo una “campagna ombra” pronta a prendere il posto di Biden proprio nel momento in cui Joe dovesse mostrare di non esser più all’altezza del compito. Quindi adesso.

Il vero obiettivo di Newsom, ufficialmente, sarebbe l’elezione presidenziale del 2028, quando avrà poco più di sessant’anni, ma tra i repubblicani circola la voce che il suo vero programma sia un colpo di mano estivo. E l’estate è questa.

Newsom si è già mosso come un presidente in pectore. Ha fatto visita a Netanyahu in Israele e a Xi in Cina. Come co-presidente della campagna per la rielezione di Biden, è stato molto attivo e presenzialista. Il coordinatore potrebbe diventare il candidato? Di lui Biden dice che è un ottimo governatore e che potrà ottenere tutto ciò che vuole.

Michelle Obama

Agli americani piacciono le dinastie, e certamente Michelle Obama ha le carte in regola per prendere il posto di Biden. Mesi fa le sue quote erano superiori a quelle di Newsom e di Kamala Harris, ma ultimamente la signora Obama ha cercato di mettere a tacere le voci che la vorrebbero al vertice. “Come l’ex First Lady Michelle Obama ha detto più volte, non si candiderà alla presidenza”, ha dichiarato Crystal Carson, direttore della comunicazione dell’ufficio di Michelle. Ma era il marzo scorso. E se ora il suo partito la implorasse?

Michelle non si è fatta vedere durante la campagna di Biden. Mentre Barack ha ospitato sfarzose raccolte di fondi insieme a pesi massimi del mondo dello spettacolo come George Clooney, Julia Roberts e Barbra Streisand, la moglie è rimasta ai margini. Si dice che i suoi rapporti con i Biden siano pessimi a causa del modo in cui la coppia presidenziale ha trattato la sua cara amica Kathleen Buhle durante il divorzio dall’ex marito e ora detenuto Hunter Biden, il figlio di Joe. Ma forse questo potrebbe essere un motivo in più per scendere in campo.

Gretchen Whitmer

Big Gretch. Questo il soprannome dato dai suoi elettori a Gretchen Whitmer (classe 1971), governatrice del Michigan, eletta alla guida dello Stato dei Grandi Laghi nel 2018, quando grazie a lei il Michigan divenne democratico per la prima volta dal 2006. L’anno scorso fu indicata come possibile sfidante di Joe Biden alle primarie democratiche, poi però, un paio di settimane dopo che Biden era inciampato e caduto durante una cerimonia di laurea all’accademia aeronautica del Colorado, negò di volersi candidare. Vedere la pessima prova di Biden contro Trump in tv potrebbe averle fatto cambiare idea. Tra poco uscirà un suo libro autobiografico: True Gretch. Un tempismo sospetto.

Hillary Clinton

Avversaria di Donald Trump nel 2016, per i bookmakers Hillary Clinton è attualmente solo al quarto posto nella corsa per sostituire Joe Biden. L’editorialista del Washington Post Kathleen Parker ha scritto che il ruolo giusto per Hillary sarebbe quello di vicepresidente al posto della Harris, ma ora le carte si sono rimescolate.

Hillary, che ha dato il suo appoggio a George Latimer, un democratico centrista opposto al più radicale Jamaal Bowman, un paio di mesi fa ha dichiarato che le prossime elezioni avranno una portata “esistenziale” per i Dem: “Se non prendiamo la decisione giusta, potremmo non avere mai più un’altra vera e propria elezione”. Ma stava pesando alla necessità di fermare Trump o Biden?

Kamala Harris

In questo quadro, difficile trascurare le possibilità di Kamala Harris, la prima americana di colore e la prima sud-asiatica a essere eletta vicepresidente. Oltre tutto, i democratici stanno perdendo voti tra gli elettori di colore, quindi Kamala potrebbe essere vista come un simbolo. Ma i sondaggi che la riguardano sono disastrosi, peggiori di quelli dello stesso Biden. Il suo problema è essere percepita come estremista di sinistra, quasi il candidato ideale per far sì che l’America scelga Trump.

 

Aldo Maria Valli:
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