Il Papa e l’Anticristo nel tempo della rivoluzione interna alla Chiesa

di Gaetano Masciullo

Caro Valli,

non avrei più voluto esprimermi pubblicamente circa l’affaire Ratzinger-Bergoglio. Tuttavia, gli ultimi sviluppi romani (mi riferisco in particolare al documento di risposta a Ut unum sint sul Vescovo di Roma) costringono anche me a tornare – per quel che posso – sul tema.

Come ricorderai, sul tuo blog è stato pubblicato un mio articolo dal titolo La difficoltà di giudicare Francesco, seguito poi da due articoli sul blog di Tosatti.

Il dibattito degenerò ben presto in ciò che temevo, cioè partigianeria, tifoseria, e di conseguenza gli insulti – come avviene sempre in democrazia, e Internet è l’apoteosi del sistema democratico – hanno finito per coprire la tranquillità e la freddezza del confronto logico. Perciò scelsi di farmi da parte.

Ovviamente il dibattito è proseguito anche senza di me, ultima ruota del carro (e ci mancherebbe…), perché, come dissi a suo tempo, capire se Bergoglio è papa o meno non è questione di poco conto, e ciò non già per capire se sia lecito andare alle Messe una cum Francisco (tale problema, invero, non esiste, ma non ci ritornerò…), bensì perché il papa è colui che conferma nella fede, la roccia che tiene salda e forte la Chiesa, il Corpo mistico di Cristo, contro i violenti urti delle onde del Mare, cioè del mondo.

Nell’articolo pubblicato sul tuo blog avevo detto che sono almeno tre le eresie evidenti di Francesco, per quello che mi pare di capire (presenti in Amoris laetitia n. 301; nel Documento sulla fratellanza universale; e in Fiducia supplicans), distinguendo – com’è opportuno in teologia – le eresie dagli errori, dalle temerarietà e dalle ambiguità.

Di quest’ultimi generi di problemi, il pontificato di Francesco è purtroppo pieno…

Ora, con questo nuovo documento, si aggiunge una quarta eresia di Bergoglio (mi viene difficile nominarlo con il nome papale). Eresia non di poco conto, perché riguarda il papa in quanto papa, la sua essenza, il suo fine, la sua origine, le sue proprietà, la sua autorità.

Bisogna precisare che questo documento non è affatto magisteriale, è solo un documento di studio, certo firmato da Francesco, ma non saprei dire fino a quanto ciò significa che Bergoglio ne condivida fino all’ultima virgola il contenuto.

Proprio in questi giorni, è uscita una nuova edizione – curata da me, e con mia prefazione – di tre documenti con cui san Pio X denunciava e condannava il modernismo teologico (Che cos’è il Modernismo, Fede & Cultura 2024). Uno di questi documenti, il decreto del Sant’Uffizio Lamentabili sane exitu, elenca 65 proposizioni eretiche, condannate infallibilmente. Ne riporto alcune:

23. Può esistere, ed esiste in realtà, un’opposizione tra i fatti raccontati dalla Sacra Scrittura ed i dogmi della Chiesa fondati sopra di essi; sicché il critico può rigettare come falsi i fatti che la Chiesa crede certissimi.

26. I dogmi della Fede debbono essere accettati soltanto secondo il loro senso pratico, cioè come norma precettiva riguardante il comportamento, ma non come norma di Fede.

53. La costituzione organica della Chiesa non è immutabile; ma la società cristiana, non meno della società umana, va soggetta a continua evoluzione.

54. I dogmi, i sacramenti, la gerarchia, sia nel loro concetto come nella loro realtà, non sono che interpretazioni ed evoluzioni dell’intelligenza cristiana, le quali svilupparono e perfezionarono il piccolo germe latente nel Vangelo con esterne aggiunte.

55. Simon Pietro non ha mai sospettato di aver ricevuto da Cristo il primato nella Chiesa.

56. La Chiesa Romana diventò capo di tutte le Chiese non per disposizione della Divina Provvidenza, ma per circostanze puramente politiche.

È evidente che almeno queste sei tesi false, eretiche, condannate e perniciose rappresentano le premesse logiche e il sostrato culturale del documento sul Vescovo di Roma di risposta a Ut unum sint.

Tale documento, a mio avviso, rappresenta una nuova tappa del processo rivoluzionario. Ogni fase della Rivoluzione (religiosa, politica, economica, sociale, antropologica) procede su direttive proprie che vanno a sovrapporsi e completarsi vicendevolmente, e questo documento è una tappa della rivoluzione religiosa, avviata nel 1517 da Martin Lutero.

Il più grave ostacolo alla rifondazione in senso gnostico del cristianesimo è il papato romano, come, ahimè, dichiarò lo stesso Paolo VI, anche se in termini diversi: “Il Papa è senza dubbio il più grave ostacolo sulla via dell’ecumenismo” (Discorso al Segretariato per la promozione dell’unità dei cristiani, 28 aprile 1967).

Possiamo dire, insieme a tanti Padri e Dottori, che il papa è il katèchon paolino, “colui che trattiene” l’Anticristo, ossia la Rivoluzione, intesa sia come processo sia come punto di arrivo.

