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Lettera / Due “padri”, un passeggino, una bimba disperata

di Elena Palatini

Caro Valli,

a parte tutti i discorsi fatti, letti e commentati sul tormentone dell’omosessualità, non denuncerò mai a sufficienza che questa degenerazione del comportamento non coinvolge solo i diretti interessati.

Mi riferisco alle adozioni gay.

Proprio pochi giorni fa ho constatato come questo drammatico problema, che nasce dall’egoismo umano, si concretizzi in situazioni strazianti.

L’ho visto con i miei occhi.

Ho notato lungo la strada due giovani uomini, chiaramente omosessuali. Uno spingeva un passeggino.

Dentro c’era una bimba sui cinque anni, dai tratti asiatici. Piangeva disperata. Non saprei esprimere il disagio profondo, insanabile, che quel pianto trasmetteva.

I due uomini, molto impacciati nel gestire la situazione, si limitavano a ripetere alla piccola: “Non devi piangere”. Non una carezza, non un bacetto, insomma qualcosa di materno.

Mi sono avvicinata. I due, tra gli sguardi perplessi di qualche passante, continuavano a spingere il passeggino. Ho chiesto: “Perché questa bambina piange così?”.

Con un’indifferenza che mi rimarrà scolpita nella memoria, uno dei due mi ha risposto: “Voleva la bicicletta”.

Effettivamente la coppia poco prima era passata davanti a un noleggio di bici, ma non credo che il problema fosse quello.

Mi sono chinata sulla piccola e ho visto un volto smunto, triste. Oserei dire che esprimeva un trauma. Ho pensato a quale madre è stata tolta, con la potenza del denaro. Una madre che adesso non era lì con lei.

La bimba era in balia di due estranei che dovrebbero essere i suoi “genitori”: due padri. Ma sembrava che spingessero il carrello del supermercato, non un passeggino.

Sono rimasta lì a osservare, impotente. Non dimenticherò mai il viso di quella bambina.

Ecco. Certi capricci – ricordiamolo ai soloni dei salotti progressisti – causano dolore ai più piccoli. Certe pretese mietono vittime.

Non è la prima volta che vedo coppie del genere nella nota località montana, frequentata da gente facoltosa.

Fermiamo tutto questo.

Aldo Maria Valli:
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