di Paolo Deotto
Non scrivo queste riflessioni da teologo improvvisato. Ne abbiamo già tanti. Scrivo da cattolico qualsiasi, preoccupato di salvare l’anima e addolorato, e non sono certo l’unico, per ciò che da anni vediamo accadere a Roma e da lì diffondersi.
Come era inevitabile, dopo la convocazione di monsignor Viganò per rispondere all’accusa di scisma e la sua netta presa di posizione, è iniziata la corsa dei “distinguo”, e da parte di molti, anche del cosiddetto fronte “tradizionalista”, si sta palesando la preoccupazione di prendere le distanze dall’uomo e dal vescovo che ha avuto e ha il coraggio di parlare con totale chiarezza.
Non c’è da meravigliarsi: chi parla con coraggio e chiarezza mette sempre in imbarazzo, tanto più se è un uomo che da solo non risparmia critiche – fondatissime – a un sistema che, per quanto perverso, è pur sempre forte. E gli italiani (se non sbaglio, lo diceva Leo Longanesi), essendo sempre pronti ad accorrere in aiuto del vincitore, nel dubbio scelgono chi è apparentemente, almeno per ora, il più forte.
Con questo non voglio dire che tutte le critiche a monsignor Viganò nascano solo da vigliaccheria e/o opportunismo. Sta di fatto però che il modus agendi di Monsignore mette l’interlocutore alle strette, perché si basa su dati di fatto, su critiche che nascono dalla realtà e non da fumisterie.
E monsignor Viganò ha avuto il coraggio di rompere gli argini, parlando con quella chiarezza che purtroppo, in questi undici anni di disastro bergogliano, non è stata esercitata dalla grandissima parte del clero.
Sulla Nuova Bussola Quotidiana è stato pubblicato un articolo di Luisella Scrosati [qui] nel quale ci si arrampica un po’ sui vetri per dimostrare che monsignor Viganò è non solo scismatico, ma anche scomunicato. La distinzione tra “eretico occulto” ed “eretico notorio”, fatta dalla Scrosati, si traduce in un boomerang, perché negare che Bergoglio sia un eretico notorio è, di fatto, negare la realtà.
Povero Bergoglio, verrebbe da dire. Ha fatto e fa di tutto per gettare confusione tra i fedeli, per squalificare la Chiesa e per portare anime all’inferno. Cosa deve ancora fare perché si capisca che è un nemico giurato di Cristo?
E se vogliamo parlare di eresia, la negazione, fatta da Bergoglio, dell’unicità della Fede cattolica per la salvezza, non è già più che sufficiente?
Ora monsignor Viganò si è rifiutato di comparire davanti ad una “autorità” che non riconosce come tale. Certamente il gesto è stato forte, ma vogliamo renderci conto che la situazione che stiamo vivendo, che la Chiesa sta vivendo, è assolutamente eccezionale?
Ancora oggi recitiamo il Simbolo di sant’Atanasio, che esprime nel modo più chiaro e completo il mistero della Santissima Trinità. Atanasio fu scomunicato due volte, privato della sede, perseguitato. Ma non cedette mai.
Cosa avrebbe dovuto fare? Restare in una Chiesa “visibile” che era travolta dall’arianesimo?
Monsignor Viganò è, a mio avviso, una voce di coraggio e chiarezza, che il Signore ci ha donato, e che può salvare tante anime che si perderebbero nel marasma creato da Bergoglio.
Siamo, lo ripeto, in un periodo assolutamente eccezionale, nel quale poco valgono i bei ragionamenti sulla gerarchia, sulla Chiesa visibile. La Chiesa cattolica non perirà mai, questo lo sappiamo bene, ce lo ha detto Nostro Signore Gesù Cristo. Ma la bontà dell’albero si riconosce dai frutti e da troppo tempo da Roma arriva corruzione morale e spirituale, negazione delle verità di Fede.
Grazie quindi a monsignor Viganò per il suo coraggio e la sua determinazione. Come già fece a suo tempo monsignor Lefebvre, monsignor Viganò sta adoperandosi per salvare ciò che da Roma si vuole distruggere. È forse un caso che si prepari anche l’attacco definitivo contro la Santa Messa in Vetus Ordo?
Grazie a monsignor Viganò, preghiamo per lui e sosteniamolo. Senza se e senza ma.
Fonte: ilnuovoarengario.it