Proposta / Un contro-sinodo di preghiera, perché falliscano i progetti di sovversione

di un Sacerdote

Negli ultimi decenni si è diffusa nella Chiesa una forma mentis di matrice gnostica secondo la quale sarebbe sufficiente che le cose fossero pensate e dette, senza alcuna corrispondenza nella vita. Là dove c’è uno sforzo di conformazione della prassi alla teoria, si tratta non della pratica delle virtù cristiane, ma dell’attuazione di cosiddetti “valori” propagandati dal pensiero dominante e perciò ben graditi al mondo. In tale quadro, in cui ciò che si pensa e si dice prevale sulla realtà e ognuno sceglie autonomamente quali ideali perseguire, anziché adeguarsi all’ordine morale oggettivo, è inevitabile che ci si convinca di poter modificare, sulla base di idee strumentalmente concepite e diffuse, perfino le strutture fondamentali della Chiesa.

Questo sembra essere l’intento dei promotori dell’imminente sinodo sulla sinodalità, ossia di una riunione di vescovi e consulenti vari che dovrà cimentarsi, per il secondo anno consecutivo, con un concetto inventato di sana pianta, che non ha né radici né precedenti nella Tradizione ecclesiastica. I sospetti, in particolare, vertono su una dissimulata volontà di modificare l’ordinamento gerarchico tramite l’abolizione del celibato sacerdotale e l’ammissione di donne al diaconato. Nel primo caso si tratta di una norma risalente agli Apostoli, che prescrissero la continenza completa agli uomini sposati che ricevevano l’Ordine Sacro; nel secondo siamo in presenza di una disposizione di diritto divino in forza della quale solo il maschio battezzato (vir baptizatus) è abile a riceverlo.

Il Magistero della Chiesa in una data materia, quando è universale e costante, risulta infallibile e, di conseguenza, immodificabile. La disciplina orientale, che ammette il clero uxorato, è in realtà una deroga alle norme originarie giustificata mediante la manipolazione dei canoni degli antichi concili da parte dello spurio Concilio Trullano o Quinisesto (692). Gli storici concordano sul fatto che un diaconato femminile come ministero ordinato non è mai esistito, mentre l’abolizione del celibato, illegittimamente decretata a Costantinopoli, fu dovuta alla polemica antiromana e alle ingerenze del potere imperiale. Anche oggi, in ossequio alle potenze mondane, si tenta di snaturare il sacro ministero di insegnamento, governo e santificazione, sul quale si fonda la Chiesa.

Se la Provvidenza, nei Suoi misteriosi disegni, permettesse ai sovvertitori di avere successo, la fede dei buoni cristiani non dovrebbe rimanerne scossa. L’attentata ordinazione diaconale di una donna sarebbe un atto invalido e sacrilego, mentre un uomo sposato, qualora fosse ordinato sacerdote, si troverebbe nell’impossibilità di assumere validamente qualunque ufficio ecclesiastico, dato che gli mancherebbe lo stato giuridico clericale, il quale implica il celibato; di conseguenza ogni cattolico avrebbe l’obbligo di disertare il suo illegittimo ministero. La parte sana del Corpo Mistico che vive sulla terra respinge spontaneamente quanto avverte estraneo alla retta dottrina e alla volontà di Dio; i novatori, perciò, sarebbero seguiti solo in ambienti che hanno apostatato dalla fede.

Tuttavia, poiché sussisterebbe comunque una grave offesa al Signore e un’occasione di scandalo per i semplici, è necessario pregare intensamente perché i progetti di sovversione falliscano, come già avvenuto l’anno scorso. Per questo siete tutti esortati a offrire ogni giorno di ottobre, mese del Santo Rosario, almeno una corona per la salvaguardia dell’ordine voluto da Gesù Cristo nella Chiesa e per un’autentica rinnovazione di essa nel senso dell’eliminazione degli abusi e della crescita nella santità. La Provvidenza potrebbe perfino servirsi proprio di quell’assise per riaffermare, grazie a una paradossale eterogenesi dei fini, la disciplina finora osservata; Dio vuole però realizzare i Suoi disegni con la cooperazione di ogni vero cattolico nella preghiera e nella penitenza.

Al termine del Rosario, dopo le Litanie Lauretane, aggiungete la preghiera A te, o beato Giuseppe e l’invocazione San Michele Arcangelo, difendici nella battaglia. Concludete con l’orazione seguente: “Difendici, ti preghiamo, Signore, da tutti i pericoli dell’anima e del corpo e, per intercessione della beata e gloriosa sempre Vergine Maria, Madre di Dio, con il beato Giuseppe, i beati tuoi Apostoli Pietro e Paolo, il beato N. [nome del titolare della parrocchia] e tutti i Santi, concedici benevolo la salute e la pace, affinché, eliminate tutte le avversità e gli errori, la tua Chiesa ti serva in tranquilla libertà. Per Cristo nostro Signore. Amen”.

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