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Libertà religiosa e indifferentismo / Encicliche papali che smentiscono bergogliani e vaticansecondisti moderati

di redazione Radio Spada

I recenti fatti di cronaca sono una buona occasione per mostrare ancora una volta la posizione della Chiesa sul tema della “libertà religiosa”. La dottrina è cristallina e smentisce in maniera netta la linea dei vaticansecondisti (e dei bergogliani, sottoinsieme dei precedenti). Da Magistero politico. Insegnamenti papali sulla politica per l’instaurazione di un ordine cristiano estraiamo quattro citazioni tra molte. Oltre a queste rimandiamo all’articolo La “libertà religiosa” condannata dalla Chiesa: estratti magisteriali e alla conferenza sulla crisi nella Chiesa del 16 marzo a Silea.

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[…] Perciò, come a nessuno è lecito trascurare i propri doveri verso Dio – e il più importante di essi è professare la religione nei pensieri e nelle opere, e non quella che ciascuno preferisce, ma quella che Dio ha comandato e che per segni certi e indubitabili ha stabilito essere l’unica vera – allo stesso modo le società non possono, senza sacrilegio, condursi come se Dio non esistesse, o ignorare la religione come fosse una pratica estranea e di nessuna utilità, o accoglierne indifferentemente una a piacere tra le molte; ma al contrario devono, nell’onorare Dio, adottare quella forma e quei riti coi quali Dio stesso dimostrò di voler essere onorato (Leone XIII, enciclica Immortale Dei, 1885).

[…] La libertà, come virtù che perfeziona l’uomo, deve applicarsi al vero e al bene; la natura del vero e del bene non può mutare ad arbitrio dell’uomo, ma rimane sempre la stessa, e non è meno immutabile dell’intima natura delle cose (Leone XIII, Immortale Dei, 1885)

[…] Non è assolutamente lecito invocare, difendere, concedere una ibrida libertà di pensiero, di stampa, di parola, d’insegnamento o di culto, come fossero altrettanti diritti che la natura ha attribuito all’uomo. Infatti, se veramente la natura li avesse concessi, sarebbe lecito ricusare il dominio di Dio, e la libertà umana non potrebbe essere limitata da alcuna legge. Ne consegue del pari che queste varie libertà possono essere tollerate se vi sia un giusto motivo, ma entro certi limiti di moderazione, in modo che non degenerino nell’arbitrio e nell’arroganza. (Leone XIII, enciclica Libertas, 1888)

[…] È una tesi assolutamente falsa, un errore pericolosissimo, pensare che bisogna separare lo Stato dalla Chiesa. Questa opinione si basa infatti sul principio che lo Stato non deve riconoscere nessun culto religioso: ed è assolutamente ingiuriosa verso Dio, poiché il Creatore dell’uomo è anche il fondatore delle società umane e conserva nella vita tanto loro che noi, individui isolati. Perciò noi gli dobbiamo non soltanto un culto privato, ma anche un culto sociale e onori pubblici. Inoltre questa tesi è un’ovvia negazione dell’ordine soprannaturale. Essa limita infatti l’azione dello Stato alla sola ricerca della prosperità pubblica in questa vita, cioè alla causa prossima delle società politiche; e non si occupa in nessun modo, come di cose estranee, della loro causa più profonda che è la beatitudine eterna, preparata per l’uomo alla fine di questa vita così breve. (Pio X, enciclica Vehementer Nos, 1906).

AA.VV, Magistero politico. Insegnamenti papali sulla politica per l’instaurazione di un ordine cristiano, Radio Spada, 320 pagine, 19.50 euro

Aldo Maria Valli:
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