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Finkielkraut: “L’Occidente ha mostrato la sua decadenza. Non rassegniamoci alla bruttezza e al degrado”

Dopo gli articoli pubblicati qui, qui, qui e qui, vi propongo altre significative reazioni alla blasfema e oscena cerimonia inaugurale delle olimpiadi di Parigi.

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Recitiamo la preghiera a san Michele Arcangelo per allontanare gli spiriti maligni che oggi si aggirano così apertamente nel mondo, e in riparazione ed espiazione delle bestemmie contro Dio onnipotente.

Così scrive [qui] il vescovo Joseph Strickland a proposito della blasfema cerimonia inaugurale delle olimpiadi di Parigi.

E una condanna durissima di ciò che è stato visto in mondovisione viene dal filosofo e opinionista francese Alain Finkielkraut: “In questa cerimonia di apertura delle olimpiadi il genio francese si è distinto per la sua assenza” [qui].

“Non pensavo fosse possibile fare qualcosa di peggio dell’Eurovisione, cioè qualcosa di più osceno e di più conformista” dice l’accademico francese, docente all’École polytechnique.

Nato a Parigi da una famiglia di ebrei polacchi scampati alla Shoah, Frinkielkraut non si nasconde: “Mettiamo le cose in chiaro: si è trattato di uno spettacolo grottesco che, dalle drag queen a Imagine, dalla celebrazione della sorellanza alla decapitazione di Maria Antonietta, ha riproposto pietosamente tutti gli stereotipi dell’epoca. Dov’erano il gusto, la grazia, la leggerezza, la delicatezza, l’eleganza, persino la bellezza?”.

“La bellezza non esiste più” prosegue Finkielkraut. “Abbiamo anche avuto un rapporto a tre. E perché la sfilata doveva essere così aggressivamente brutta? La parola che viene involontariamente in mente di fronte a questo grandioso fiasco è decadenza. Cosa resta della Francia in Francia e dell’Europa in Europa? Che fine ha fatto il Vecchio Continente? Il diluvio che si è abbattuto sulla Città dei Lumi non poteva che essere una punizione divina. Ogni nuvola ha un lato positivo: dopo quella serata apocalittica, sono diventato un credente. Come figlio di immigrati, non posso rassegnarmi alla bruttezza e al degrado di ciò che mi sta tanto a cuore”.

Aldo Maria Valli:
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