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Chi di sinodalità colpisce di sinodalità perisce

Non si sa chi di preciso in Vaticano abbia avuto la brillante idea di proporre un sondaggio, sui social, con la domanda “Credi che la sinodalità come cammino di conversione e di riforma possa migliorare la missione e la partecipazione di tutti i battezzati?”. Sta di fatto che (vedi immagine) a un certo punto su settemila risposte i sì erano solo il 12 per cento, sommersi da una valanga di no: 88 per cento. E così gli stessi solerti funzionari che su X (ex Twitter) e Facebook avevano posto la domanda si sono affrettati a togliere di mezzo il tutto. Perché si sa che la sinodalità va bene, ma solo finché fa comodo ai padroni del vapore. Se invece la consultazione sinodale non dà i risultati sperati, meglio evitare.

I lettori che stanno commentando la notizia [qui] notano che la figuraccia conferma quanto si sa: il sinodo è una messinscena buona per gli allocchi, perché è totalmente diretto dai vertici vaticani. Le stesse questioni messe al centro del dibattito sono decise dall’alto, così come i partecipanti e le regole.

Scrive Roberto: “Fratelli, credo sinceramente che sia già cominciato il momento di cominciare a pregare per il prossimo pontificato. Questo è già finito, e con poche speranze che venga corretto. È meglio ignorare il prossimo sinodo. Sicuramente non lascerà nulla di utile dietro di sé”.

E Luis: “Per costituzione divina la Chiesa cattolica è gerarchica e non assembleare. Fortunatamente, il popolo di Dio conserva ancora una parte del sensus fidelium e sa che non c’è modo peggiore che discutere le verità in cui ha creduto semper et ubique”.

Chi di sinodalità colpisce di sinodalità, fatalmente, perisce.

Aldo Maria Valli:
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