I rivoluzionari e il lavoro del diavolo
di Cristina Vai
Nel romanzo “Il Novantatré” (anno del terrore giacobino e del regicidio) Victor Hugo, che era un repubblicano, fa dire a un controrivoluzionario: “Non volete avere nobili? Benissimo, non li avrete, ma vestitevi a lutto per la loro assenza, giacché da adesso non avrete più paladini né eroi. Dite addio alla grandezza antica. Poiché siete un popolo degradato, dovrete soffrire la violenza che si chiama invasione. Se tornasse Alarico non troverà un Clodoveo che gli si opponga. Se tornasse Abdel Rahman non troverà un Carlo Martello che gli sbarri il passo. Avanti! Continuate la vostra opera: siete uomini nuovi, rimpicciolitevi. Ammazzate i re, i nobili, i sacerdoti. Distruggete, mandate in rovina, calpestate il trono, prendete a calci l’altare, cancellate Dio che è il vostro obbiettivo! Siete traditori e vigliacchi”.
I rivoluzionari fanno il lavoro del diavolo: strappano Dio dal cuore degli uomini e così facendo uccidono lo spirito che è la loro grandezza. “Se Dio non esiste, tutto è lecito”(Ivan Karamazov) e l’uomo diventa una bestia.