di Francesco Balducci
Le acque in Comunione e Liberazione sono ancora agitate, nonostante la calma apparente di questi ultimi mesi. Dopo due anni e mezzo turbolenti, con le dimissioni di don Julián Carrón dalla presidenza della Fraternità di CL, il commissariamento dei Memores Domini con monsignor Santoro e il “commissariamento quinquennale (de facto) ad intra” della stessa Fraternità da parte del Vaticano con il conferimento della presidenza al professor Davide Prosperi per cinque anni, ne erano seguiti mesi complicati: Carrón e la vecchia guardia carroniana non avevano accettato le scelte della Chiesa (mostrando uno spirito di disobbedienza impensabile per i figli di don Giussani) e avevano, di fatto, impostato una sorta di “CL parallela”, con l’ex leader spagnolo impegnato in incontri e tour in tutte le comunità di CL d’Italia. Dovette intervenire papa Francesco in persona per dire all’ex leader di interrompere il suo attivismo, che rischiava solo di spaccare il Movimento.
Qualche mese di tregua, e poi Carrón ha ripreso a fare incontri (sotto il paravento di una fondazione che tiene corsi di formazione professionale) appoggiato da diversi sacerdoti e da diverse realtà cielline che non hanno mai digerito le dimissioni del presule dell’Estremadura dalla guida della Fraternità, e che considerano la decisione del Dicastero per i laici una sorta di golpe. Pochi mesi fa Carrón è stato convocato nuovamente in Vaticano, per essere richiamato ancora una volta a una maggiore obbedienza alle indicazioni della Santa Sede riguardo alla vita interna di CL, ma non è servito a molto. Il primo successore di don Giussani sa benissimo che circa l’80% dei Memores Domini sta con lui e più o meno la stessa percentuale di carroniani si riscontra tra gli aderenti a Comunione e Liberazione, anche se con diverse sfumature e non con la stessa foga ideologica del Gruppo Adulto.
Don Carrón e i suoi seguaci stanno partecipando, questa estate, a diverse vacanze estive dei gruppi di CL di varie realtà lombarde, e in un caso almeno il sacerdote spagnolo ha tenuto l’assemblea finale della vacanza davanti a seicento persone. Tutto ciò nonostante i reiterati e perentori richiami del Vaticano e del Pontefice in persona. E nonostante la lettera di due anni fa in cui la Santa Sede, per bocca del cardinal Farrell, aveva accusato il periodo di guida carroniano di CL come caratterizzato da “insegnamenti di dottrine sulla trasmissione del carisma contrari alla dottrina della Chiesa”, “manipolazione delle coscienze” e “invito alla disobbedienza all’autorità ecclesiastica”.
I bene informati, addentro alle cose cielline, dicono che questo attivismo che disobbedisce persino al pontefice si spiega in diversi modi, ed è dovuto a una pluralità di ragioni. In primis, la convinzione di Carrón e dei suoi che il carisma di don Giussani sia stato ereditato personalmente dal prelato spagnolo e non, come insegna la Chiesa, da tutti gli aderenti al Movimento. C’è poi la convinzione che il pontificato bergogliano stia volgendo al termine e che in pole position per la Cattedra di san Pietro ci sia il cardinale Matteo Maria Zuppi, da sempre grande amico e grande sponsor di Carrón.
Carrón e i carroniani sanno anche di avere in mano le leve di CL sul territorio, con le comunità locali guidate tutte (a parte un paio) da loro. Va anche detto che l’attuale presidente di CL, Davide Prosperi, ha mostrato grande debolezza e timidezza nell’affrontare le questioni di fondo, scegliendo una strategia del compromesso al ribasso che non ha sortito risultati e non ha cambiato granché. Prosperi ha provato a dare qualche scossa, come quando all’assemblea dei circoli culturali di CL di due mesi fa (18 maggio) ha evidenziato come tra i ciellini si possa scorgere “quasi una teorizzazione di un disinteresse se non di una disistima per la dottrina, per i valori e per qualsiasi preoccupazione etica, senza porsi una seria domanda sulle implicazioni educative di questa posizione”, osservando come “si è spesso fragili sulle ragioni perché si è fragili sul giudizio culturale che una fede realmente vissuta genera”. È stato sicuramente il discorso più forte e netto di Prosperi in questi quasi tre anni di guida della Fraternità di Comunione e Liberazione. Purtroppo, quasi negli stessi giorni, Prosperi dava il via libera a un volantino di giudizio sulle elezioni europee, firmato Compagnia delle Opere, completamente privo di ragioni, che per molti è stato un passo indietro e una contraddizione della presa di posizione all’assemblea del 18 maggio.
La debolezza della presidenza Prosperi è palese e preoccupa anche quei pochi dirigenti e sacerdoti del Movimento che sono sinceramente schierati con lui e che hanno vissuto come una liberazione le dimissioni di Carrón. C’è chi osserva che Prosperi non ha i reali poteri di un commissario e che, se la Chiesa lo investisse di reali poteri commissariali, la situazione potrebbe cambiare in meglio. Altri invece sostengono che neanche in questo caso si arriverebbe a un’inversione di rotta, perché ormai qualcosa si è rotto nella modalità di vivere e leggere il carisma tra la maggioranza dei ciellini. E che quindi, alla scadenza del mandato prosperiano a fine novembre 2026, quando si terranno per la prima volta le elezioni per scegliere il presidente della Fraternità di CL, “il candidato dei carroniani – dice una fonte a Duc in altum – vincerà con l’80% dei consensi e lo stesso avverrà quando si voterà per scegliere il presidente dei Memores Domini“. E mentre il numero degli universitari e dei giessini (storicamente le punte di diamante del Movimento) continua a scendere paurosamente, c’è anche chi si è convinto che una riforma interna sia impossibile e guarda a piccole ma vivaci realtà nate da CL ma staccatesi dal Movimento, pur mantenendo intatta l’adesione al carisma giussaniano: in particolare il gruppo di Quaerere Deum in Lombardia e gli Aficionados in Puglia, gruppi in grande espansione che a molti ricordano la CL di trent’anni fa, per l’entusiasmo missionario degli aderenti e per le vocazioni, anche religiose, che vi nascono.