13 agosto
13 agosto. Supermercato. Sono in coda alla cassa.
Clienti e cassiera si salutano augurandosi reciprocamente buon ferragosto. Ma il signore che mi precede, un tipo espansivo, va oltre. Dopo aver augurato buon ferragosto aggiunge: “E mi raccomando, butti via qualcosa di vecchio”. Al che la cassiera risponde: “Già fatto. Ho buttato via il mio compagno”. E il signore, divertito: “Ha fatto bene. Spero che la mia compagna non faccia altrettanto con me”. Risate reciproche. Fine del siparietto.
Annotazioni mentali del sottoscritto.
Prima: ci fosse qualcuno che augura buona festa dell’Assunta. Niente. Figuriamoci.
Seconda: da quando in qua a ferragosto bisogna buttare via qualcosa di vecchio? Io sapevo che, semmai, tale gesto apotropaico va fatto la sera del 31 dicembre. Ma evidentemente chi non crede a nulla finisce col dilatare la superstizione.
Terza: ormai ci sono solo compagni e compagne, e non stiamo parlando del vecchio piccì. Niente più moglie, niente più marito. Ci mancherebbe.
Quando le auguro buona festa dell’Assunta la cassiera sorride con l’aria di chi non ha capito bene l’allusione: chi sarà questa Assunta? Poi dice: “Buona giornata”, la formula che ha ormai sostituito (non so se ci avete fatto caso) il buongiorno di una volta, evidentemente considerato sorpassato, come i mariti e le mogli.
Avrei voluto replicare: “Buona giornata a lei, compagna”. Ma mi è mancato il coraggio.