di Aurelio Porfiri
Caro Aldo Maria,
non so se sarai d’accordo con me, ma sono convinto che siamo in un momento di transizione dell’umanità, un momento di passaggio che prepara quello che Thomas Kuhn definiva “cambio di paradigma”. C’è un fermento nell’aria che non è necessariamente preludio a cose buone.
Anche tu, che sei padre e nonno, vivrai con apprensione tutte quelle notizie che quotidianamente ci fanno intravvedere la fine del mondo, oppure la fine del nostro mondo, del mondo per come lo conosciamo. E se fossimo gli ultimi dinosauri?
Io leggo in questo senso anche la crisi della Chiesa, che interpreto nel senso greco della parola, cioè come cambiamento o giudizio. Le evoluzioni (o involuzioni) recenti della Chiesa ci fanno vedere al suo interno un tormento che potrebbe preludere a qualcosa di terribile, ma anche a qualcosa di meraviglioso.
Tu conosci meglio di me la cosiddetta “profezia di Joseph Ratzinger” del 1969. In essa c’è un passaggio molto interessante: “Il futuro della Chiesa può risiedere e risiederà in coloro le cui radici sono profonde e che vivono nella pienezza pura della loro fede. Non risiederà in coloro che non fanno altro che adattarsi al momento presente o in quelli che si limitano a criticare gli altri e assumono di essere metri di giudizio infallibili, né in coloro che prendono la strada più semplice, che eludono la passione della fede, dichiarandola falsa e obsoleta, tirannica e legalistica, tutto ciò che esige qualcosa dagli uomini, li ferisce e li obbliga a sacrificarsi. Per dirla in modo più positivo: il futuro della Chiesa, ancora una volta come sempre, verrà rimodellato dai santi, ovvero dagli uomini le cui menti sono più profonde degli slogan del giorno, che vedono più di quello che vedono gli altri, perché la loro vita abbraccia una realtà più ampia”.
Come vedi, l’allora professore tedesco fustigava certi progressisti (“coloro che non fanno altro che adattarsi al momento presente”) ma anche certi tradizionalisti (“quelli che si limitano a criticare gli altri e assumono di essere metri di giudizio infallibili”).
Anch’io penso che la soluzione alla crisi della Chiesa, se c’è una soluzione, va trovata al di fuori di queste categorie di pensiero, purtroppo rafforzate anche grazie a certi documenti magisteriali recenti che non hanno pacificato la Chiesa, ma hanno aumentato una tensione che era già latente.
Noi ci limitiamo a “guardare” attraverso le categorie interpretative che ci sono state fornite dalla modernità, mentre dovremmo invece imparare a “vedere”, purificandoci da tutto quello che ci ha sviato dalla strada maestra.
continua
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