Caro Valli,
racconto a lei e ai lettori di Duc in altum che cosa è successo qualche domenica fa a Maserno, piccolo paese dell’Appennino modenese.
Sono andata alla santa messa nella chiesa locale, dove ha celebrato un anziano sacerdote di passaggio, coadiuvato dal fratello, “ministro straordinario” della Comunione. E proprio quest’ultimo, munito di mascherina FFP2 per tutta la funzione, ha rifiutato di darmi l’ostia sulla lingua.
Avrò sbagliato, ma ero talmente sconcertata che lì per lì mi è venuto istintivo dirgli che non poteva agire così e che l’avrei segnalato al vescovo, dopo di che sono tornata al mio posto.
Terminata la funzione mi sono recata in sacrestia per far presente che la Conferenza episcopale italiana, a partire dal 1° aprile 2022, ci ha “liberato” dalle restrizioni imposte dalla pandemia e lui, non sapendo che cosa rispondere, ha alzato il tono della voce dicendo che non era così e chiedendomi se conoscessi il Concilio Vaticano II.
A quel punto, impedendomi ogni replica, è intervenuto anche il fratello, don Paolo, dicendo, testuali parole, che ero “un’imbecille” e che avrei fatto meglio ad andare a comunicarmi altrove.
Ho risposto che, avendolo saputo prima, mi sarei ben guardata dal recarmi a messa in quella chiesa. Poi, preoccupata per il suo respiro affannoso provocato dall’accesso d’ira, l’ho invitato a restare calmo ponendogli una mano sul braccio. Non l’avessi mai fatto! Mi ha intimato di non toccarlo perché, a suo dire, potevo essere infetta.
Me ne sono andata, Dio mi perdoni, dicendo che erano tutti matti.
Mi viene da pensare che la mascherina abbia fatto inalare troppa anidride carbonica a quel “ministro straordinario” che si è permesso di disattendere le indicazioni della Cei. Se teme ancora il Covid, per il bene suo e dei fedeli, evitasse di distribuire la Comunione!
Ho provveduto a informare il vescovo di quanto accaduto.
Ivana C.