Monsignor Chaput: “Così Francesco confonde e sconcerta”

di monsignor Charles J. Chaput* 

Papa Francesco ha l’abitudine, ormai consolidata, di dire cose che lasciano gli ascoltatori confusi, con la speranza che intendesse qualcosa di diverso da quello che ha effettivamente detto.

Al termine del suo recente viaggio a Singapore, il papa ha accantonato il discorso preparato per un gruppo interreligioso di giovani e ha offerto alcune riflessioni generali sulla religione. Poiché i suoi commenti erano improvvisati, naturalmente mancavano della precisione che normalmente avrebbe un testo preparato, e quindi speriamo che ciò che ha detto non fosse esattamente quello che intendeva.

Papa Francesco ha detto: “Se voi incominciate a litigare (la mia religione è più importante della tua… La mia è quella vera, la tua non è vera…). Dove porta tutto questo? Dove?”. E poi: “Tutte le religioni sono un cammino per arrivare a Dio. Sono – faccio un paragone – come diverse lingue, diversi idiomi, per arrivare lì. Ma Dio è Dio per tutti. E poiché Dio è Dio per tutti, noi siamo tutti figli di Dio. ‘Ma il mio Dio è più importante del tuo!’. È vero questo? C’è un solo Dio, e noi, le nostre religioni sono lingue, cammini per arrivare a Dio. Qualcuno sikh, qualcuno musulmano, qualcuno indù, qualcuno cristiano, ma sono diversi cammini”.

Francesco ha poi aggiunto un appello a impegnarsi nel dialogo interreligioso. Ma ha parlato del dialogo come se fosse fine a sé stesso. “Il dialogo interreligioso”, ha detto, “è qualcosa che crea un cammino”. La domanda è: un cammino verso dove?

L’idea che tutte le religioni abbiano lo stesso peso è straordinariamente sbagliata perché il Successore di Pietro possa sostenerla. È vero che tutte le grandi religioni esprimono un desiderio umano – spesso con bellezza e saggezza – verso qualcosa che va oltre questa vita. Gli esseri umani hanno bisogno di adorare. Quel desiderio sembra essere codificato nel nostro DNA. Ma non tutte le religioni sono uguali nei contenuti e nelle conseguenze. Ci sono differenze sostanziali tra le religioni nominate dal papa. Hanno nozioni molto diverse su chi sia Dio e cosa ciò implichi per la natura della persona umana e della società. Come predicava san Paolo duemila anni fa, la ricerca di Dio può assumere molte forme imperfette, ma sono tutte una ricerca imperfetta dell’unico vero Dio trino della Sacra Scrittura. Paolo condanna le false religioni e predica Gesù Cristo come la realtà e il compimento del Dio sconosciuto adorato dai Greci (Atti, 17:22–31).

In conclusione: non tutte le religioni cercano lo stesso Dio, e alcune religioni sono sia errate sia potenzialmente pericolose, materialmente e spiritualmente.

I cattolici credono che Gesù Cristo abbia rivelato chi è Dio, una volta per tutte e a tutta l’umanità. Ci ha redenti con la sua morte e risurrezione e ci ha dato la missione di condurre tutta l’umanità a lui. Come insegna molto chiaramente la nostra fede, solo Gesù Cristo salva. Cristo non è semplicemente uno tra gli altri grandi insegnanti o profeti. Per prendere in prestito un’idea di C.S. Lewis, se Gesù fosse solo uno tra tanti, sarebbe anche un bugiardo, perché affermò con enfasi: “Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me” (Gv 14,6). Un Dio amorevole può accettare l’adorazione da qualsiasi cuore sincero e caritatevole, ma la salvezza viene solo attraverso il suo unigenito Figlio, Gesù Cristo. Per questo Gesù non ha detto: “Continua per la tua strada e ne parleremo”.

Ci chiamiamo cristiani perché crediamo che Gesù Cristo è Dio, la seconda persona della Trinità. Fin dall’inizio della nostra fede, i seguaci di Cristo sono stati unici tra le religioni del mondo perché hanno accettato come vera la straordinaria affermazione di Cristo di essere Dio, in parte per i suoi miracoli, in parte per la sua predicazione, ma in definitiva per la sua morte e risurrezione corporea. I cristiani hanno sempre creduto che questa realtà renda il cristianesimo categoricamente diverso da tutte le altre religioni e richieda un impegno totale della nostra vita (per la cristologia della Chiesa si vedano: il Nuovo Testamento, il Concilio di Nicea, il Concilio di Efeso, il Concilio di Calcedonia, il Concilio di Trento, il Concilio Vaticano II, il Catechismo della Chiesa cattolica, il documento Dominus Iesus, solo per citare i principali tra i molti che insegnano chiaramente la divinità di Cristo e il suo ruolo unico nella storia della salvezza).

Suggerire, anche vagamente, che i cattolici percorrono un cammino verso Dio più o meno simile a quello delle altre religioni priva il martirio del suo significato. Perché dare la vita per Cristo se anche altre strade ci portano allo stesso Dio? Un simile sacrificio sarebbe insensato. Ma la testimonianza dei martiri è oggi più importante che mai. Viviamo in un’epoca in cui la religione dominante è sempre più il culto di sé. Abbiamo bisogno che i martiri, e ciascuno di noi come confessori di Gesù Cristo, ricordino a un mondo non credente che la via per una vita veramente ricca è donarsi pienamente agli altri, all’altro.

Il vescovo di Roma è il capo spirituale e istituzionale della Chiesa cattolica nel mondo. Ciò significa, tra l’altro, che ha il dovere di insegnare con chiarezza la fede e di predicarla con spirito evangelizzatore. Commenti vaghi ed erronei possono solo creare confusione. Eppure, troppo spesso, la confusione infetta e mina la buona volontà di questo pontificato.

I cristiani sostengono che solo Gesù è la via verso Dio. Suggerire, insinuare o lasciare intuire il contrario è mancanza di amore, perché l’amore autentico cerca sempre il bene dell’altro, e il bene di tutti è conoscere e amare Gesù Cristo e, attraverso lui, il Padre che ci dà la fede.

arcivescovo emerito di Filadelfia

Fonte: firstthings.com

 

 

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