La scelta di J.D. Vance, cattolico dal 2019

Balzato al centro della scena politica americana dopo che Trump nei giorni scorsi lo ha scelto come candidato vicepresidente, James David Vance (all’anagrafe James Donald Bowman e meglio conosciuto come J.D. Vance) è diventato cattolico nell’agosto del 2019, all’età di trentaquattro anni, quando ha ricevuto battesimo e cresima.

Proveniente da una famiglia poverissima, Vance si è laureato grazie a borse di studio in scienze politiche e filosofia nell’Ohio State University e in giurisprudenza a Yale.

Della sua conversione parlò, in quell’agosto del 2019, in un’intervista concessa a Rod Dreher. Ne ripropongo qui alcuni passi.

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di Rod Dreher

Questo fine settimana sono stato a Cincinnati, in Ohio, per un motivo speciale: il mio amico J.D. Vance è stato battezzato e accolto nella Chiesa cattolica. È stato un lungo viaggio per lui. È stato ufficialmente introdotto nella fede cattolica da padre Henry Stephan, un sacerdote domenicano, presso il Priorato di Santa Gertrude. Ecco una breve intervista che ho fatto a J.D. sulla sua vita spirituale e sul suo cammino verso il cattolicesimo:

Perché il cattolicesimo? Perché ora?

Col tempo mi sono convinto che il cattolicesimo è vero. Sono stato cresciuto come cristiano, ma non ho mai avuto un attaccamento molto forte a nessuna denominazione e non sono mai stato battezzato. Quando mi sono interessato alla fede, ho iniziato da una tabula rasa e ho guardato alla chiesa che mi attraeva di più dal punto di vista intellettuale.

Ma intellettualizzare è troppo facile. Quando ho guardato alle persone che per me significavano di più, mi sono accorto che erano cattoliche. Mio zio, per matrimonio, è cattolico. René Girard, che conosco solo per averlo letto, era cattolico. Ho letto e studiato su questi argomenti per tre anni, o anche di più. Era giunto il momento.

Probabilmente sarebbe successo prima se la crisi degli abusi sessuali, o la sua versione più recente, non avesse fatto parlare così tanto. Mi ha costretto a riflettere sulla Chiesa come istituzione divina e umana e su ciò che avrebbe significato per mio figlio di due anni. Ma negli ultimi anni non ho mai messo in dubbio che sarei diventato cattolico.

Come patrono hai scelto sant’Agostino. Perché?

Per un paio di motivi. Uno è che le Confessioni mi hanno commosso. Probabilmente le ho lette, a pezzi e bocconi, due volte negli ultimi quindici anni circa. C’è un capitolo de La città di Dio che è incredibilmente rilevante ora che penso alla politica. Agostino è un sostenitore incredibilmente potente delle cose in cui la Chiesa crede. Uno dei motivi del mio ritorno al cristianesimo è che provenivo da un mondo che non era super-intellettuale riguardo alla fede cristiana. Oggi passo molto tempo in mezzo a persone intellettuali che non sono cristiane. Agostino mi ha dato modo di comprendere la fede cristiana in modo fortemente intellettuale. Ho anche attraversato una fase di ateismo arrabbiato. Come persona che ha passato gran parte della sua vita a credere alla menzogna secondo cui bisogna essere stupidi per essere cristiani, Agostino ha dimostrato in modo commovente che ciò non è vero.

Conosci bene la condizione difficile in cui si trova oggi la Chiesa cattolica, con gli scandali, la leadership incerta e tutto il resto. Trovi scoraggianti le difficoltà della Chiesa cattolica?

A breve termine sì, ma una delle cose che amo del cattolicesimo è che è molto antico. Ha una visione più lunga. Le cose sono più scoraggianti rispetto alla metà del XIX secolo? Del Medioevo? È scoraggiante come avere un secondo papa ad Avignone? Non credo. La speranza della fede cristiana non è radicata in una conquista a breve termine del mondo materiale, ma nel fatto che essa è vera e che a lungo termine, con varie fasi, le cose si risolveranno.

