di Fabio Battiston
Sono trascorsi ormai svariati giorni dalla serata-incubo che la Francia ci ha offerto in mondovisione per celebrare l’inaugurazione della XXXIII edizione dei giochi olimpici. Avrei voluto immediatamente esprimere il mio stato d’animo e le mie considerazioni per quell’incredibile rappresentazione ma un’influenza fuori stagione me lo ha impedito. Propongo quindi “a freddo” il mio punto di vista, anche se il tempo trascorso non ha minimamente scalfito il senso e la portata dei miei pensieri.
Dunque vediamo. A cosa abbiamo assistito il 26 luglio 2024 dalle rive della Senna, il cui velenoso putridume è perfettamente coerente con lo scenario orgogliosamente proposto al mondo dai nuovi giacobini del XXI secolo? Tre sono, a mio avviso, gli elementi fondamentali che occorre prendere in considerazione.
Il primo riguarda la Francia, i suoi governanti ma anche gran parte del suo popolo. Il 26 luglio ci è stata presentata l’apologia, quasi l’agiografia sarebbe meglio dire, di ciò che da 235 anni il germe rivoluzionario sta spargendo a piene mani, e con grande successo, in Europa e nel mondo. L’immagine da striscia a fumetti di Maria Antonietta che regge la sua testa sanguinante è il simbolo di tutti i crimini che il Regime del Terrore ha perpetrato; crimini che oggi vengono fieramente proposti come elementi fondanti, veri emblemi di quella società nuova – senza Dio e senza valori – che sta imperando in Occidente. Una società che viene spacciata per l’eden dei diritti e delle libertà ma in realtà può essere definita da due sole parole: orrore e terrore.
L’esaltazione della ghigliottina che il 16 ottobre 1793 pose fine ai giorni della Regina di Francia rappresenta, al tempo stesso, la fiera rivendicazione dopo quasi due secoli e mezzo di tanti altri lugubri momenti che hanno dato corpo alle tre famigerate parole d’ordine della Rivoluzione d’oltralpe: dal massacro delle sedici monache carmelitane di Compiègne alle migliaia di sacerdoti e suore assassinati in pochi anni in tutto il Paese; dal genocidio dell’eroico popolo vandeano alla distruzione sistematica, in tutta Europa, di centinaia di chiese, monasteri e conventi. Ma è soprattutto l’esaltazione di una società, e di una storia, in cui l’idea stessa di Dio è stata cancellata nel nome di un nuovo umanesimo senza trascendenza, senza speranza, senza futuro. Una società ove trionfa l’immagine dell’uomo nato già morto, per sempre.
Dicevo che gli orrori della cerimonia parigina non hanno coinvolto solo lo Stato e la sua governance ma anche la gran parte del popolo. Oggi la società francese, da destra a sinistra e con rarissime eccezioni, si riconosce nel modello “etico”, sociale e politico proposto dalla mostruosa kermesse parigina. Solo pochi coraggiosi, ad esempio, si sono opposti all’inserimento dell’aborto come diritto inalienabile nella Costituzione francese. Dalla Le Pen a Melenchon, oltre il 90% dello schieramento partitico si è riconosciuto in questo barbaro pronunciamento. La gran parte dei francesi dei nostri tempi è il prodotto corrotto di oltre due secoli di post-rivoluzione; essi non sarebbe mai in grado nemmeno di concepire una società che potesse rimettere in discussione o rinnegare le “conquiste” di quel lontano ma purtroppo assai vicino 1789.
