Come riferisce monsignor Héctor Aguer, vescovo emerito di La Plata, un articolo della Prensa ha rivelato che in Argentina oltre un milione di bambini ogni sera va a dormire a stomaco vuoto. Il quotidiano raccoglie i dati di un rapporto internazionale secondo il quale dieci milioni di bambini in Argentina mangiano sempre meno carne e latticini. La povertà sta avanzando a grandi passi.
Il governo liberal-libertario punta all’equilibrio fiscale e al calo dell’inflazione. Ma intanto l’Argentina vive una costante e drammatica erosione delle classi medie. Ormai più della metà della popolazione argentina è povera e l’11% è caduta nella miseria profonda. Monsignor Aguer scrive che non è insolito vedere persone che frugano tra cumuli di spazzatura nella speranza di trovare resti di cibo.
Ora, di fronte a questo quadro, viene da chiedersi: perché il papa argentino, che pure viaggia molto, non va nella sua patria a portare un po’ di conforto ai poveri e a dire una parola di speranza?
Sappiamo che una visita papale ha molte componenti. Non è solo un viaggio pastorale, ma presenta sempre implicazioni politiche. È comprensibile quindi che il papa non voglia essere preso in ostaggio, dal punto di vista ideologico, da nessuna forza e desideri mantenere un’equidistanza. Ma a fronte della situazione socioeconomica che caratterizza l’Argentina attuale papa Francesco non dovrebbe forse andare oltre queste preoccupazioni e recarsi comunque nella propria patria sofferente?
Amici argentini mi dicono che nel Paese ci sono troppe persone che, ben conoscendo Bergoglio, non lo apprezzano affatto. Ma è pensabile che il papa non vada in Argentina perché c’è qualcuno che magari potrebbe esporre un cartello contro di lui o lanciare qualche slogan poco simpatico?
Un rapporto della Caritas ha segnalato che nel Paese la povertà non è solo un fatore economico. Almeno quattro argentini su dieci sono poveri anche in termini di diritti sociali. Non hanno accesso alle cure mediche e alle varie forme di assistenza. Uno stato di abbandono. Dunque, il papa che spesso denuncia quella che lui chiama la cultura dello scarto dovrebbe essere sensibile al problerma. Eppure non sale su un aereo e non va a trovare queste persone.
Si dice che i problemi siano l’età, 87 anni, e la salute. Ma oggi l’anziano pontefice parte per un viaggio da record, il più lungo del pontificato, che lo porterà, fino al 13 settembre, in Indonesia, Papua Nuova Guinea, Timor Leste e Singapore. Quattro diversi fusi orari e quasi 33 mila chilometri da percorrere. Ben sedici i discorsi papali previsti: quattro in Indonesia in italiano; cinque in Papua Nuova Guinea in italiano; quattro a Timor Leste in spagnolo; tre a Singapore in italiano. “Ai confini della terra tra popoli giovani e Chiese vive, Francesco in Asia e Oceania” titola l’agenzia ufficiale del Vaticano, Vaticannews.
A proposito dei rischi per la salute del papa di fronte a condizioni ambientali non certo favorevoli (per esempio, anche il 92% di umidità), il portavoce vaticano ha dichiarato: “Non ci sono preoccupazioni aggiuntive, i protocolli sanitari già in atto in ogni viaggio apostolico sono ritenuti sufficienti”.
Poi, dal 26 al 29 settembre, il viaggio in Lussemburgo e Belgio.
Guardando alle sole Americhe, papa Francesco è stato in Brasile, Bolivia, Canada, Cile, Colombia, Cuba, Ecuador, Stati Uniti, Messico, Panama, Paraguay e Perù.
Però non va in Argentina.
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Nell’immagine [chequeado.com], povertà per le strade di Buenos Aires