La Festa dell’Unità diventa Festa dell’Unit*. Intervista ad Antonio Gramsci

Cari amici di Duc in altum, per vie traverse (che non stiamo a specificare) siamo venuti in possesso di questa intervista che un rappresentante del Pd ha fatto ad Antonio Gramsci…

***

Buongiorno Antonio Gramsci.

Buongiorno a lei, caro signore.

Lei, in qualità di fondatore dell’Unità e di studioso, penso sia il più indicato per un parere…

Su che cosa?

Ecco, non so se ha visto… Per la Festa dell’Unità di Roma quest’anno la «à» di Unità è stata sostituita da «*», un asterisco. Che ne pensa?

Non capisco… Perché un asterisco?

Perché la «a» indica un genere ben preciso, mentre noi democratici in questo modo vogliamo dimostrare di essere contro la differenza di genere, per l’uguaglianza…

Di tutto questo discorso, caro signore, ho capito solo una parola: uguaglianza. Ma continuo a non capire l’asterisco eccetera

L’asterisco al posto della lettera «a» sta a ricordare le battaglie della Sinistra: non solo per i diritti della donna, ma per la liberazione sessuale nel senso più ampio, fino alla libera scelta del genere.. Sa, il progresso… Basta con i tabù del passato…

Quindi, sarebbe a dire… se ben intendo… che non esistono più il maschile e il femminile?

Esistono e non esistono, dipende. Nel modo di scrivere possono non esistere, per far capire che non c’è uomo e non c’è donna, per lo meno non in modo predeterminato. Ognuno è ciò che ritiene di essere.

Uhm… Ma come si fa a scrivere e a parlare senza il maschile e il femminile? Sa, la grammatica… Io ne ho scritto…

Non è facile, ma è possibile. Basta volerlo.

E che cosa c’entra tutto ciò con la quistione femminile?

La quistione femminile, come la chiama lei, oggi si è trasformata nella questione di genere, e quindi questione di libertà e autoaffermazione. Comunque, dovrei essere io a farle le domande…

Oh, già, chiedo scusa. È che sono curioso. Chieda, chieda pure.

Le piace questo nostro mondo in cui tutti, finalmente, siamo uguali?

Mah… io ho sempre sostenuto l’uguaglianza, ma nella diversità…

E che cosa pensa dei Gay Pride? Ha visto che Elly Schlein vi ha partecipato?

Gay Pride? Elly Schlein? Non capisco…

Mi scusi. Dimenticavo di aggiornarla. I Gay Pride sono parate dell’orgoglio omosessuale. Ed Elly Schlein è la segreteria del Partito democratico, che poi sarebbe l’erede del Pci…

Ma guarda! E perché avete cambiato nome al nostro partito?

Una storia lunga, caro Gramsci. Sta di fatto che ora si chiama così. Ed Elly è la segretaria.

Quindi… mi faccia capire…  Elly è una donna ma ha scelto un nome che può anche non essere da donna? Sempre per quel discorso…

No, no… Elly è… Elly? È donna, anche se bisess… Insomma, non mi sembra il caso… Comunque, sul suo orientamento sessuale ha fatto coming out già alcuni anni fa…

Continuo a capirci poco. Bisess, orientamento sessuale, coming out… Ma come parlate?

Glielo dicevo, è il progresso, la liberazione. Basta con i complessi del passato…  In ogni caso, caro Gramsci, torniamo a bomba. Lei fondò l’Unità nel 1924. Sono passati cent’anni giusti. Che effetto le fa?

Mi fa piacere. I giornali spesso hanno vita breve. Il nostro invece ne ha fatta di strada, anche se non sono mancate le difficoltà. Solo non capisco perché ora, per la festa, le hanno tolto la «a» per metterci l’asterisco…

Ho tentato di spiegarglielo prima, caro Gramsci… Ma mi dica: lo sa che per promuovere gli abbonamenti è stata utilizzata una sua immagine?

Mia?

Sì. Che ne pensa?

Beh, non sono mai stato fotogenico… Temo che agli abbonamenti non abbia giovato.

E lo sa come è stato definito il giornale dal suo direttore?

Direttore maschio? Oppure con l’asterisco o… E perché non una direttrice?

Maschio, maschio. Ma non è questo il punto. Dicevo: sa come è stato definito il giornale?

No.

Garantista, socialista, cristiano, liberale, non liberista. Le piace?

Mi sembra troppa roba tutta assieme. Non bastava comunista?

Ssssst… Non alzi la voce, specie quando pronuncia quella parola…

Quale parola?

Comunista.

E perché?

Oggi non suona bene. Sa… siamo andati oltre…

Non suona bene perché finisce con la «a»?

Ma no, non è per quello…

Ah, ho capito! Bisogna scrivere comunist*

Ma no… Vabbè. Terminiamo l’intervista.

Come vuole. Certo che…

Che?

Non se la pigli se parlo col cuore, ma… siete diventati ben strani.  Comunque…

Dica.

Posso finire l’intervista cantando Bandiera rossa?

Sssssst… Non si fa più…

Ah, ho capito… Bisogna cantare Bandier* ross*. Giusto?

Ehm… Terminiamo qui… Ringraziamo Antonio Gramsci per la sua nitida testimonianza.

Grazie a lei, compagno.

Ssssst… ma che dice?…

Che c’è? Non posso dire compagno? Ah, ho capito… Mi correggo… Grazie a lei compagno/a o, se preferisce, compagn*

Ma no, ma no, non è per quello…

Guardi che ho studiato linguistica e glottologia. Di lingua e cultura ho scritto molto. Il linguaggio è qualcosa di vivo, sibbene le classi dominanti lo vogliano fissare…

Va bene, va bene. Grazie Gramsci.

Peccato. Mi piaceva parlare di queste cose. Se vuole, le spiego qualcosa sulla comunicazione parlata come mezzo di diffusione ideologica…

No, grazie. Abbiamo terminato.

Ah, ho capito! Il problema è ancora la «a». Non lingua, ma lingu*. Le va bene così? Per quanto, in un’analisi rigorosa… uno studio di linguistica comparata…

Stoooop!

 

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