“Sfortunato come un cane in chiesa” si diceva una volta, quando gli animali non potevano entrare nei luoghi di culto. Ma ormai non sono pochi i sacerdoti che lo permettono.
Sul fenomeno, Duc in altum ha ricevuto diverse segnalazioni. Ne ho raccolte alcune.
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Caro Valli,
scrivo dall’Argentina e segnalo questo fatto. Sabato 18 maggio 2024 sono andato alla santa messa serale (ore 18) presso la parrocchia del Sacro Cuore di Gesù a Villa Ballester, Buenos Aires, e con mia grande sorpresa ho scoperto che nel tempio si aggirava un cane (si rivelò essere una cagna) che molto tranquillamente passeggiava tra le panche, fermandosi a salutare i pochi fedeli. A un certo punto l’animale si è seduto accanto al sacerdote celebrante [vedi foto] senza che questi facesse nulla per allontanarlo. Sorpreso, mi sono chiesto se il cane fosse per caso il “concelebrante” o se fosse lì come chierichetto.
Per me questa è un’ulteriore prova che noi cattolici del XXI secolo abbiamo perso il senso del sacro. Dovremmo pregare e fare digiuni di riparazione per le offese arrecate a Dio da chi pensa che il Padre accetta tutto perché è amorevole!
Claudio Pasian
Buenos Aires
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Caro Valli,
non mi vengano a raccontare che in chiesa non ci va più neanche un cane. Durante la santa messa nella chiesa della mia parrocchia ho cercato di vedere se ci fossero bambini. Zero. In compenso più di una volta ho visto proprio cani. Educati, silenziosi, tranquilli, accucciati vicino ai loro padroni. Così vanno le cose.
Valeria
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Caro Valli,
che cosa pensa delle sante messe celebrate per gli animali (di ogni genere) nella ricorrenza di sant’ Antonio abate? Ho visto chiese trasformate in zoo per l’occasione.
Giovanni
Risponde Michela Di Mieri, addestratrice cinofila e autrice per Duc in altum della serie di articoli su Santi e animali.
Gentile signor Giovanni,
personalmente trovo bello e giusto celebrare una messa per gli animali, di qualsiasi genere, nel giorno di sant’Antonio abate. I motivi sono di due ordini. Il primo: l’usanza fa parte della nostra tradizione e anzi sarebbe da riprendere anche l’abitudine che vedeva i sacerdoti passare per stalle, ovili e ovunque ci fossero animali domestici per benedirli. Il secondo: sebbene gli animali siano privi dell’anima razionale, nondimeno hanno quella vegetativa e sensitiva. Ciò significa che provano emozioni (gioia, tristezza, paura, rabbia), e anche dolore fisico, proprio come noi. Considerando che gli animali sono anch’essi creature del buon Dio, e che patiscono ogni sorta di accidente a causa del peccato di Adamo, non vedo perché una benedizione per impetrare la loro salute dovrebbe essere sbagliata.
Diverso il discorso circa la presenza degli animali in chiesa. E a questo proposito penso che occorra attenersi al buon senso prima ancora che al senso del sacro. Le chiese non sono luoghi per animali. Non per niente i nostri nonni facevano benedire gli animali sul sagrato o nella piazza antistante la chiesa, non dentro il luogo di culto.