Carmelitani in crisi: niente più vocazioni. Ma la vita religiosa, quando è seria, attrae ancora

di John Horvat

Tra gli ordini religiosi che si dedicano alla vita contemplativa i carmelitani hanno un ruolo speciale. I conventi carmelitani si trovano in tutto il mondo. Hanno dato alla Chiesa innumerevoli santi e modelli. Eppure, molti conventi carmelitani sono ora in crisi perché non hanno vocazioni. Le monache stanno morendo e i conventi, uno dopo l’altro, stanno chiudendo. Ogni chiusura rappresenta una tragedia e la fine della preghiera d’intercessione presso Dio per la Chiesa, la comunità locale, il mondo.

Il convento di Lisieux è in declino

L’ondata di chiusure sta coinvolgendo anche i conventi storici, quelli che potrebbero essere definiti i gioielli della corona dell’ordine. Perfino il celeberrimo convento di santa Teresa a Lisieux, in Francia, si avvia verso il declino.

In questo convento di clausura santa Teresa del Bambin Gesù si formò e si santificò dall’età di quindici anni, sviluppando la spiritualità della Piccola Via che si diffuse in tutto il mondo. Visse in questo convento con le sue tre sorelle Maria, Paolina e Celina, anch’esse monache carmelitane. Qui morì all’età di ventiquattro anni. La cappella è benedetta dalla sua tomba, visitata ogni anno da 150 mila pellegrini.

Grandi cambiamenti in arrivo

Il convento non chiuderà, per ora. Tuttavia, il Carmelo di Lisieux ha annunciato grandi cambiamenti, poiché da diversi anni non riceve più vocazioni. Sembra che nemmeno la fama della sua celebre santa sia sufficiente per attirare le giovani donne.

Per far fronte al calo numerico, il convento si sta affiliando a una federazione carmelitana di conventi che copre il Nord della Francia. Quest’affiliazione, la Fédération Thérèse-Elizabeth des Carmélites de France-Nord, riunisce trentadue fondazioni carmelitane di Francia, Belgio, Svizzera, Ungheria e Romania per “promuovere la comunione e l’aiuto reciproco”. L’associazione consente ai conventi membri in difficoltà una certa flessibilità nell’affrontare il declino, mettendo in comune le risorse.

Nel caso del convento di Lisieux, sono rimaste quattordici suore, ma si prevede che otto sorelle più anziane presto se ne andranno per essere reinsediate in case di riposo, mentre solo sei suore rimarranno per garantire la continuità del famoso convento.

Un nuovo programma e una nuova struttura

Poiché è difficile vivere con numeri così ridotti, l’orario delle carmelitane sarà modificato. Le suore non saranno più tenute a cantare in coro le lodi mattutine e i vespri serali, come avviene dalla fondazione del convento nel 1835. La presidentessa della Federazione carmelitana, suor Marie-Gabrielle de la Sainte-Croix, sarà la superiora maggiore del convento, aiutata sul posto da una superiora locale che supervisionerà le attività quotidiane.

La superiora maggiore afferma che i cambiamenti forniranno un periodo di pausa “per riflettere sul futuro del Carmelo e della comunità che lo abiterà”.

Per ora, sembra che il convento di Lisieux sia salvo. Tuttavia, senza nuove vocazioni, in futuro potrebbe essere costretto alla chiusura come tanti altri. E a quel punto i locali diventerebbero solo una sorta di museo.

Il Carmelo di Lisieux non è il solo in difficoltà. Altri si trovano ad affrontare dilemmi simili. Una venerabile comunità antica come quella delle carmelitane scalze di Lucena, in Spagna, ha annunciato che presto lascerà il convento occupato ininterrottamente da 412 anni. Con la morte della priora, nell’enorme complesso sono rimaste solo tre suore anziane. Così, con grande dolore e tristezza, le suore hanno accettato di “concludere la loro missione” in questo venerabile luogo.

Una narrazione progressista

Per spiegare il motivo della chiusura dei conventi in tutto il mondo ha preso piede una narrazione progressista. Alcune congregazioni sostengono che il tempo della vita celibe in comune potrebbe essere finito. Le Suore della Carità di San Vincenzo de’ Paoli di New York, ad esempio, ritengono di essere destinate a intraprendere un “percorso di completamento” mentre chiudono gli ultimi capitoli della loro storia bicentenaria. Altri ordini non hanno nemmeno più programmi di noviziato e non accettano nuove vocazioni.

