di Robert Morrison
Ecco, nemici molto astuti hanno riempito di amarezza la Chiesa, Sposa dell’Agnello Immacolato; l’hanno annaffiata con assenzio; hanno messo mani empie su tutto ciò che in essa è desiderabile. Dove la Sede del beato Pietro e la Cattedra di Verità furono stabilite come luce per le nazioni, lì hanno posto il trono dell’abominio della loro empietà; affinché una volta colpito il pastore possano essere in grado di disperdere il gregge.
Preghiera del piccolo esorcismo di Leone XIII, citata in They Have Uncrowned Him dell’arcivescovo Marcel Lefebvre, pp. 151-152.
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In un recente articolo sul sito web della Società di Sant’Ugo di Cluny, Stuart Chessman ha scritto così circa la conversione di Michael Warren Davis (ex direttore di Crisis Magazine) all’ortodossia orientale:
Senza dubbio, molti altri cattolici stanno prendendo in considerazione il passo compiuto da Michael Warren Davis. La “colpa” di questo passo, tuttavia, ricade in pieno sul papa, sulla gerarchia cattolica e sul clero. È la loro condotta scandalosa che spinge alcuni fedeli a cercare nell’Ortodossia il rispetto per la tradizione cristiana, una liturgia riverente e bella e, soprattutto, un’attenzione allo spirituale, all’unione dell’individuo e della comunità con Dio. L’Ortodossia rimarrà sempre un’attrazione per una minoranza. Eppure, a un certo punto, su qualche questione e in qualche modo, potremmo essere tutti costretti a decidere tra la lealtà all’establishment clericale o la lealtà alla verità.
È vero. Come scrive Chessman, a un certo punto “potremmo essere tutti costretti a decidere tra la lealtà all’establishment clericale o alla verità”. Al momento, però, quanti di noi sono effettivamente e concretamente costretti a disobbedire a un ordine impartito da Francesco o dai suoi collaboratori?
Negli anni Settanta (prima di consacrare i quattro vescovi senza l’approvazione di Roma) l’arcivescovo Marcel Lefebvre fu costretto a prendere quel tipo di decisione, e molti di noi che oggi partecipano alla messa tradizionale dovrebbero ringraziare Dio che l’arcivescovo abbia scelto di continuare a formare e ordinare sacerdoti piuttosto che soccombere alla pressione di Roma affinché abbandonasse la sua lotta per preservare il sacerdozio cattolico tradizionale. Nella sua biografia dell’arcivescovo Lefebvre, il vescovo Bernard Tissier de Mallerais ha descritto la tensione implicita nel dover decidere tra lealtà alla verità e lealtà a Roma:
In effetti, “il colpo da maestro di Satana è stato quello di ingannare la Chiesa attraverso l’obbedienza, inducendola a disobbedire alla sua Tradizione”. La Chiesa si sarebbe autodistrutta obbedendo ai principi rivoluzionari introdotti all’interno della Chiesa dalle autorità della Chiesa stessa. Dal 1968 in poi, lo stesso Paolo VI non ha forse parlato pubblicamente di “auto-demolizione della Chiesa”? Il 29 giugno 1972 ha ammesso: “Da qualche fessura il fumo di Satana è entrato nel tempio di Dio… Satana… è venuto a rovinare e far appassire i frutti del Concilio”. Paolo VI non voleva vedere dove fosse quella fessura. Marcel la vide e la denunciò: stava nella rottura con la Tradizione. Tuttavia, l’arcivescovo sentiva già che la sua lungimiranza lo avrebbe fatto condannare: “Satana ha giocato un colpo da maestro: coloro che mantengono la Fede sono condannati da coloro che dovrebbero difenderla e propagarla!” (p. 468).
L’idea che sia stato Satana, e non Paolo VI o Giovanni Paolo II, a causare la crisi è fondamentale perché ci ricorda che tutto questo fa parte di quella battaglia tra Dio e Satana che affligge l’umanità fin dalla fatidica decisione di Adamo nel Giardino dell’Eden.
La maggior parte delle volte ci concentriamo, giustamente, sulle circostanze particolari del nostro coinvolgimento in quella battaglia, ma ricordare il quadro generale può aiutarci a orientarci quando iniziamo a chiederci come dovremmo combattere e cosa dobbiamo difendere. Ad esempio, se vediamo il nostro avversario principale esclusivamente in Francesco o in Cupich o in Tucho, allora ne consegue che è abbastanza ragionevole fare tutto ciò che possiamo per prendere le distanze da loro e forse anche lasciare la Chiesa. Ma dobbiamo chiederci: qual è il senso di tutto questo nella battaglia complessiva della storia della salvezza?
