“Difendere e promuovere i diritti LGBTQI+ a livello globale è la cosa giusta da fare, ma oltre a ciò è la cosa intelligente e necessaria da fare per il nostro Paese, per la nostra sicurezza nazionale, per il nostro benessere”.
Parola di Antony Blinken, segretario di Stato americano, che ha fatto queste affermazioni durante un ricevimento [qui] offerto per salutare la fine di giugno, il mese dell’”orgoglio omosessuale” e dei gay pride.
Ma perché promuovere i diritti LGBTQI+ sarebbe un questione di sicurezza nazionale? Risponde Blinken: “È piuttosto semplice. Se ti guardi intorno nel mondo e guardi i paesi che rispettano i diritti della comunità LGBTQI+, vedi che sono più stabili, sono più sani, sono più prosperi, sono più democratici. Quelli che non lo fanno, non lo sono. E questa è una cosa fondamentale, perché un mondo di paesi stabili, sani, prosperi e democratici è un mondo positivo per gli Stati Uniti. Un mondo che presenta il contrario non lo è. Ed esiste una correlazione diretta, una correlazione diretta, tra i paesi che rispettano questi diritti e la salute delle loro società, come vediamo ogni giorno”.
Il segretario di Stato dell’amministrazione Biden non è nemmeno sfiorato da un dubbio. Anzi, rincara la dose: “Nel suo primo giorno in carica il presidente Biden ha emesso un ordine esecutivo dichiarando: ‘Tutti gli esseri umani devono essere trattati con rispetto e dignità e dovrebbero essere in grado di vivere senza paura, non importa chi siano o chi amino’. È così semplice. I diritti LGBTQI+ sono diritti umani. E il nostro governo ha la responsabilità di difenderli, di promuoverli, qui e ovunque. Il rispetto di questi diritti è fondamentale per salvaguardare e accelerare il nostro rinnovamento in patria. La nostra capacità di difendere i diritti umani e la democrazia a livello internazionale è direttamente collegata anche alla nostra forza su questi fronti qui in patria”.
Blinken non nasconde che gli Stati Uniti fanno dipendere i loro aiuti dalle politiche adottate dai Paesi circa i “diritti” LGBTQI+ e spiega come si attua l’azione diplomatica in questo campo: “Poco tempo fa ho incontrato uno dei miei omologhi e il presidente di un paese che stava criminalizzando l’omosessualità. E una delle cose di cui abbiamo parlato in quell’incontro, oltre alle varie questioni sul nostro programma bilaterale, erano le profonde preoccupazioni che avevano gli Stati Uniti, tra cui una legge sulla sodomia. L’ambasciatore, i nostri alti funzionari in tutto il governo, avevano sollevato questa preoccupazione nel paese in questione e qui a Washington. E alla fine il presidente ha accettato di non implementare quella legge. Ha riconosciuto che era obsoleta, che non serviva al suo paese, e ha inviato una direttiva nazionale per non applicarla. Questa è la diplomazia americana in azione”.
Già. E questo è il Paese guida dell’Occidente.