Caro Aurelio…
Caro Aurelio,
visto che sei partito da un ricordo personale, mi permetto di farlo anch’io. Nella metà degli anni Sessanta del secolo scorso, quand’ero un bimbetto di otto anni, i miei genitori decisero di fare un viaggio in auto da Milano alla Sicilia portando anche i figli, ovvero mia sorella e il sottoscritto. Il mio papà, un tecnico che realizzava impianti elettrici, aveva qualche lavoro da quelle parti e volle renderci partecipi delle bellezze dell’isola. Appena seppi del viaggio, chiesi subito se ci saremmo fermati a Roma. Mi risposero che non era previsto, e allora io mi impuntai: desideravo moltissimo vedere Roma ed entrare in piazza San Pietro. Fui accontentato. Non so perché nutrissi quel desiderio. Forse avevo visto qualche immagine che mi aveva colpito. Quel che ricordo in modo nitido è che ritenni impensabile scendere verso Sud senza fermarci nella capitale e soprattutto senza andare là dove c’era il papa. All’epoca frequentavo la terza elementare e già desideravo diventare giornalista (forse perché a scuola andavo bene in italiano), ma certamente non sapevo che cosa fosse un vaticanista e non potevo nemmeno lontanamente immaginare che un giorno da quella piazza avrei raccontato in diretta televisiva e in mondovisione i funerali di un papa, l’elezione di due successori e innumerevoli altri avvenimenti. Né avrei mai potuto immaginare che avrei viaggiato al seguito di tre papi e che negli occhi delle persone, in posti lontanissimi da noi, avrei visto tanta meraviglia, ammirazione, gratitudine e partecipazione per il fatto di poter incontrare il papa arrivato da Roma
In quel 1966 il papa era Paolo VI, che mi sembrava un uomo triste, bisognoso di aiuto, e quando mi ritrovai in piazza San Pietro provai un’emozione fortissima e indescrivibile. Un presagio? Chi lo sa. Di certo fui colto da una sorta di commozione al pensiero che là ci fosse il papa in persona, il successore di Pietro, e gli mandai un pensiero di sostegno.
Noi cattolici, come ho già avuto modo di ricordare, siamo così: ubi Petrus, ibi Ecclesia. Il vescovo Ambrogio non avrebbe potuto dirlo meglio. E io, povero cristiano, mai e poi mai avrei immaginato che un giorno mi sarei ritrovato a nutrire dubbi sull’insegnamento di un successore di Pietro e perfino a innervosirmi al solo vederlo. Tuttavia, così è andata, il che comunque non significa che da parte mia ci sia una contestazione al papato in quanto istituzione. Al contrario, se soffro e mi arrabbio è proprio perché ci tengo. E so fin troppo bene che i problemi non sono incominciati tutti con il Concilio Vaticano II.
Anch’io dunque, come te, credo che il papato vada protetto, e non sono per niente contento quando lo vedo svalutato e svilito. Da parte mia, come sai, le critiche nei confronti dell’attuale inquilino di Santa Marta non mancano, e forse a volte mi lascio prendere dalla foga, ma sono reazioni e commenti che nascono dall’amore, non dal disprezzo. E di certo non scrivo mai per l’audience. Ci mancherebbe. A parte il fatto che per tanti anni i miei servizi sono stati visti e ascoltati da milioni di persone (per cui sotto quel profilo il mio ego può ritenersi già ben gratificato), tu pensi forse che prenderei posizioni tanto impopolari, e tali da attirarmi spesso feroci riprovazioni e non pochi insulti, se avessi di mira like, follower e visualizzazioni?
Io sono un tradizionalista dell’ultima ora, se così posso definirmi. Vengo da una storia di modernismo inconsapevole e adesso, dopo che il buon Dio ha fatto cadere la benda che mi impediva di vedere, tutto desidero meno che tra cattolici ci siano litigi e incomprensioni. Non mi nutro d’odio e non sono contento quando vedo che tra noi fratelli nella fede non riusciamo neanche più a capirci. Quello che faccio è invocare lo Spirito Santo e chiedere l’intercessione di Maria perché dal travaglio che stiamo vivendo possa nascere un bene. E sono sicuro che così sarà.
Non lascerò che odio, inimicizie, contrapposizioni e incomprensioni possano cancellare il bambino di otto anni che ancora è in me e che mi fa sentire pieno di commozione, e di gratitudine, pensando a Pietro. Nonostante tutto.
continua
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