Un valido punto di riferimento per avere il quadro dell’intera battaglia ci viene dalla vita di papa Leone XIII:
Il 13 ottobre del 1884 papa Leone XIII, subito dopo aver celebrato la messa, impallidì e crollò come morto. Quelli che gli stavano vicino si precipitarono al suo fianco. Lo trovarono vivo, ma il pontefice sembrava spaventato. Raccontò poi di aver avuto una visione di Satana che si avvicinava al trono di Dio, vantandosi di poter distruggere la Chiesa. Secondo papa Leone XIII, il Signore gli ricordò che la sua Chiesa era imperitura, ma Satana allora rispose: “Concedimi un secolo e più potere su coloro che mi serviranno, e la distruggerò”. Nostro Signore gli concesse cento anni. Il Signore rivelò poi a Leone XII gli eventi del XX secolo. Il papa vide guerre, immoralità, genocidi e apostasia su larga scala. Subito dopo questa inquietante visione, si sedette e scrisse la preghiera a san Michele, che per decenni fu recitata durante la messa, fino agli anni Sessanta, ma, come molte delle difese spirituali della Chiesa, fu interrotta nella seconda metà del XX secolo.
Tutto ciò sembra dirci molto su quanto che è accaduto dopo il papato di Pio XII, l’ultimo papa a combattere veramente le idee moderniste e liberali su cui avevano messo in guardia papa Leone XIII e i suoi successori pre-Vaticano II. Tutti gli attacchi alla Chiesa (che sono diventati sempre più visibili dopo il Concilio) sono stati portati da Satana, anche se gli unici malfattori che vediamo sono quegli sfortunati chierici che hanno portato avanti la sua causa. Quindi all’interno della battaglia in cui ci troviamo la nostra risposta deve trascendere le nostre reazioni ai cattivi chierici ed essere guidata dal desiderio di piacere a Dio piuttosto che a Satana.
Leone XIII, quando apprese che Dio stava concedendo a Satana questo potere per cercare di distruggere la Chiesa, non decise di dover lasciare la Chiesa e unirsi a una religione non cattolica. Né avrebbe immaginato che i cattolici ai nostri tempi avrebbero trovato un legittimo porto sicuro dagli attacchi di Satana fuggendo dalla Chiesa cattolica. Sapeva che i fedeli cattolici avrebbero dovuto fare ciò che hanno sempre dovuto fare di fronte a simili assalti di Satana: fare del loro meglio per aderire alle credenze e alle pratiche della Chiesa e cercare di diventare santi.
Consideriamo qui le tre risposte più comuni a ciò a cui assistiamo oggi: seguire coloro che seguono Satana nell’attaccare la Chiesa; abbandonare la Chiesa; oppure rimanere nella Chiesa e combattere coloro che la attaccano.
Andare d’accordo con coloro che seguono Satana
La maggior parte dei cattolici nominali oggi pratica una religione che papa Leone XIII non avrebbe neppure riconosciuto come cattolica. Questi cattolici nominali abbracciano pienamente molti degli errori che papa Leone e i suoi successori pre-Vaticano II avevano denunciato come contrari alla fede cattolica. Il fatto che Francesco e l’apparente gerarchia romana diano pace a tali cattolici nominali non dovrebbe essere un vero conforto: quando Satana attacca la Chiesa con più ferocia che mai, stai sicuramente sbagliando qualcosa se non avverti una certa persecuzione.
Abbandonare la Chiesa
Come ha osservato Chessman, oggi un numero crescente di cattolici sta considerando l’ipotesi di abbandonare la Chiesa, e c’è da capirli. Dovrebbe essere evidente, tuttavia, che questo è proprio uno degli obiettivi principali di Satana nell’attaccare la Chiesa. Dal punto di vista di Satana coloro che abbandonano la Chiesa sono trofei, il che forse aiuta a spiegare perché Satana consente a talune alternative “di seconda scelta” alla Chiesa cattolica di sperimentare una certa relativa libertà dai suoi assalti.
Rimanere nella Chiesa e combattere
Quando Leone XIII ebbe la visione di Satana che chiedeva a Dio il potere di distruggere la Chiesa, non fuggì. Invece compose subito la preghiera a san Michele Arcangelo. Chiediamo anche noi a san Michele di difenderci nella battaglia piuttosto che mostrarci un modo per sfuggire agli assalti di Satana. L’unico modo di difenderci dagli assalti di Stana è schierarci contro di lui. Nel momento in cui vediamo che Francesco e i suoi collaboratori stanno dedicando sforzi così tremendi per farci rinunciare alla lotta o andarcene, dobbiamo restare e combattere. È anche significativo che coloro che rimangono nella Chiesa e combattono siano spesso vilipesi da coloro che seguono gli altri due percorsi.
Quindi dobbiamo rimanere nella Chiesa e combattere, ma questo non ci libera dalla tensione che comporta il fatto che oggi abbiamo o un papa pessimo o nessun papa.
Rispetto alla questione di un pessimo papa è assolutamente essenziale considerare due aspetti distinti: se possiamo disobbedirgli e se l’esistenza di un papa eretico minerebbe la nostra fede.
