di Mario Grifone
Caro Valli,
nell’imminenza delle elezioni americane, mi piacerebbe condividere alcune riflessioni con lei e i lettori del suo, o meglio dire del nostro blog.
La gran parte dei media e anche dell’opinione comune tende a vedere in Trump un buffone sovranista e maschilista che insulta una candidata che, oltre a essere donna è pure di etnia indiana, due caratteristiche che nell’immaginario collettivo la rendono inattaccabile.
Questo modo di pensare si fonda sulla falsa convinzione che le donne al potere siano immuni dai vizi tipici dei politici maschi in quanto non corruttibili, non violente e più attente ai bisogni della gente.
Ma è proprio così?
Per tutto il tempo della convention democratica un laboratorio mobile di Planned Parenthood è stato parcheggiato fuori dal palazzo dei congressi offrendo aborti gratuiti.
Non so quanti conoscono la storia di questa associazione. Planned Parenthood fu fondato da una donna, tale Margaret Sanger (1879-1966), attivista femminista che all’inizio del Novecento fece proprie le idee dell’inventore dell’eugenetica Francis Galton (1822-1911), cugino del più famoso Darwin, il quale sosteneva che deficienze umane, malformazioni e limitazioni mentali fossero trasmissibili geneticamente e pertanto riteneva necessario impedire la nascita di individui imperfetti attraverso la segregazione o la sterilizzazione forzata di quei soggetti che potevano trasmetterle.
Le teorie eugenetiche ebbero molto successo negli Stati Uniti, al punto di attirare grandi finanziatori quali Andrew Carnegie (magnate dell’acciaio), John D. Rockfeller (petrolio) e Henry Ford (auto), ma anche in Inghilterra, dove lo stesso Churchill si fece promotore di una legge poi approvata nel 1913.
La Sanger, ampiamente finanziata e supportata dai sopra citati personaggi, trovò in Europa un grandissimo fan in Adolf Hitler, che la menziona nel suo Mein Kampf come la più grande nazionalsocialista americana. Hitler, una volta giunto al potere, applicò le sue teorie e quelle degli eugenisti in maniera capillare, con i risultati che tutti conosciamo.
Ma non basta, la Sanger, tanto osannata da Hillary Clinton che la considera uno dei suoi mentori, era anche una razzista convinta, membro onorario della sezione femminile del KKK, e quando fondò Planned Parenthood e aprì le prime cliniche abortiste aveva come fine la sterilizzazione dei neri che a suo dire infettavano la razza bianca. E naturalmente odiava profondamente il cristianesimo.
Nel tempo la Planned Parenthood si è diffusa capillarmente in tutti gli Stati Uniti e non solo. Guardando una mappa delle sue “cliniche” si può notare come siamo sempre collocate nei dintorni di zone urbane degradate.
Ancora oggi la percentuale di aborti di donne di colore è circa il quintuplo di quello registrato per le bianche, pur essendo i neri americani circa il 13% della popolazione, cosa che fa riflettere.
Ho citato Hillary Clinton, epigona di altre donne importanti che l’hanno preceduta nella politica americana del periodo successivo alla presidenza Reagan.
La prima è Madeleine Albright (1937-2022), oggetto di un appassionato elogio funebre da parte della Clinton stessa. La Albright fu segretario di Stato sotto la seconda presidenza Clinton e fautrice delle sanzioni economiche nei confronti dell’Iraq che causarono la morte di cinquecentomila bambini. A una giornalista che la intervistò chiedendole conto di questo massacro, rispose imperturbabile che lo scopo delle sanzioni era quello di far cadere Saddam Hussein e quelle erano conseguenze inevitabili, i famosi “danni collaterali”. Chissà come si sarà giustificata di fronte al tribunale divino.
Durante la presidenza Bush Jr si fa largo un’altra donna, Condoleeza Rice, nominata consigliere per la sicurezza nazionale. Allieva del padre della Albright (guarda che caso) e fervente sostenitrice della guerra preventiva, durante il suo mandato ne favorì due, in Iraq e Afghanistan. Fu anche sostenitrice dell’uso della tortura per combattere il terrorismo: Guantanamo fu una sua creazione. Grande amica della Albright, oggi è convinta sostenitrice di Kamala Harris.
Hillary Clinton, segretaria di Sato durante la presidenza Obama, ha naturalmente proseguito nella politica guerrafondaia delle due che l’avevano preceduta: Libia e Siria sono stati i suoi campi di battaglia. Anche lei sostenitrice di Kamala Harris, è probabilmente la sua suggeritrice politica.
Ovviamente tutte queste donne sono state e sono sostenitrici dell’aborto di Stato.
Come si può capire da questo breve excursus, i presidenti che si sono succeduti prima di Trump non erano diversi fra loro, e le donne che li hanno accompagnati avevano tutte la medesima matrice politica, in modo da garantire una linea univoca indipendentemente dal partito vincitore delle elezioni.
Trump ha rotto l’incantesimo, e infatti sotto la sua presidenza non solo non si sono combattute guerre, ma grazie alla nomina di tre giudici supremi ha potuto cassare la sentenza Roe vs Wade, togliendo all’aborto la qualifica di diritto costituzionale e rimandando la legislazione in proposito ai vari Stati, alcuni dei quali hanno finalmente reso l’aborto inammissibile.
Questa è la vera ragione del contendere delle prossime elezioni, che rappresentano un confronto tra chi sta perseguendo il piano diabolico di distruzione dei valori cristiani e chi sta cercando di resistere. Si sarà notato come Trump non sia attaccato sul piano politico, ma solo ed esclusivamente su quello personale, cercando di screditarlo in tutti i modi, finanche provando a farlo letteralmente fuori.
Torno quindi all’inizio. Planned Parenthood ha orgogliosamente dichiarato di aver praticato durante la convention democratica venticinque aborti, venticinque vittime sacrificate sull’altare del politically correct. Sempre durante la convention, il cardinale Cupich, vescovo cattolico di Chicago, ha recitato una preghiera piena di belle frasi sul volersi bene e sulla pace, dimenticando che mentre elevava la sua preghiera venticinque anime salivano in cielo a poca distanza dal suo podio.
Come si può capire, il fatto di esser donna non garantisce alcunché. Margaret Sanger, Madeleine Albright, Condoleeza Rice e Hillary Clinton appartengono al pantheon dell’attuale candidata alla presidenza degli Stati Uniti. Sono quattro donne. Temo che san Giovanni nell’Apocalisse non se lo aspettasse quando descrisse i quattro cavalieri. Riflettiamo.
Non praevalebunt.
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Nella foto, Hillary Clinton con Madeleine Albright