Caro Valli,
leggendo i suoi articoli pubblicati in Duc in altum mi sono rimaste impresse alcune espressioni particolarmente calzanti usate per sintetizzare la situazione che stiamo vivendo.
Credo che “Pietro che mangia Pietro” [qui] sia la sintesi magistrale di un pasto durato sessant’anni. Curiosamente, ho notato che i pontificati che si sono succeduti a quello di Giovanni XXIII, il papa che ha organizzato il ricevimento, sembrano proprio replicare le classiche portate di un pasto completo.
Paolo VI: antipasto
Pontificato che sigilla il Concilio Vaticano II con la promulgazione dei documenti conciliari (Dignitatis humanae, Nostra aetate…) e la riforma liturgica.
Giovanni Paolo II: primo piatto
Pontificato che porta a compimento lo sviluppo operativo della rivoluzione ecumenica e irenista (Assisi), con cui si comincia a fare a pezzi il primato di Cristo e della Chiesa cattolica. Più si cerca di umanizzare Cristo, meno si riesce a divinizzare l’uomo.
Benedetto XVI: secondo piatto
Pontificato ambiguo, in apparenza conservatore, in realtà progressista e in piena continuità operativa ed ermeneutica con Giovanni Paolo II. Un pontificato nouvelle cousine, di rivisitazione della tradizione in chiave moderna o del moderno in chiave tradizionale, che sembra voler salvare le antiche spoglie della tradizione cattolica ma è invece in piena linea con l’agenda modernista.
Francesco: dessert, caffè e ammazzacaffè
Pontificato che porta a compimento il processo rivoluzionario innescato da Giovanni XXIII e Paolo VI: dopo aver demolito Cristo e il Suo Corpo Mistico si passa alla soluzione finale con la demolizione definitiva della dottrina cattolica (misericordismo settario) e del primato petrino (sinodalità).
Arrivato a fine pasto, mentre riflettevo su Pietro che a ogni portata si è mangiato un pezzo di Pietro, mi è balenato in testa questo nuovo accostamento: “Pietro materialiter che mangia Pietro formaliter”.
A ogni portata, un pezzo di quel Pietro che era il Vicario di Cristo in atto ha lasciato progressivamente il posto a un Pietro che sembra il Vicario di Cristo ma in realtà non lo è. A ogni portata, un pezzo di quel Pietro che era la roccia ha lasciato progressivamente il posto a un Pietro che è solo ambiguità e confusione. Il Pietro designato a essere roccia non ha più voluto esserlo o non ha mai voluto esserlo e quindi non lo è più stato o non lo è mai stato. Lo è stato solo in potenza, ma non lo è stato in atto.
Arrivati all’ammazzacaffè, rifarsi alla cosiddetta Tesi di Cassiciacum mi è sembrato l’unico modo per dare un senso e una soluzione alla situazione attuale e per avere un criterio sicuro, rigoroso e obiettivo che consenta di indentificare se siamo di fronte a un Pietro che sbaglia o a un falso Pietro. Infatti, quale altro criterio avremmo a disposizione per distinguerli?
Ponendo l’accento sul vizio di elezione anziché su quello di consenso si può anche arrivare a riconoscere che Bergoglio non è papa e a riuscire a sostituirlo. Ma cosa succederebbe se il nuovo pontefice validamente e legittimamente eletto si mostrasse peggio di Bergoglio? Nulla, non succederebbe nulla perché non si è andati alla radice del problema. E questo credo sia palese anche nella recente vicenda di monsignor Viganò.
Se “Pietro si è mangiato Pietro”, qual è la difficoltà a riconoscere che, in verità, è cioè Pietro materialiter che si è mangiato Pietro formaliter? Se Pietro non è la roccia significa che non ha autorità, perché non è l’Autorità. Sappiamo che un tema chiave e, purtroppo, divisivo su questo punto è quello dell’indefettibilità. Ma in tutta sincerità, per quanto possa valere la mia insignificante opinione e anche dopo aver letto Parole Chiare sulla Chiesa, credo che questo tema sia stato strumentalizzato e sbandierato da molti come arma di distrazione di massa.
Infatti, che indefettibilità può mai essere – se non una indefettibilità solo apparente (e quindi falsa) – quella in cui la gerarchia è solo una caricatura di sé stessa dal momento che, proprio in nome della tanto celebrata indefettibilità, si piega e si corrompe al punto tale da perseverare nel riconoscimento di un’autorità falsa che la conduce all’autodistruzione?
Grazie sempre per la sua preziosa opera.
Lettera firmata