Pessime abitudini in chiesa / 21
di Daniele Berti
Caro Valli,
faccio riferimento alle precedenti “pessime abitudini in chiesa” pubblicate e le dico che mi ci trovo in pieno. Tutte provate; o meglio subite.
Ma ahimè c’è ancora spazio per indicarne altre ed io ne ho due da aggiungere.
Premesso che seguo il vetus ordo domenicale in Milano ormai da anni, sono però obbligato, volendo assistere saltuariamente alla santa messa durante la settimana, a partecipare alle celebrazioni della messa riformata, post Concilio Vaticano II. Una sofferenza tutte le volte, ma necessaria per avvicinarmi a Dio nell’Eucarestia.
E ora eccomi al primo punto, che si palesa poco prima della messa: il santo rosario comunitario.
Sorvolando sul fatto che tra una decina e l’altra a volte i misteri sono commentati con meditazioni poco consone, dopo il Salve Regina si giunge alle sante indulgenze che si lucrano se vengono richieste con la formula del “preghiamo per le intenzioni del sommo pontefice” e a seguire Pater, Ave e Gloria. Ma il modus ricorrente è: preghiamo per le intenzioni del papa, se non addirittura preghiamo per il papa. Ma se la Chiesa chiede di pregare per le intenzioni del sommo pontefice, c’è un motivo, come ha spiegato monsignor Bux in un articolo pubblicato da Duc in altum anni fa [qui] e consiglio vivamente di leggere o rileggere.
Ne ho parlato con chi guida il rosario, consegnando anche un foglio stampato con tutte le indicazioni del caso. Ma niente: quello che mi è ritornato è uno sguardo nel vuoto, da pesce lesso. E via, tutto come prima. Le garantisco che girando per il Nord Italia, novantanove rosari su cento sono così. Una guerra persa. Ma anche indulgenze perse.
E ora passiamo alla seconda pessima abitudine da me riscontrata, che si va ad aggiungere alle altre. Nella liturgia, dopo la consacrazione e il Pater, il celebrante arriva al momento della pace e dice: “Scambiatevi un segno di pace”. Peccato che qualche celebrante invece dica “scambiatevi il dono della pace” (ma il dono della pace lo dà il Signore, non ce lo diamo noi), oppure salti la frase, lasciando l’orda di fedeli increduli e indispettiti che, guardandosi l’un l’altro in una situazione tragicomica, iniziano a salutarsi lo stesso a cenni, e come pinguini chinano il capo in tutte le direzioni. Una situazione assurda, con il sacerdote che attende la fine della pantomima.
Riflettendo su tutte queste brutte abitudini, caro Valli, mi sorge un dubbio e a seguire una domanda. Penso che non basteranno due generazioni di papi per rientrare nei ranghi e rimettere tutto a posto. Ma la domanda è: ci saranno due prossimi papa? E se sì, di quale sponda?
Dove andremo a finire?
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Pessime abitudini in chiesa / 1
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