Cambio di sesso, una pretesa pagata a caro prezzo

di J.M. López Vega

Recentemente sono state pubblicate alcune ricerche che confutano scientificamente i postulati dell’ideologia di genere. La prima è un mega-studio, al quale hanno partecipato 56 organizzazioni sanitarie negli Stati Uniti e più di 90 milioni di pazienti, in cui sono stati analizzati i dati raccolti in un periodo di vent’anni, dal febbraio 2003 al febbraio 2023, esaminando i “tentativi di suicidio, morte, autolesionismo e disturbo da stress post-traumatico (PTSD) entro cinque anni dall’evento indice”. Ed ecco il risultato principale dello studio: “Gli individui sottoposti a intervento chirurgico per l’affermazione del genere hanno mostrato un rischio dodici volte maggiore di tentare il suicidio rispetto a quelli che non lo avevano fatto”. Cioè, in media, per ogni tentativo di suicidio da parte di una persona eterosessuale, ci sono dodici tentativi in ​​pazienti sottoposti a intervento chirurgico per cambiare sesso.

Il secondo studio è stato condotto da ricercatori dell’Università di Stanford, utilizzando l’intelligenza artificiale (AI). Sono state studiate ottocento scansioni di risonanza magnetica (MRI) dell’attività neuronale in diverse aree del cervello, e si è concluso che il cervello del maschio e quello della donna funzionano in modo significativamente diverso.

Un uomo e una donna non sono uguali, se non nei diritti davanti agli uomini e davanti a Dio. Ognuno ha le proprie caratteristiche fisiche, sociali, psicologiche e spirituali.

Pertanto, la distorsione della natura comporta sempre conseguenze. Le più evidenti sono quelle fisiche, poiché l’alterazione organica è generalmente accompagnata da disturbi ormonali e problemi nel funzionamento corporeo, dovuti alla soppressione di alcuni organi o all’incorporazione di altri, o all’inoculazione di sostanze estranee che colpiscono l’intero organismo. Resta la possibilità della chirurgia estetica ma, come dice il nome, l’apparenza non risolve i problemi interni del corpo. Al contrario, il corpo è costretto a svolgere funzioni per le quali non è stato creato.

Alle alterazioni fisiche seguono quelle psicologiche. Per molto tempo si è affermato – e noi lo crediamo – che buona parte delle nevrosi, e anche alcune tipologie di psicosi, risiedessero nella mancanza di congruenza tra il “sé reale” e il sé “percepito” (o fenomenico). Il problema nasce quando non accetti quello che sei e vuoi essere diverso. Questo problema si presenta all’interno dello stesso sesso (ad esempio, sei basso e vorresti essere alto, oppure ti mancano le qualità che definiscono la bellezza, e vorresti averle). Ma si accentuano quando un uomo non si accetta come tale e vuole essere donna, e viceversa. La distanza tra il “sé reale” e il “sé percepito” aumenta esponenzialmente al cambiare del sesso. Gli interventi chirurgici e le cure ormonali aiutano solo a migliorare il Sé fisico, ma non quello psicologico. Al contrario, il problema si accentua. Se i teorici della psicopatologia hanno ragione, la persona è sulla soglia di un disturbo psicologico, nevrotico o psicotico le cui manifestazioni principali sono ansia, depressione e falsa autoaffermazione: la persona cerca di convincersi di qualcosa che non è.

Gli effetti sociali e morali non mancano. La società non accetta facilmente le persone che cambiano il loro status, che sia la nazionalità, il matrimonio o il sesso. Sebbene attualmente si tenti di reprimere questi atteggiamenti con il pretesto dell’“inclusività”, lo stigma è ancora presente. E le conseguenze morali sono più forti. La coscienza morale denuncia una serie di azioni contrarie alla natura della persona, e nasce la sensazione che stiamo facendo qualcosa che non è giusto, non è corretto, impressione che colpisce la persona sia fisicamente sia psicologicamente. La coscienza morale è stata imposta all’uomo dal suo Creatore ed equivale a ciò che in filosofia e in diritto è conosciuta come legge naturale e in religione come comandamenti della legge di Dio. Quando la legge naturale è stata violata, si cerca di ridurre l’incongruenza psicologica utilizzando meccanismi di difesa, oppure si cerca di “intorpidire” la coscienza con comportamenti che sconfinano nella perversione e nel vizio.

I risultati della ricerca, con più di 90 milioni di pazienti coinvolti in vent’anni, non possono essere sbagliati. Non stiamo parlando di un piccolo campione. Non è possibile alcun errore, e qualsiasi esperto di statistica può affermarlo. Le conclusioni sono schiaccianti e vanno ribadite: le persone che cambiano sesso hanno dodici volte più probabilità di tentare il suicidio rispetto alle altre.

Gli operatori sanitari lo sanno. Ecco perché un ampio gruppo di medici, tra cui pediatri, psicoterapeuti, scienziati e altri professionisti sanitari statunitensi, hanno rilasciato una forte dichiarazione in cui esprimono la loro opposizione agli attuali protocolli di trattamento per bambini e adolescenti affetti da disforia di genere.

Ciononostante, i paesi e le organizzazioni con tendenze globaliste, che promuovono un pensiero unico in cui è inserita l’ideologia di genere, continuano a promuovere queste pratiche, pur sapendo che sono dannose per la persona e la società.

Dal punto di vista religioso si tratta di uno sconvolgimento totale dell’ordine stabilito da Dio, e questa violazione ha conseguenze che presto o tardi si manifesteranno. Esse colpiscono il corpo e l’anima di chi trasgredisce, perché la natura umana reclama l’ordine con cui l’ha stabilita il suo Creatore.

L’ideologia di genere è imposta sistematicamente da organizzazioni anticristiane che lottano per eliminare nell’uomo la sua dignità di figlio di Dio, per impedirgli di raggiungere il suo obiettivo finale: la salvezza eterna.

Fonti:

Infovaticana, 25 maggio 2024.

Duc in altum, 19 marzo 2024.

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