Da sant’Ignazio a Pilato. La parabola di Jorge Mario, che omaggia i nemici della Chiesa e tace sulla blasfemia di Parigi
di José Arturo Quarracino
Nella nuova “chiesa bergogliana” il comandamento supremo non è più “adorare Dio sopra ogni cosa”, ma piuttosto “adulare Jorge Mario Bergoglio”: legge suprema che comanda che tutte le cose siano fatte ad maiorem Bergoglio gloriae .
Come è noto in tutto il mondo, venerdì 26 luglio la Francia governata da Emmanuel Macron, delfino di Casa Rothschild, ha presentato a Parigi – in apertura dei Giochi olimpici del 2024 – l’abominevole spettacolo di profanazione e di blasfemia compiuto contro uno dei segni e simboli più sacri della Fede cristiana: la rappresentazione dell’Ultima cena di Gesù Cristo con i suoi discepoli, secondo il celebre dipinto di Leonardo da Vinci (1495-1498) [1].
Usando la scusa della “libertà di espressione”, il presidente del Comitato organizzatore dei Giochi, l’ex canoista francese Tony Estanguet, ha giustificato l’atto blasfemo affermando che la rappresentazione non aveva lo scopo di deridere il cristianesimo, ma piuttosto “di mostrare la diversità della Francia”. Da buon progressista vigliacco e ipocrita, il leader non ha mai pensato di prendere il simbolo di una moschea o di una sinagoga, né di un gruppo di musulmani travestiti che pregano alla Mecca o di un gruppo di drag queen ebree che pregano in una sinagoga o davanti al Muro. Monsieur Estanguet può essere un progressista degenerato, ma non è stupido o idiota: il transumanesimo globalista, pervertito e satanico che lui promuove e incoraggia, paga sempre bene i suoi lacchè e li protegge da ogni critica alle loro azioni da prostitute.
Che si sia trattato di un attacco contro il cristianesimo basato sulla nauseante ideologia del progressismo vandalico, promosso e sovvenzionato da uno dei suoi più famosi mecenati genocidi, è dimostrato dalla scusa addotta dal codardo Estanguet, quando afferma che la cerimonia mirava a “mostrare valori e principi” con messaggi forti di sorellanza, di amore”, per “mandare un messaggio il più forte possibile” [2]. Lo stesso linguaggio e gli stessi termini usati dalla barbarie femminista progressista per giustificare le aberrazioni dell’“ideologia di genere”, dell’aborto, della mutilazione genitale e corporale di bambini e adolescenti, dell’ormonalizzazione infantile, del travestitismo e del transessualismo eccetera.
E che la decantata “libertà di espressione” venga difesa e tutelata solo quando si tratta di attentare alla fede cristiana è dimostrato dal fatto che le autorità del Comitato organizzatore, con in testa il già citato Estanguet, hanno costretto un atleta brasiliano a togliere sulle tavole da surf l’immagine di Gesù Cristo, perché “Cristo è una figura religiosa e i Giochi hanno regole rigide che puntano sulla neutralità” [3]. Maggiore ipocrisia non è possibile.
Ma il colpo è fallito. La reazione dei fedeli cattolici è stata mondiale, non solo a Parigi e in Francia. Giornate di riparazione e veglie di preghiera e recita del Santo Rosario sono già state organizzate in diverse città del mondo, oltre alle condanne espresse da cardinali, vescovi ed episcopati dei cinque continenti.
E a peggiorare le cose per i globalisti cavernicoli depravati, anche le autorità musulmane come il ministro iraniano della Cultura e la guida islamica della Repubblica islamica dell’Iran, Mohammad Mehdi Esmaili, si sono schierati in difesa della fede cristiana. Quest’ultimo ha scritto che “la rappresentazione diffamatoria di Gesù Cristo ieri a Parigi era completamente offensiva e ha oltrepassato ogni limite. La Francia, un paese con una grande storia del cristianesimo, dovrebbe vergognarsi di se stessa. Imploro i nostri cristiani in tutto il mondo di pronunciarsi contro questo atto che lo condanniamo risolutamente” [4].
