Veri e presunti “difensori della Tradizione”. Ora tutto è più chiaro
di Antonio de Felip
Caro Valli,
la miserabile, illegittima e illecita dichiarazione di scomunica di Monsignor Viganò ha comunque un merito: quello di fare chiarezza tra i veri e presunti “difensori della Tradizione”. In questi giorni abbiamo visto troppi tortuosi distinguo, troppi ditini levati, troppe sopracciglia alzate. Teologhesse e storici di vaglia, rispettabilissime Fraternità sacerdotali di varia “postura”, come si usa dire oggi, “battitori liberi” della Tradizione, giornalisti presunti “di destra” intenti a prendere le distanze, sottilizzare, precisare, distinguere.
Qualcuno ci ha ricordato l’ovvio: “Extra Ecclesiam nulla salus”, come se fosse Monsignor Viganò a essere fuori dalla Chiesa di sempre e non qualcun altro apparentemente ben più in alto. Abbiamo sentito lezioncine saccenti di introduzione alla teologia, elementi di diritto canonico, predicozzi sulla Chiesa reale e sulla Chiesa gerarchica. Poi anatemi contro di noi, poveri “assidui frequentatori dei blog tradizionalisti” che aderirebbero a una “chiesa virtuale” come ha scritto un noto storico “delle nostre parti”, dimentico di aver scritto una apprezzabile narrazione critica del concilio da cui si evince che la viganoviana definizione di “cancro” è più che fondata.
Bene, ora il campo è più pulito e la visuale più chiara. Sappiamo chi è di qua e chi è di là. E ce ne ricorderemo, ah se ce ne ricorderemo.