La stessa narrazione sostiene anche che la dura vita di preghiera, contemplazione e penitenza non attrae più le giovani postmoderne che preferirebbero godersi la vita.

Così, alcuni ordini hanno annacquato i loro programmi e modificato le abitudini per adattarsi a tempi e gusti più moderni. Altri sono cambiati completamente e hanno adottato programmi radicali di giustizia sociale e di eco-attivismo che non hanno nulla a che fare con i carismi originali e non attraggono nessuno.

Conventi vuoti

Il risultato è sempre lo stesso: conventi vuoti, suore che invecchiano e speranze deluse.

Questa tragica tendenza suggerisce che qualcosa è terribilmente sbagliato. Qualcuno dovrebbe almeno riconoscerla come segno di un fallimento. Tuttavia, nessuno osa suggerire che i cambiamenti moderni potrebbero essere responsabili di questa enorme catastrofe spirituale. Invece, le congregazioni trattano la “mancanza di vocazione” come se fosse una condizione di cambiamento climatico su cui non hanno alcun controllo. Accettano la loro fine con rassegnazione.

L’attrazione per la vita soprannaturale

Naturalmente, tutti sanno qual è la soluzione. È nota da decenni. Non si trova tra le suore progressiste radicali, che hanno raddoppiato la promozione di programmi di “giustizia sociale” per attirare nuove postulanti che non arrivano mai.

Ciò che ha sempre funzionato per ringiovanire i conventi è stato il ritorno alla tradizione. Più i programmi sono tradizionali, maggiore è il numero di novizie che affollano i conventi. Alcuni conventi carmelitani tradizionali stanno addirittura costruendo nuove fondazioni per accogliere le giovani donne che desiderano entrare con gioia.

Queste giovani donne sono attratte dall’idea di dedicarsi alla preghiera, all’adorazione e al sacrificio isolandosi dal mondo. Desiderano impegnarsi nel loro ruolo soprannaturale di intercedere presso Dio per l’umanità peccatrice.

Invece di riconoscere e rafforzare questo successo, alcune autorità progressiste della Chiesa lo stanno cancellando. Vogliono cambiare le strutture della Chiesa per riflettere teologie moderne ed errate, che non portano mai buoni frutti.

Ricorso a Santa Teresa

Un modo per invertire la tendenza dei conventi vuoti è ricorrere a santa Teresa del Bambino Gesù. È la santa ideale per questo compito.

Le storie della sua intercessione riempiono i volumi. In effetti, oggi santa Teresa rimane molto popolare tra i cattolici di tutto il mondo. Le sue reliquie hanno viaggiato in quasi settanta Paesi, attirando spesso grandi folle. La gente non ne ha mai abbastanza di questa santa che ha insegnato che la santità eroica è possibile trasformando i compiti e i sacrifici ordinari della vita quotidiana in grandi imprese di amore e devozione. Era ardente il suo desiderio di entrare nel Carmelo all’età di quindici anni. Non è irragionevole pensare che lei riempia le anime con il desiderio di tornare a una vita di preghiera, adorazione e sacrificio scartata dal mondo moderno. Sarebbe stata una naturale e potente sostenitrice dell’avviamento di tali anime a Lisieux.

Il Piccolo Fiore ha anche promesso di inviare una pioggia di rose per fare del bene sulla Terra. Quale rosa più bella della vocazione a essere sposa di Cristo!

I conventi carmelitani “gioielli della corona” stanno fallendo perché non ci sono sante Teresine a salvarli. Lei ha dato la formula che ha aperto la strada anche alle anime deboli per praticare la virtù eroica nella vita quotidiana. La sua “Piccola Via” non è un “cammino di completamento”, ma una strada di santificazione.

La preghiera seria in attesa di miracoli spettacolari è ciò che serve per riempire questi conventi e convertire il mondo postmoderno. Sia dentro che fuori i conventi ciò che manca sono le anime di fede, che credono che santa Teresa sia fedele alle sue promesse.

Fonte: The Imaginative Conservative

Traduzione a cura di Tradizione Famiglia Proprietà – Italia.

 

 

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