Ma quale è stata la risposta del vescovo di Roma a questa azione sacrilega dell’universo Lgbtq+ e queer ? Come al solito egli ha optato per il silenzio assoluto, come si evince dal messaggio pronunciato domenica 29 luglio, dopo la preghiera dell’Angelus in piazza San Pietro [5]. Ha parlato di una frana nel sud dell’Etiopia, del business della produzione di armi (che contraddice lo spirito di fratellanza dei Giochi olimpici!), della Giornata degli anziani, dei romani e dei pellegrini presenti, della festa della Vergine del Carmen, di un canto neocatecumenale. Ma non ha detto una sola parola sulla bestemmia “olimpica”, nemmeno per chiedere una preghiera di riparazione. La cosa grave è che con questo silenzio assoluto ha convalidato, per omissione, l’oltraggio contro Gesù Cristo e la sua Ultima cena, nella quale Nostro Signore istituì l’Eucaristia e anticipò la sua Pasqua di Resurrezione e la sua perenne continuità nella Santa Messa.
Perché non ha parlato dell’indignazione generale? Da un lato, perché don Jorge Mario evita sempre il conflitto (forse per vigliaccheria?) ed è evidente che approvi quello “stile di vita” che è piuttosto uno stato di degrado e di putrefazione spirituale, come si è visto durante tutto il suo pontificato, ad esempio approvando l’esibizione di una drag queen in un festival per bambini [6] ovvero con la presenza regolare di prostitute, travestiti e trasformisti alle udienze papali [7], nonché con la promozione dell’omosessualità e della “demascolinizzazione” nella vita della Chiesa. Ma alla fine, e soprattutto, criticare la blasfemia parigina lo avrebbe costretto a ripudiare la sua alleanza demascolinizzante e omosessualista con il clan Soros e la Casa dei Rothschild.
In altre parole: in questa occasione il vescovo di Roma se ne è lavato le mani in stile di Ponzio Pilato, evidentemente per non turbare i suoi padroni terreni. Invece di fare il soldato di Nostro Signore e di venire in sua difesa (non è stato ed è membro della Compagnia di Gesù?), ha scelto di tacere e di lasciare agire altri subordinati, senza impegnarsi personalmente, a essere “in regola con Dio e con il diavolo”, come dice il proverbio popolare. Ma procedendo in questo modo, don Jorge Mario non è degno delle parole rivolte dall’Angelo di Dio alla Chiesa di Laodicea: “Conosco il tuo comportamento: non sei né freddo né caldo. Vorrei che tu avessi freddo o caldo! Ora, poiché sei tiepido, non sei né freddo né caldo, sto per vomitarti dalla mia bocca” (Ap 3,15-16).
Oppure non ce ne siamo accorti e la Chiesa di Cristo si è trasmutata nella “chiesa” di Bergoglio, nella quale qualunque pigmeo – lui gesuita – può insultare e bestemmiare Nostro Signore Gesù Cristo ed essere promosso alla romana Curia [8], mentre un vescovo che critica l’operato di Bergoglio – il Sinodo sulla sinodalità, per esempio – viene deposto e messo in pensione anticipatamente (caso di monsignor Joseph Edward Strickland), oppure viene scomunicato per scisma per aver criticato il Concilio Vaticano II (caso di monsignor Carlo Maria Viganò)?
31 luglio 2024
Festa di Sant’Ignazio di Loyola
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[2] In El Mercurio/Chile/GDA, https://www.nacion.com/el-mundo/interes-humano/iglesia- catolica-critica-parodia- grotesca – de-la/ 2RXORB2CIFEGFODT6LQJBITP3Q/ story/ , 27 luglio 2024.
[ 3 ] Vedi https://swingcompleto.com/joao-chianca-surf-brasil-tabla-paris-2024-240729/ .
[4] In inglese su https://x.com/Megatron_ron/status/1817605415934345507 .
[ 5] Cfr https://www.vatican.va/content/francesco/es/angelus/2024/documents/20240728 – angelus.html .
[7] Vedi https://religionlavozlibre. over-blog.com/2024/06/t.html .
[8] Cfr. Viganò: “Dopo le parole di Spadaro la misura era colma”