Caro Aldo Maria…

di Aurelio Porfiri

Caro Aldo Maria,

certamente capisco che in quanto mi dici c’è molta sofferenza. Una sofferenza che fa vedere le cose in un modo che potrebbe essere non sempre chiaro.

Mi viene in mente una storiella che credo fosse tratta dai Detti dei Padri del deserto. Un giovane novizio era molto turbato e doveva prendere una decisione. Chiese consiglio a un monaco anziano che lo portò di fronte a una bacinella con dell’acqua dentro. Poi, dopo aver smosso l’acqua, gli chiese di specchiarvisi. Cosa vedeva in quel momento? Sé stesso, ma in modo confuso. Ricordo sempre questa storiella perché mi aiuta a non prendere decisioni avventate nei momenti di maggiore agitazione e di rabbia. Non che sempre ci riesca, ma almeno ci provo.

Mi sembra che la situazione di crisi attuale ci richieda una maggiore prudenza, se vogliamo veramente il bene della Chiesa. Certo, noi vorremmo vedere la Chiesa risplendere della luce che la sua storia gloriosa le ha spesso donato. Ma, evidentemente, non è questo il momento. Ma, seppure in questo momento ci sembra di non vedere quella luce e di essere come ciechi, cerchiamo almeno di non essere guide di ciechi. Sono sicuro che tu sarai d’accordo con me.

Tu mi dici: “Ho anche detto e scritto tante volte che io avverto nel cuore che Roma è senza papa perché l’attuale papa non mi conferma nella fede”. Tu, che sei un bravissimo scrittore, hai senz’altro voluto lanciare un paradosso: in effetti se parliamo di un papa attuale vuol dire che, ci piaccia o no, il papa comunque c’è. Poi credo, e lo dico con grande rispetto, che dobbiamo essere molto attenti nell’affidarci troppo a quello che sentiamo (che naturalmente non è detto sia sbagliato) perché rischiamo di ridurre il fatto religioso a sentimento (ne parla già Antonio Rosmini in polemica con il filosofo Benjamin Constant nel suo Frammenti per una storia dell’empietà) altrimenti rischiamo quello che san Pio X nella Pascendi del 1907 definiva “movimento del cuore, o vogliam dire ad un sentimento” per definire quell’attitudine dell’uomo che si rinchiude in sé stesso nella ricerca della verità.

Io so che la tua fede è molto più grande della mia e proprio per questo l’ho sempre ammirata. Credo che in questo momento la mia e la tua fede e quella di molti altri debbano passare in un fuoco di purificazione che, naturalmente, fa male.

Anch’io, che ti scrivo queste righe in un momento di turbamento personale, devo esercitare una grande pazienza con me stesso. Che Dio ci mostri sempre più chiaramente il nostro posto in questo momento di confusione!

continua

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Caro Aldo Maria…                  8 agosto 20024

Caro Aurelio…                         9 agosto 2024

 

 

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