Annuncio della Verità e martirio. Quel legame spezzato
Caro Valli,
devo confessarle che mi ha molto colpito la meditazione di Eremita “Amare Gesù. Fino a subire la persecuzione” [qui]: mi ha costretto a rileggere la mia storia recente, che sono certo di condividere con altri fratelli nella Fede.
Vero, si ha paura di proclamare il Vangelo. Alcuni anni fa un sacerdote mi faceva notare come un semplice segno di croce in una mensa aziendale provochi quasi sempre qualche conseguenza. Possiamo essere musulmani, buddisti, induisti, atei o quel che ci pare. Ma essere cattolici, specie se legati alla tradizione (ammesso che la differenza fra tradizione e modernismo sia correttamente percepita), no. Costituisce un problema. Nulla che non fosse stato preventivato duemila anni fa, si intende.
Ecco, mi pare proprio che nell’opulento Occidente i cristiani abbiano perso la dimensione del martirio come categoria connaturata all’annuncio della Verità. Non esiste una strada “comoda”, diversamente l’avrei già scelta. E arrivo a dire che i nostri antagonisti possono situarsi anche fra coloro che apparentemente hanno accolto quella Verità che poi però nei fatti combattono, in perfetto ossequio alle istanze di quella modernità che ci propina di volta in volta un’immigrazione fuori controllo spacciata per accoglienza, una simpatia verso chi si autodetermina sessualmente spacciandola per tolleranza, una discriminazione feroce verso chi manifesta un solo legittimo dubbio nei confronti di note sostanze diffuse tramite nanoparticelle che avrebbero dovuto salvarci da una tragedia planetaria, per non parlare di sedicenti eroi che salverebbero il pianeta (non sia mai che spunti la parola “creato”) lottando contro la Panda a benzina con la quale ci rechiamo a fare la spesa. Notoriamente la cricca di Davos è costituita da anime belle che per raggiungere il proprio raduno “a impatto zero” lasciano il monopattino in carica per un paio di settimane. Arrampicarsi sulla montagna non è mica facile.
Torno perciò a domandarmi: davvero oggi nell’orizzonte del cristiano esiste ancora la dimensione del martirio? Oppure è meglio cercare ossessivamente un punto di incontro con un mondo che ormai palesemente ostenta il rifiuto di Dio? Fra l’altro, abbiamo visto dove ci ha condotto questo addomesticare la Verità per non urtare, per non scontarci frontalmente con quel mondo cui pare ci si debba omologare.
Mi chiedo come sia possibile ancor oggi non capire dopo quanto abbiamo vissuto negli ultimi anni. Domanda, ancora una volta, retorica.
Claudio