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La crisi della Chiesa è crisi di autorità

di Antonio Polazzo

Caro Valli,

mi ha fatto piacere qualche giorno fa sentirle chiedere a monsignor Viganò [qui] di tornare sul vizio del consenso.

Si tratta in effetti della più importante presa di posizione di monsignor Viganò ed è davvero auspicabile ch’egli la tenga viva e riesca a farne comprendere la bontà, più che ai “vescovi” ai “cardinali”.

Così quando ho sentito il professor Enrico Maria Radaelli [qui] chiedere al monsignore di puntare invece sull’invalidità della rinuncia di Ratzinger mi sono cadute le braccia.

Ogni discorso sull’invalidità della rinuncia non può avere a che fare con nessuna soluzione della crisi nella Chiesa (se non del tutto accidentalmente e, per così dire, innaturalmente), perché non riguarda la crisi, che partendo dal Vaticano II e dalla sua falsa messa non può che collocarsi su di un piano che coinvolge la condanna dell’uno e dell’altra, condanna inesistente in Ratzinger anche prima della “non-rinuncia”.

Si immagini che “conquista” se i “cardinali” accertassero che, per l’invalidità della rinuncia di Ratzinger, Bergoglio non è stato eletto e procedessero all’elezione di un altro Bergoglio o magari eleggessero ancora lui.

I discorsi sulla invalidità della rinuncia di Ratzinger non sono semplicemente infondati (non fosse altro perché infondatamente presuppongono che Ratzinger prima di rinunciare invalidamente al papato lo avesse realmente accettato), sono inutili.

Monsignor Viganò ha giustamente preso posizione contro il “concilio” e contro il Novus Ordo.

Sollevando la questione del vizio del consenso ha ben dimostrato di aver colto che la crisi nella Chiesa è una crisi di autorità e che l’eletto al papato non può ricevere l’autorità papale (che gli viene data da Gesù Cristo, non dagli elettori, che si limitano invece a designarlo all’ufficio di Romano Pontefice) se la sua volontà è oggettivamente contraria al fine per cui il papato fu istituito.

La crisi di autorità terminerà (ma non, immediatamente, i suoi effetti, che spesso vengono confusi con essa) quando l’eletto oggettivamente vorrà il bene della Chiesa.

Auguro a monsignor Viganò la grazia di dare il suo contributo perché questo accada presto.

 

Aldo Maria Valli:
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