In che misura ti aspetti che la fede cattolica guidi le tue opinioni circa le politiche pubbliche?

Le mie opinioni sulle politiche pubbliche e su come dovrebbe essere lo Stato ottimale sono piuttosto allineate con l’insegnamento sociale cattolico. Questa è stata una delle cose che mi hanno attirato verso la Chiesa cattolica. Ho notato una reale sovrapposizione tra ciò che io vorrei vedere e ciò che la Chiesa cattolica vorrebbe vedere. Spero che la mia fede mi renda più compassionevole e mi faccia identificare con le persone in difficoltà. La mia politica è stata piuttosto coerente negli ultimi anni. Penso che il Partito repubblicano sia stato per troppo tempo un’alleanza tra conservatori sociali e liberisti, e non credo che i conservatori sociali abbiano beneficiato molto di questa alleanza. Parte della sfida del conservatorismo sociale per il XXI secolo è che non può limitarsi a questioni come l’aborto, ma deve avere una visione più ampia nel campo dell’economia politica e del bene comune.

Secondo te quali sono oggi i principali pericoli spirituali per i cristiani impegnati nella vita politica?

A livello fondamentale, la vita pubblica è in parte una gara di popolarità. Quando cerchi di fare cose che ti rendano gradito al maggior numero di persone possibile, non è probabile che tu faccia cose coerenti con gli insegnamenti della Chiesa cattolica. Sono un cristiano, un conservatore e un repubblicano, quindi ho opinioni precise su ciò che significa. Ma bisogna essere umili e rendersi conto che la politica è essenzialmente un gioco temporale. So che molte persone sono molto critiche sul modo in cui la maggioranza dei cristiani si sono avvicinati a Trump. Secondo me, fondamentalmente, la questione che la maggior parte dei cristiani si pone è la seguente: quale di questi due partiti politici è il meno offensivo per la mia fede? Ma quando la domanda è questa, la risposta è quasi sempre insoddisfacente. Sono decisamente critico nei confronti del modo in cui alcuni evangelici hanno reagito all’elezione di Trump. Ma so anche che la maggior parte di loro non lo fa perché è un lecchino. Lo fanno perché non pensano di avere un’opzione migliore.

Ron Howard ha terminato la scorsa settimana le riprese del film Hillbilly Elegy [in italiano Elegia americana, con Glenn Close e Amy Adams, film tratto dal memoir scritto da Vance nel 2016, dove la parola hillbilly sta per bifolco, il lavoratore bianco non qualificato, N.d.T.]. Grazie a quel film, milioni di persone conosceranno il tuo personale pellegrinaggio dall’infanzia difficile ai giorni nostri. Esiste un modo spirituale di interpretare la narrazione di Elegia americana?

Una delle cose di cui parla Elegia americana è la lotta per trovare una stabilità nella propria vita, ma anche per diventare una brava persona quando non si è avuta un’educazione facile. Questo significa essere un buon marito e un buon padre, ed essere abbastanza capaci di provvedere alla propria famiglia. Una delle cose più attraenti del cattolicesimo è che il concetto di grazia non è espresso in termini di epifania. Non è che si riceve la grazia e improvvisamente si passa dall’essere una persona cattiva all’essere una persona buona. Si lavora costantemente su di sé. Questo mi piace. Ho l’impressione che essere una brava persona sia piuttosto difficile. Riconoscere che la grazia funziona a lungo termine è liberatorio, ma anche coerente con il modo in cui ho visto cambiare la mia vita e quella delle persone che ho conosciuto. Un aspetto per cui ho avuto problemi a relazionarmi con il cristianesimo è l’idea che la trasformazione sia facile e che avvenga ogni volta che si dice una preghiera. Questo non è coerente con il modo in cui ho visto le persone lottare, migliorare e cambiare.

Fonte: theamericanconservative

Nella foto, Vance con la moglie Usha Chilukuri

 

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