Quando il “Corriere” titolava: “Paolo VI scelto dagli 007”. Due parole su armi di distrazione di massa e gioco dell’uroboro
di redazione Radio Spada
Quando si offre la bicicletta a qualcuno, il rischio è che poi pedali parecchio. A volte in strade senza uscita.
Data la stura alle più improbabili teorie sull’invalidità della rinuncia di Benedetto XVI (confutate agevolmente in Parole chiare sulla Chiesa) e sull’invalidità dell’elezione di Bergoglio a seguito dei maneggi della “mafia di San Gallo” (pure), è ormai tutto un discutere di regolarità e irregolarità nelle procedure che hanno portato i Papi sul soglio. E non parliamo solo del documentato studio dell’Avv. Ferro Canale sulle lontane vicende di Giovanni XII e Leone VIII: no, è il vicinissimo ‘900 l’oggetto del contendere.
Prima il conclave del 1958, poi quello del 1963. Eterogenesi dei fini: usando il metro di certi esperti del webbe sarebbero da invalidare una bella fetta delle elezioni degli ultimi secoli, per non parlare del tempo dei conti di Tuscolo. Con un triplo catastrofico risultato: 1. perdersi in eterne discussioni che – per citare “Parole chiare” – confondono il giornalismo con il giure, 2. distogliere lo sguardo dalla questione reale, ovvero la crisi nella Chiesa esplosa col Vaticano II, 3. dare l’immagine di un mondo cattolico che invece di concentrarsi su questioni di dottrina, si mette alla ricerca di scoop.
Sia chiaro: i documenti storici sono interessanti e non vanno ignorati, ma senza effettuare salti logici. Su queste stesse pagine abbiamo pubblicato, pur con mille cautele, il documento desecretato del governo americano sulle interferenze nel conclave che elesse Giovanni XXIII.
Anche la vicenda sugli 007 che favorirono l’elezione di Paolo VI è curiosa: ne parlò Bruno Bartoloni, sul Corriere della sera del 21 dicembre 1993, riprendendo indiscrezioni della rivista cattolica Trenta Giorni (che da quell’anno avrà come direttore Giulio Andreotti). La “candidatura” del cardinale armeno Agagianian (ritenuto forse troppo filo-russo) al conclave del 1963, sarebbe stata messa in difficoltà dal Sifar, con tanto di un dossier inviato ai cardinali elettori.
Del resto, restando sempre in tema di “barbe finte”, il nome di Paolo VI è stato inserito (2009) nell’Enciclopedia dello spionaggio nella Seconda guerra mondiale, pubblicata dalla Sandro Teti Editore (p. 504), con una scheda che lo descrive – ai tempi del conflitto – come “referente di Myron Taylor, ambasciatore statunitense nel Vaticano, e del suo vice H. Tittman”. E si aggiunge: “Montini sa delle manovre di Mussolini, del re Vittorio e di tuti i partiti clandestini, soprattutto dei comunisti, e mette le sue informazioni a disposizione dell’Oss, compresi i rapporti dei nunzi apostolici di Tokyo e di Berlino, e dei loro aggiornamenti. In un rapporto del gennaio 1945 M. viene definito «la fonte più utile sulla politica interna italiana, in funzione non solo antifascista ma anche anticomunista». M. è molto importante per l’Oss in quanto a lui i vescovi inviano i loro rapporti dalle varie diocesi e quindi si sa degli schieramenti dei partiti nelle singole diocesi. A lui pervengono pure i rapporti dei gesuiti, i quali svolgono lo spionaggio contro i tedeschi e contro gli infiltrati di Stalin e di Tito […]”.
Tutto materiale buono – una volta vagliato – per inquadrare vicende storiche, ma senza perdere di vista la sostanza delle questioni e senza trasformare spunti da approfondire in armi di distrazione di massa. Senza dimenticare insomma che, come si ribadiva qualche mese fa in una puntata andata in onda su VisioneTv, “Il gruppo del Reno è peggio della Mafia di San Gallo”, perché – al netto di vicende interne ai conclavi – è nella vita visibile della Chiesa che quel gruppo ha aiutato la realizzazione di una mortifera rivoluzione, di cui oggi osserviamo i peggiori frutti.
Benissimo parlare di documenti diplomatici, informazioni desecretate e dossier, ma forse sarebbe il caso da puntare lo sguardo sui nonni di San Gallo: Chenu, de Lubac, von Balthasar e sulla nouvelle théologie alla conquista di Roma, non su fatti occulti ma su Paolo VI reo confesso e Congar che celebra la “rivoluzione d’ottobre” del Vaticano II, sul nuovo Codice (1983) e il nuovo concordato italiano (1984), ovvero due pugnalate giovanpaoline al diritto cattolico, sui 4 colpi micidiali montiniani relativi alla distribuzione dell’Eucarestia, alla cremazione e alla morale famigliare, sui sei protestanti che hanno lavorato alla costruzione della nuova Messa, sul caso di “Ateismo e dialogo” e la questione Chiesa-massoneria, sull’esultanza nei documenti massonici per l’ecumenismo conciliare e la rivoluzione nella Chiesa, sugli strani viaggi di Giovanni Paolo II, e su molto altro che che brevità non riportiamo ma che si può trovare, ad esempio, in Golpe nella Chiesa o in altri libri.
Il rischio altrimenti è quello di fare il gioco dell’uroboro, lo strano drago che si morde la coda, simbolo usato in campo alchemico e gnostico (seppur in maniera non esclusiva), un’entità che divora-rigenera sé stessa. Alziamo dunque lo sguardo e, pur senza trascurare nulla e senza disprezzare informazioni magari interessanti, osserviamo la dinamica nel suo complesso, partendo dai principii che hanno determinato la crisi in corso e giudicando tutto nella luce della verità. Senza sconti per nessuno.
22 agosto 2024, Festa del Cuore Immacolato di Maria
Fonte: radiospada.org