Licenziamenti senza giusta causa, razzismo, molestie sessuali, discriminazioni. Il Wall Street Journal ha indagato sul World Economic Forum di Davos e il quadro che ne emerge è sconcertante. L’organismo che ogni anno riunisce le élite globali per discutere di “come rendere il mondo un posto migliore” appare come una sentina di comportamenti aberranti, in un clima di vero e proprio dispotismo. E lo stesso fondatore del Wef, Klaus Schwab, ne esce con le ossa rotte.
Il World Economic Forum di se stesso dice che promuove “iniziative per la cooperazione e il progresso” e, “in un mondo segnato da sfide complesse, sostiene i più alti standard di governance e integrità morale e intellettuale”.
Ma secondo l’inchiesta del Wsj (il titolo è tutto un programma: Behind Davos, Claims of a Toxic Workplace, ovvero Davos dietro le quinte. Le denunce di un ambiente di lavoro tossico) le condizioni in cui lavorano i dipendenti del Wef sono l‘esatta antitesi di tutto ciò che il Forum raccomanda. Parità di genere? Inclusione? Rispetto delle diversità? Tutte parole. Nella realtà, risulta che diverse dipendenti siano state discriminate, penalizzate e perfino licenziate perché incinte o appena rientrate dal congedo per maternità. E poi ci sono gli abusi sessuali, da parte sia di dirigenti del Wef sia di ospiti del Forum
Ma anche l’età può costituire un motivo per essere discriminati. Lo hanno imparato a proprie spese alcuni dipendenti che Schwab ha voluto licenziare solo perché oltre i cinquant’anni. Il responsabile delle risorse umane si è rifiutato e Schwab ha licenziato anche lui.
Anni fa, poi, lo stesso Schwab licenziò una giovane dipendente perché rimasta incinta. L’aveva scelta per coordinare una iniziativa dedicata alle start up, ma quando seppe che aspettava un bimbo la cacciò.
E che dire del fatto che i manager bianchi del forum usano classificare con la lettera N, come nigger, i colleghi di colore? Si apprende poi che i dipendenti di pelle nera vengono sistematicamente ignorati per le promozioni o non vengono convocati per gli incontri a Davos.
Il colmo del paradosso? Nella squadra del Wef che pubblica l’annuale Global Gender Gap Report, rapporto sui progressi dei vari Paesi verso la parità di genere, ci sono state accuse di maltrattamenti. “La cosa più deludente è stata constatare la distanza tra ciò a il Forum afferma di puntare e ciò che invece accade dietro le quinte” dice Cheryl Martin, ex funzionaria del Dipartimento dell’energia degli Stati Uniti che del Wef è stata una dirigente. E un’altra addetta aggiunge: “Il Wef è un’istituzione psicologicamente violenta. Non capisco come possa avere la credibilità necessaria per scrivere questo rapporto sul divario di genere e dettare il modo in cui le economie e le industrie devono essere gestite a livello globale”.
Più di ottanta i dipendenti o ex dipendenti intervistati dal giornale. Alcuni hanno dato vita a un gruppo WhatsApp, WEFugees, in cui raccontano traumi e angosce. Emarginazione, isolamento, bullismo, maschilismo. Ce n’è per tutti i gusti.
Le donne risultano le più penalizzate. Per i funzionari maschi è normale rivolgere apprezzamenti sull’aspetto fisico. E una testimone ha detto che le giovani dipendenti ricevono regolarmente proposte dai partecipanti agli eventi del Forum. Una receptionist, un’assistente personale e una dipendente che hanno lavorato per Schwab hanno raccontato che il presidente per anni ha rivolto loro commenti allusivi.
Secondo una denuncia, il responsabile delle tecnologie e dei servizi digitali si è finto un medico allo scopo di “visitare” una giovane dipendente. E una dipendente di colore, raccontando i soprusi subiti, ha rivelato che un dirigente le ha detto: “Se avessi saputo che sei dislessica non ti avrei assunto”.
Tra Ginevra e New York, sono circa un migliaio i dipendenti del Wef. Di recente [Duc in altum ne ha parlato qui] Klaus Schwab, ottantasei anni, ha annunciato che entro il gennaio 2025 lascerà la carica di presidente esecutivo e diventerà presidente del consiglio di fondazione. Il Forum opera come un’azienda familiare, con i figli di Schwab in posizioni di alto livello e la moglie Hilde a capo della fondazione dell’organizzazione e delle cerimonie di premiazione a Davos.
Pur essendo formalmente un’organizzazione no-profit, il Wef è un’impresa economica notevole, con entrate (dati del marzo 2023) per quasi 500 milioni di dollari all’anno.
Fonte: wsj.com