Da qui l’odio viscerale di ogni eretico e ogni scismatico verso il papato (e non si pensi che gli scismatici orientali, cosiddetti “ortodossi”, siano da meno…). Le istituzioni gnostiche per eccellenza, cioè le massonerie e loro derivati (le varie carbonerie, società teosofiche eccetera), hanno da tempo avuto chiaro in mente l’obiettivo primario di rovesciare il papato, non tanto con una guerra frontale, quanto con una subdola e sotterranea infiltrazione:

Il papa, chiunque egli sia, non verrà mai alle società segrete: spetta alle società segrete compiere il primo passo verso la Chiesa, allo scopo di vincerli entrambi. […] Noi non abbiamo intenzione di guadagnare i papi alla nostra causa, di farne dei neofiti dei nostri princìpi, dei propagatori delle nostre idee. Sarebbe un sogno ridicolo, e in qualunque modo evolvano gli avvenimenti, qualora dei Cardinali o dei prelati, per esempio, entrassero, spontaneamente o di sorpresa, in una parte dei nostri segreti, questo non è affatto un motivo per desiderare la loro elevazione al soglio di Pietro. Questa elevazione ci perderebbe. La sola ambizione li avrebbe condotti all’apostasia, la necessità del potere li forzerebbe ad immolarci. Quel che noi dobbiamo chiedere, quel che noi dobbiamo cercare e attendere, come gli Ebrei attendono il Messia, è un papa adatto ai nostri bisogni.

Non importa che sia massone o profano. Il papa adatto ai bisogni massonici è qualcosa che va ben aldilà della mera affiliazione nella loggia. (Come potrebbe essere altrimenti, soprattutto oggi, quando anche il quindicenne ragiona con categorie concepite nelle logge?)

È indubbio, purtroppo bisogna avere il coraggio di dirlo, che Bergoglio è quel papa che i carbonari dell’Alta Vendita aspettavano, o comunque qualcuno a lui molto prossimo.

Sempre più accademici si stanno interessando alla questione (ultimamente il professor Radaelli), e da prospettive e con conclusioni diverse, segno che, grazie a Dio, e nonostante i tentativi di monopolizzare il tema da parte di alcuni, il dibattito sulla liceità del pontificato di Francesco procede.

Non bisogna perdere la speranza e scadere in paranoie settarie e apocalittiche, illudendoci che stiamo vivendo gli ultimi tempi (in realtà iniziati duemila anni fa), dando letture parziali delle profezie contenute nella Sacra Scrittura, come fa qualcuno che la tratta a mo’ di rivelazione privata (cioè destinata a un’epoca precisa, e non a tutta la storia) anziché pubblica, oppure convincendosi che il falso profeta, l’Anticristo o chi per lui stia per comparire nel mondo.

Gesù disse a santa Caterina da Siena che l’Anticristo – siamo nel XIV secolo – era ormai nato. Questo perché l’Anticristo è la Rivoluzione, con tutti i suoi epigoni e servi, da Nerone a Voltaire, da Stalin a Biden, ma anche l’ultimo ciabattino dell’ultimo paesello del mondo è Anticristo se – come dice la Scrittura – “nega il Padre e il Figlio”, cioè insegna che ci può essere divinizzazione dell’uomo senza passare attraverso il Figlio, attraverso la Croce, cioè attraverso la Chiesa e i suoi sacramenti, che sono Cristo in quanto sua persona mistica. Chi nega il Figlio, nega la Chiesa, ma se non c’è il Figlio, Dio non è più Padre…

Chiunque nega la Chiesa, dunque, è Anticristo!

Facciamo attenzione. Molti, di questi tempi, cavalcando la crisi a proprio vantaggio, dicono che la Chiesa cattolica così come l’abbiamo conosciuta sinora è finita, e che la Chiesa visibile ha ceduto il passo alla sola invisibile. Questo modo di parlare però è tipico dei rivoluzionari, e già gli eretici presbiteriani nel Settecento avevano posto questa tesi all’interno del loro Credo di Fede scozzese.

Chi nega la Chiesa visibile nega il Figlio, anche se dice di farlo per amore della verità e del cattolicesimo.

Non perdiamo dunque la speranza. Come insegna il Catechismo, la Chiesa deve passare attraverso la Passione. Lo ha fatto varie volte, e lo farà ancora. Più la Rivoluzione procede, più la Passione è forte, ma anche intima: non dimentichiamo che i dolori che più tormentarono Cristo non furono i flagelli, le spine, i chiodi, ma l’abbandono delle anime, le ingratitudini degli eletti, l’indifferenza dello spirito.

Ieri la Rivoluzione colpiva da fuori, e visibile e corporale era la Passione della Chiesa (si pensi alle persecuzioni violente, le espropriazioni sotto i giacobini, i garibaldini…), oggi la Rivoluzione è tutta interna, intima nella Chiesa, e tale deve essere la sofferenza che redime.

Una sola certezza: alla fine il Cuore Immacolato di Maria trionferà. Cioè attraverso il recupero della temperanza e di quell’umiltà che piega la volontà dell’uomo alla Volontà di Dio, liberandola e scatenandola tutta in essa, la Chiesa tornerà luce e sale della terra. Preghiera, virtù, riparazione, devozione ai Sacri Cuori, vita sacramentale, educazione cattolica, amore per il clero (nonostante tutto), vocazione: ecco gli ingredienti per salvare la Chiesa.

Uniti nella Buona Battaglia.

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