Disobbedire a un papa pessimo
Nel Catechismo della crisi nella Chiesa, padre Matthias Gaudron ha citato il commento del cardinale Thomas Gajetan alla Summa theologica:
Se qualcuno, per un motivo ragionevole, ritiene sospetta la persona del papa e rifiuta la sua presenza e persino la sua giurisdizione, non commette il delitto di scisma, né alcun altro, purché sia pronto ad accettare il papa se non fosse ritenuto sospetto. Va da sé che si ha il diritto di evitare ciò che è dannoso e di scongiurare i pericoli. Infatti, può accadere che il papa possa governare tirannicamente, e ciò è tanto più facile in quanto è più potente e non teme alcuna punizione da parte di nessuno sulla terra (p. 217).
Sulla stessa linea, Gaudron cita san Roberto Bellarmino:
Così come è lecito resistere a un papa che attacca il corpo, è lecito resistergli se attacca le anime o turba l’ordine civile o se, soprattutto, cerca di distruggere la Chiesa. Dico che è lecito resistergli sia non facendo ciò che ordina sia impedendo l’esecuzione della sua volontà (p. 216).
Abbiamo non solo la possibilità, ma anche la responsabilità di disobbedire a qualsiasi insegnamento o direttiva proveniente da un cattivo papa contrario a ciò che la Chiesa ha sempre insegnato e praticato. Nel suo True Obedience in the Church: A Guide to Discernment in Challenging Times, Peter Kwasniewski ha fornito chiari principi che possono guidarci di fronte a queste domande:
Dobbiamo cominciare col vedere che non è l’obbedienza a venire prima, ma sono la verità e la carità; ed è per questo che l’obbedienza, correttamente intesa, non è cieca. Nell’ordine dell’essere, ci sono prima la verità e l’amore per questa verità; l’obbedienza è l’unica risposta appropriata alla verità, l’unica risposta appropriata della volontà alla verità che deve essere amata per sé stessa. Togliete la verità e togliete l’amore; togliete l’amore e togliete la radice dell’obbedienza. Il Nuovo Testamento insiste sull’obbedienza ai comandamenti del Signore come manifestazione della vera carità.
Verità e autorità dovrebbero sempre allinearsi, ma quando divergono dobbiamo sempre scegliere la verità.
Affrontare un papa eretico
C’è chi sostiene che l’esistenza di un papa eretico negherebbe le promesse di Nostro Signore secondo cui la Chiesa cattolica non verrà mai meno. I principali sostenitori di questo argomento, ovvero che la Chiesa non può avere un papa eretico, credono che dopo Pio XII non ci sia stato un vero papa, e spesso citano san Roberto Bellarmino per sostenere la loro affermazione che un papa perderebbe automaticamente il suo ufficio se cadesse nell’eresia. Ovviamente questo ha un certo fascino logico: come può un eretico essere capo della Chiesa cattolica?
Tuttavia lo stesso san Roberto Bellarmino, in riposta ai protestanti i quali sostenevano che i cattolici non hanno alcuna possibilità di ricorso contro un papa che cerchi di distruggere la Chiesa, affermava:
Rispondo che non c’è da stupirsi se la Chiesa rimane senza un efficace rimedio umano, visto che la sua salvezza non si basa principalmente sull’iniziativa umana, ma sulla protezione divina, poiché Dio è il suo re. Pertanto, anche se la Chiesa non potesse deporre un papa, tuttavia può e deve pregare il Signore che applichi il rimedio, ed è certo che Dio ha cura della sua salvezza, convertirà il papa o lo toglierà di mezzo prima che possa distruggere la Chiesa. Tuttavia, non ne consegue che non sia lecito resistere a un papa che distrugge la Chiesa; perché è lecito ammonirlo pur conservando ogni riverenza e correggerlo con modestia, e persino opporsi a lui con la forza e le armi se intende distruggere la Chiesa (De Controversiis, Sulla Chiesa, sui Concili, sulla Chiesa militante, sui segni della Chiesa, p. 220).
San Roberto Bellarmino sta dicendo che potrebbero esserci momenti in cui la Chiesa dovrebbe provare a deporre un papa (e le motivazioni per farlo sono le stesse che si applicherebbero oggi a Francesco) ma non sarebbe in grado di farlo concretamente. In altre parole, egli capì che non si poteva semplicemente definire Francesco (o Giovanni XXIII o Paolo VI) un antipapa e chiudere la questione. La questione del papa eretico non si risolve dichiarando che non c’è un papa. Si risolve cooperando con la grazia di Dio per rimuovere il papa eretico e sostituirlo con un papa cattolico. E se non possiamo farlo, allora dobbiamo “supplicare il Signore che applichi il rimedio” e nel frattempo resistere al papa cattivo.
I cattolici oggi sono tentati di lasciare la Chiesa perché vedono che è sotto attacco da parte di Satana. Ma Satana non attacca ciò che è suo, attacca ciò che appartiene a Dio. Il nostro compito è di essere fedeli e docili alla volontà di Dio aderendo a ciò che la Chiesa ha sempre insegnato e cercando di diventare santi. Ciò richiede fortezza, prudenza, carità e tutte le altre virtù che così spesso mancano a coloro che, in risposta a Satana che ci mostra quanto odi la Chiesa cattolica, cercano di convincerci che la dobbiamo lasciare.
Cuore Immacolato di Maria, prega per noi!
Fonte: remnantnewspaper