Oggi la Francia della XXXIII Olimpiade si propone al mondo come una delle punte di lancia dell’Occidente politico, sociale, disvaloriale ed economico finanziario che vuole dominare il pianeta. Essa è, da un lato, l’architrave su cui si poggia il potere pagano-massonico-protestante (quindi ateo) dell’Unione europea, dall’altro è uno dei maggiori portatori di quella panoplia di orrori che si chiamano ambientalismo, green deal, tecno-scientismo, controllo sociale individuale, dittatura sanitaria, intelligenza artificiale e diritti soggettivi quali aborto, eutanasia, eugenetica e LGBTQXYZ. La Francia, elemento insostituibile di quell’asse del male chiamato Occidente che avvolge trasversalmente il pianeta e collega, in una catena di morte, il Nord America (Usa e Canada) a trazione liberal – dem – woke, l’Unione europea e l’Occidente degli antipodi (Australia e Nuova Zelanda). Una vera e propria dittatura del terrore, aggressiva, guerrafondaia e imperialista al confronto della quale Nord Corea, dittatorelli sud americani o regimi degli ayatollah fanno la figura delle dame di San Vincenzo. Da tempo il mostro occidentale ha messo gli occhi su quell’Est transcontinentale (politico, sociale e religioso) che appare oggi come l’unico baluardo in grado di fermarne o quanto meno frenarne l’espansione. Unione europea, Nato e lobby globaliste eco-LGBTQ sono le armi di distruzione messe in campo dall’Occidente per soddisfare le proprie bramosie di potere. Non posso che augurarmi la loro totale sconfitta.
Vengo ora all’analisi del secondo elemento che è prepotentemente emerso dalle celebrazioni olimpiche; quello riguardante lo scenario trans-pederasta. Questa ineffabile congrega – un intoccabile totem dei nostri tempi, osannato e protetto in ogni angolo dell’Occidente (laico e cattolico) – si erge da molti anni come simbolo della difesa dei diritti e delle libertà affettive, sessuali ed etiche di ciascuno. Al tempo stesso però è una lobby sempre pronta a insultare, aggredire e isolare chiunque osi proferire pensieri, parole e opinioni contrarie a quella visione del mondo. Per chi si pone contro di loro scattano immediati – con modalità fortemente sostenute dalla comunicazione massmediale e da gran parte della politica – il pubblico ludibrio globale, il licenziamento in tronco, la calunnia, violenze morali e psicologiche d’ogni tipo e quant’altra infamità possa essere concepita. In molte nazioni del libero e democratico Occidente vi sono già legislazioni che aprono le porte del carcere a chiunque possa anche minimamente essere sospettato del reato (d’opinione) chiamato omofobia. A questi nuovi santi laici del XXI secolo è invece consentito di tutto. Essi sono liberi, come è accaduto il 26 luglio scorso, di offendere, insultare e gettar fango su milioni di credenti con il sacrilego e laico spettacolo di una satanica ultima cena. Uno scenario con lo splendido accompagnamento di un gigantesco tappeto blu con le dodici stelline gialle, simbolo della famigerata Unione europea. Nei giorni scorsi un autorevole e certamente insospettabile commentatore politico, Federico Rampini, ha descritto la realtà trans nella società americana parlando di una “lobby (intesa come comunità lgbtq e lobby transgender) potentissima e cattivissima, ormai arrivata a delle grandi punte di aggressività. Una lobby transgender con addentellati nella sinistra americana che sono molto pericolosi”.
Ed è proprio questa lobby, politicamente sostenuta dalla candidata dem alle presidenziali Usa Kamala Harris, che è scesa nuovamente in campo a Parigi con tutto il suo carico di odio, prevaricazione e violenza. Un coacervo paranazista che ha scatenato le proprie infamità contro i suoi più acerrimi nemici: il Dio trinitario e la cristianità tutta. Quest’ultimo aspetto mi consente ora di parlare del terzo elemento che, a mio parere, è scaturito da quella notte degli orrori regalataci dalla Ville Lumière.
