Grazie a monsignor Viganò, testimone della fede in una chiesa dominata dai profeti del dubbio

di Ivano Gedda

Caro Valli,

seguendo la vicenda di monsignor Viganò, fino alla scomunica, mi ha colpito il commento, apparso su un blog “tradizionalista”, di un anonimo che ha augurato al monsignore il Purgatorio, e anche piuttosto prolungato.

Forse – dico all’anonimo – bisognerebbe prima chiedere ai focosi dignitari ecclesiastici postconciliari se il Purgatorio, secondo la loro grande “autorevolezza”, esista o meno, perché in proposito il parere di questi insigni prelati perennemente “in cammino”, coadiuvati dai teologi da “nouvelle cuisine“, è discorde, così come sull’Inferno. Essi sono infatti rosi dal dubbio.

Il dubbio. Eh sì, proprio il dubbio, come scriveva Ratzinger. Perché il vero credente, secondo questi eretici modernisti, è sempre in bilico tra credere e non credere.

Potremmo dire: il dubbio, se uno non ce l’ha se lo deve dare. Non il coraggio, ma il dubbio! Criptoprotestanti!

Speriamo che in questa rincorsa affannosa in cui la gerarchia modernista è impegnata per recuperare il ritardo che, secondo loro, la Chiesa cattolica ha accumulato rispetto al Mondo (c’è chi parlava di circa duecento anni di ritardo, ma ora, essendo egli passato a miglior vita, lo saprà sicuramente), non venga messo in dubbio, a questo punto, anche il Paradiso.

Noi cattolici, il sottoscritto in primis, a monsignor Viganò dobbiamo molto. Il che vale anche per coloro che oggi ritengono che egli sia in errore. Il tempo è galantuomo.

Mi unisco dunque fraternamente agli altri commentatori del suo blog, che seguo sempre con interesse, nella solidarietà e vicinanza a monsignor Viganò, a cui la storia darà ragione per il suo impegno vivo e profondo contro la menzogna e per il trionfo della Verità.

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