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Lettera di una mamma / Quelle scuole “cattoliche” che cattoliche non sono più

Caro Aldo Maria,

sono una mamma ed è da tempo che rifletto sull’opportunità e sull’utilità di scrivere a Duc in altum. Mi dicevo sempre (e mi dicevano) che palesare questi miei pensieri, soprattutto in un blog che è letto dai “soliti” che la pensano come noi, non sarebbe servito a molto. Ma più ci riflettevo e più non mi trovavo d’accordo, motivo per cui ho deciso di scriverti.

Innanzitutto voglio ringraziarti perché riesci a dare spazio e voce a chi pensa fuori dalla mentalità  dominante e non solo per questioni legate strettamente alla dottrina e alla vita della Chiesa.

Come ho detto all’inizio, sono una mamma, sposata con un uomo credente, come me; io e mio marito facciamo anche parte di un movimento ecclesiastico e cerchiamo di vivere quotidianamente la fede in ogni ambito della nostra vita.

Per i nostri figli abbiamo quindi scelto, con tutto lo sforzo anche economico che questo comporta, scuole “cattoliche”, ma questa parola la metto tra virgolette perché più andavamo avanti con gli anni scolastici e più ci rendevamo conto che di “cattolico” in quelle scuole non c’era nulla. Anzi!

Siamo rimasti sempre più perplessi sia di fronte alle lezioni di religione sia assistendo alle sporadiche (e a questo punto mi vien da dire meno male) celebrazioni eucaristiche, molto simili a egocentrici show del celebrante che sfioravano la blasfemia.

Ci siamo trovati a dover smentire quasi settimanalmente quanto detto ai nostri figli dal professore di religione (esempio: i profeti non sono mai esistiti, Mosè non ha mai ricevuto le tavole della legge eccetera), fino a far uscire in anticipo i nostri ragazzi così che non partecipassero a “celebrazioni” con tanto di preghiera del Padre nostro mimato con lo yoga nel bel mezzo della navata, o ancora a non farli partecipare alle sante messe nelle quali il sacerdote sembrava stesse conducendo un talk show (ma le parole non possono descrivere la mancanza di solennità e di rispetto che ho sperimentato in tali celebrazioni).

Per capire se noi stessimo forse esagerando, mi sono confrontata con amici sacerdoti che stimo e con persone più avanti di me nel cammino della fede, e tutti mi hanno confermato che ci sono ormai molte realtà cattoliche allo sbando.

Alla fine mio marito ed io abbiamo scelto di trasferire i nostri figli in scuole non cattoliche, dove addirittura non faranno religione e, lo dico sinceramente, siamo molto contenti, perché piuttosto di vivere una fala proposta scolastica cattolica è meglio che non la vivano affatto; certe scuole che millantano di essere cattoliche dovrebbero chiudere.

Grazie a Dio, i miei figli vivono una proposta cattolica all’interno del movimento di cui facciamo parte e anche nella quotidianità della vita in famiglia (ovviamente tenendo conto dei nostri innumerevoli limiti come genitori ed educatori).

Sono veramente molto delusa da quanto vissuto e non mi sembrava corretto tacere; avevo anche pensato di scrivere una lettera a più firme e di mandarla al vescovo, ma la maggior parte dei genitori della scuola non è “cattolica praticante” e quando ho provato a sondare il terreno mi è stato risposto che per loro non c’erano problemi e che le celebrazioni fatte così erano meno noiose e più coinvolgenti. Quanto al prof di religione, non ne sapevano nulla perché i loro figli (a differenza dei nostri) a casa non ne parlavano e le lezioni a quanto pare non le ascoltavano proprio (meglio, a questo punto).

Tralasciando il fatto che forse per queste famiglie le poche celebrazioni nell’ambito scolastico avrebbero potuto essere le uniche occasioni per incontrare la proposta cattolica, quale responsabilità e quale occasione persa!

Siamo a questo punto, quindi? Non possiamo più fidarci nemmeno delle scuole cattoliche? È troppo chiedere che chi ci lavora, dirigente scolastico e insegnati, siano fedeli alla dottrina della chiesa e siano persone credenti? Non ce ne sono più? E se fosse così, allora non sarebbe meglio togliere il nome “cattolico” da questi istituti e chiamarli semplicemente scuole paritarie? Sarebbe più onesto.

Forse ci saremmo dovuti rendere conto del problema già dagli open day di presentazione, nei quali il fatto che fossero scuole cattoliche non è mai emerso. Ma ci siamo fidati della loro longevità (attive da secoli) e della reputazione.

Ciò che non ammazza fortifica, così si dice. Certamente questa esperienza ha rafforzato la nostra fede.

In alto i cuori!

Una mamma

Aldo Maria Valli:
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