Non è qualcosa che è stato possibile vedere materialmente la sera del 26 luglio; si è trattato di una sottile e inquietante “tenebrosa presenza”, invisibile ai più, di una terribile sensazione che solo un convitato di pietra è in grado di dare. Mi riferisco alla chiesa cattolica temporale, o meglio, a ciò che essa è ormai divenuta dopo sessant’anni di post-concilio e dopo gli ultimi dodici anni di vera e propria devastazione dottrinale, magisteriale e pastorale. Quella tremenda tavola su cui trionfavano le trimalcioniche figure emerse dal sottosuolo di Gerusalemme è stata apparecchiata e imbandita anche con i pensieri, parole, opere e omissioni sparsi a piene mani da chi oggi domina gerarchicamente la chiesa e da molti dei loro predecessori. Ma anche altri “valori”, sbandierati ai quattro venti navigando in quella fogna a cielo aperto chiamata Senna, avevano e hanno fieri sostenitori in quella che fu la barca di Pietro: Unione europea, ambientalismo neopagano, fideismo scientifico, ecologia ed eco-sostenibilità, universalismo, inclusività, multiculturalismo e nuovo umanesimo.
La chiesa cattolica temporale, pur non comparendo in carne e ossa, ha contribuito da par suo nel confezionare il menù di quella demoniaca serata. Dall’antipasto al dessert essa ha presentato un insieme di vere prelibatezze: da Fratelli tutti, a Laudato sii; da Fiducia supplicans ad Amoris laetitia; da Querida Amazonia a Traditionis custodes; da Laudate Deum alle altre innumerevoli dichiarazioni, lettere ed esternazioni. Un insieme di mostruosità che ha consentito al mondo trionfalmente riunito sotto le insegne post-giacobine, il 26 luglio 2024, di considerare la chiesa cattolica di questo inizio di XXI secolo, e colui che ignobilmente e satanicamente la guida, uno dei loro più formidabili e solidi alleati.
Chiudo con alcune considerazioni su ciò che è accaduto, o meglio non è accaduto, dopo la kermesse parigina. Mi riferisco all’ignobile, vergognoso e assordante silenzio della chiesa cattolica temporale, nelle sue più alte gerarchie, che non ha ritenuto di dover esprimere la propria ferma e totale condanna su quanto avvenuto. Soltanto dopo dieci giorni, 240 interminabili ore, abbiamo preso atto di un indecente comunicato della Santa Sede che esprimeva – freddamente e notarilmente – la propria “tristezza” per talune rappresentazioni durante la cerimonia di apertura dei giochi. In base a quanto riportato da diversi organi di informazione, pare che la nota sia stata ufficialmente diffusa solo in lingua francese. Se ciò fosse vero sarebbe mostruoso.
E le rimostranze, le proteste del sedicente popolo cattolico? Quante piazze sono state riempite dalle truppe cammellate bergogliane per manifestare indignazione e condanna? Siamo quasi al nulla, o giù di lì. È un popolo ormai lobotomizzato al quale è possibile far digerire tutto e il contrario di tutto, così come si addice a veri trinariciuti di guareschiana memoria. Tra il serio e il faceto, sono quasi certo che se domani Bergoglio ordinasse una nuova modifica al Pater noster del tipo “dacci oggi il nostro veggino (pane vegano) quotidiano” il cattolico benpensante – vero custode dell’unità della chiesa – ubbidirebbe docilmente, accettando con sollecitudine la nuova formulazione.
Sapete chi, invece, non ha fatto mancare la propria voce e rabbia contro coloro che si sono permessi di insultare uno dei loro profeti più amati? La gente islamica e i suoi rappresentanti. A questo proposito mi è tornata alla mente la figura del grande Imam di al-Azhar, al-Tayeb, colui che alcuni anni fa firmò, col signor Bergoglio, la famigerata Dichiarazione di Abu Dhabi (Documento sulla Fratellanza Umana per la Pace Mondiale e la Convivenza Comune). Chissà se al-Tayeb si sarà pentito di aver sottoscritto una dichiarazione del genere col sedicente capo della chiesa cattolica; un uomo che ha dimostrato ignavia, pavidità e vigliaccheria nel non voler o saper difendere il Dio di Abramo, Isacco e Giacobbe contro gli attacchi che i pagani gli hanno scatenato contro dalle fetide acque della rive gauche.