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Pinguini “gay” e vecchie sciocchezze

La morte del pinguino gay, il lutto del compagno e la vecchia sciocchezza del “se non è contro natura tra pinguini perché lo dovrebbe esserlo tra gli uomini?”. Spiegata in breve

di Radio Spada

Partiamo dalla narrazione.

“Uno dei partner della coppia di pinguini “gay” del Sea Life Sydney Aquarium, in Australia, è morto. Come confermato dallo zoo, si è spento il pinguino più anziano, Sphen, poco prima di compiere 12 anni. La sua storia e quella del compagno Magic ha fatto il giro del mondo nel 2018: il loro legame speciale – non omosessuale in senso stretto, come confermato dai biologi – era diventato un punto di riferimento della comunità omosessuale. Ma non solo. I due uccelli avevano anche “adottato” due uova di una pinguina deceduta” scrive Il Giornale il 22 agosto.

E prosegue: “Il particolare legame tra Sphen e Magic è stato raccontato in diversi libri e in alcuni documentari, come la serie Netflix “Atypical”. Emozionante l’addio del compagno sopravvissuto: Magic, che ha 8 anni, è stato portato dai suoi curatori a vedere il corpo senza vita di Sphen, affinchè capisse che non sarebbe tornato. Secondo quanto riferito dallo zoo, l’animale ha iniziato immediatamente a cantare, seguito in coro dall’intera colonia ospitata […] Come evidenziato dal Daily Mail, il particolare legame tra i due pinguini dello zoo di Sydney è da attribuire alla carenza di femmine nella popolazione e, sebbene esista un legame tra le coppie, le relazioni non sono da ritenere “gay” in senso stretto”.

Ora cerchiamo di mettere da parte la narrazione e tornare alla realtà. Andiamo oltre anche a quanto scritto dal Daily Mail e facciamo pure l’ipotesi che la relazione omoerotica rientri nella natura del pinguino: la cosa non sposterebbe una virgola ciò che concerne le relazioni tra uomini.

Nella nota editoriale di Contro natura. Dottrina cattolica, retta ragione, diritto naturale e arte medica contro la sodomia, la questione è chiarita in termini ineludibili.

[…] Frequentemente si obietta alla definizione della sodomia come pratica «contro natura» col dire che «in natura» molti animali compiono atti omoerotici o si riscontrano comportamenti genitoriali in coppie dello stesso sesso. L’argomento è totalmente inconsistente e si fonda su un equivoco, ovvero su un’idea astratta e confusa di natura.

La sodomia è contro la natura umana, evidentemente diversa da quella del bisonte o del tricheco. All’ordine complessivo della creazione non ripugna che in nature animali inferiori abbiano luogo atti di questo tipo, anche solo a scopo di dilettazione, o simulati a fine sociale e di definizione delle gerarchie, una volta espletate, da almeno una parte degli esemplari, le funzioni essenziali connesse alla vita. Questa idea confusa e priva di distinzioni finirebbe, tra l’altro, col far ammettere la legittimità per l’uomo anche del cannibalismo, dello stupro, dell’incesto o della rapina in quanto presenti «in natura» e praticati abitualmente da molte specie.

Per gli animali si possono ammettere comportamenti non accettabili per l’uomo, la cui natura è ragionevole e comprende la libertà. Si tratta insomma di un argomento boomerang: affermare la bontà «naturale» della sodomia nell’uomo ricorrendo all’esempio di altri esseri, significa non cogliere che la ragione è parte della natura umana. L’uomo, dotato di
libertà, può decidere di violare il proprio fine con atti che non sono conformi alla propria natura, senza che questa cessi di richiedere un comportamento coerente con essa.

Si noti incidentalmente che, in un certo senso, ogni peccato (anche riferito ad altri comandamenti) va contro la specifica natura dell’uomo, che trova la sua piena realizzazione solo nel bene, e la sua distruzione nel male morale.

Il pensiero contemporaneo sull’uomo lo vuole inchiodare alla sua perversa caricatura di «bruto con l’ansia», dapprima riducendolo alla genitalità tramite il feticcio dell’emancipazione, poi curando l’inevitabile delusione con il trionfo della più sfrenata autopercezione e autorappresentazione. Si può essere ciò che si vuole, e se la realtà – sociale o fisica, relazionale o ambientale – non sposa in toto questa volontà performativa, è una realtà cattiva, da rovesciare (anche con strumenti legislativi, ma a volte è sufficiente il «rumore sociale» e la «pressione dei pari»). […]

 

Aldo Maria Valli:
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