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Quel chiedere scusa e perdono a senso unico

di Fabio Battiston

Il viaggio di Jorge Mario Bergoglio in Belgio e Lussemburgo ci ha proposto, per l’ennesima volta, lo spettacolo di un papa della Chiesa cattolica umilmente prostrato dinanzi ai governanti di turno nel chiedere scusa e implorare perdono per le malefatte, vere o presunte, che il clero e l’istituzione ecclesiale hanno perpetrato in quel paese. Nella fattispecie stiamo parlando delle cosiddette adozioni forzate e degli abusi sessuali compiuti tra gli anni Cinquanta e Settanta del secolo scorso. Tuttavia, le cronache di questi ultimi decenni sono straboccanti nel narrare di papi e cardinali, di pronunciamenti e documenti ufficiali tutti tesi a mostrare una Chiesa cattolica costantemente inginocchiata davanti al mondo secolare e ad altre confessioni religiose, per autodenunciare i propri misfatti. Dalle crociate all’inquisizione, dalle conversioni “estorte” agli abusi sessuali, dalle persecuzioni antiebraiche agli scandali finanziari, sino al presunto mancato rispetto di tradizioni e identità culturali dei popoli evangelizzati, è stato ed è tutto un susseguirsi di umilianti richieste di perdono. Si tratta di atteggiamenti sovente tenuti verso governanti, nazioni e fedi che hanno sapientemente sfruttato le gravi manchevolezze ecclesiastiche (che indubitabilmente si sono in taluni casi verificate) per alimentare la loro politica anticristiana e anticattolica con l’obiettivo mondialista di rendere insignificante, fino a eliminarlo, il ruolo della nostra fede e del Dio trinitario nella storia dell’umanità. Chiedere scusa e implorare il perdono delle vittime, quando si è in colpa, è giusto e necessario. Tuttavia ciò che sta avvenendo da diversi anni a questa parte è ben diverso e merita qualche puntualizzazione.

Queste situazioni – di cui il pellegrinaggio belga-lussemburghese è solo la rappresentazione più recente – definiscono l’immagine e la sostanza di una Chiesa ormai in totale ritirata di fronte a quel nuovo mondo verso cui essa dovrebbe invece svolgere il proprio ruolo evangelizzatore (parola quasi proibita nei corridoi vaticani). Purtroppo, tutte le occasioni sono buone per manifestare la servile acquiescenza del cattolicesimo verso qualsiasi istanza che il secolo propone, accettando con ignobile pavidità ogni invito ad adeguarsi ai nuovi valori che l’etica e la politica impongono in nome del progresso globale. È evidente come in questo scenario si collochi perfettamente una Chiesa più che mai sollecita nel riconoscersi colpevole per qualsiasi tipo di nefandezza che, a torto o a ragione, venga a essa attribuita. Insomma, un’istituzione nel mondo ma soprattutto del mondo… alla faccia del Vangelo di Giovanni.

Ma quando mai questo mondo si deciderà a chiedere umilmente scusa e perdono per i massacri, le violenze, le persecuzioni, le vessazioni, i furti e le distruzioni di cui la Chiesa e l’intero popolo cristiano/cattolico sono stati vittime? Crimini vecchi di secoli oppure molto più vicini ai nostri tempi, i cui protagonisti sono stati e sono tutt’ora, tra gli altri, Paesi e popoli che amano definirsi democratici.  Quando lo farà il Messico, memore del massacro dei cristeros? E la Francia rivoluzionaria delle recenti macabre olimpiadi, ancora fiera del genocidio vandeano? Quando si inchineranno per scusarsi i governanti di Cina, Vietnam, Giappone e Corea del Nord le cui mani, e quelle dei loro predecessori, sono lorde del sangue di migliaia di cattolici perseguitati? E l’Italia post risorgimentale, prima monarchica poi democratico-repubblicana (e massonica), quando riterrà di chiedere perdono per le violenze, le rapine e le appropriazioni con cui ha depredato per decenni monasteri, chiese, biblioteche e musei diocesani? Lo farà mai l’Inghilterra col suo odio anticattolico che, per secoli, infiammò la vita religiosa, sociale e politica di quel regno? E che dire di Stati Uniti d’America, Australia e Canada, così solerti nel celebrare processi mediatico-giudiziari contro il clero pedofilo e in prima linea nell’attaccare, con violenta veemenza, qualunque pronunciamento della Chiesa cattolica (sempre più raro in verità) contro i disvalori etici che guidano le loro nazioni. Avranno mai i loro governi il coraggio, l’umiltà e la nobiltà di riconoscere d’aver sbagliato, realizzando società umane totalmente secolarizzate e ormai prive di ogni fede nel Dio Trinitario? In tale contesto, medesimo discorso deve essere fatto sia per l’Unione Europea (e per gran parte degli Stati che ne fanno parte) che per la Russia. Quale grande significato potrebbero avere le scuse di Mosca per i settant’anni di persecuzioni, violenze e massacri cui il comunismo ha sottoposto il popolo cristiano ortodosso. Eppure ancora oggi, per una figura di radiosa grandiosità spirituale come quella di Pavel Aleksandrovič Florenskij, non è nemmeno iniziato il processo di beatificazione (grave colpa dell’ortodossia). Altro che richieste di perdono!

In questo elenco infine, ma non certo ultime, ecco le nazioni islamiche d’ogni latitudine – così amate e ossequiate dal sedicente pontefice che siede in San Pietro da undici anni – per i cui crimini plurisecolari contro il mondo cristiano non basterebbero mille richieste di perdono.

Penso sarebbe ora di finirla con l’inchinarsi pentiti di fronte a un mondo che, per i suoi delitti contro il cattolicesimo, non si è mai scusato ed è sempre più schiavo di culture atee, agnostiche e neopagane.

In questo scenario, seppur descritto in modo molto generale, quale è invece la realtà che abbiamo di fronte? Quella di una Chiesa cattolica temporale vile, pavida e incredibilmente accondiscendente. Essa non solo non chiede ad alcuno di fare ammenda degli errori e di riconoscere i propri crimini contro la cristianità, ma è un’istituzione sempre più arrendevole nel compiacere coloro che, dopo averle sputato addosso per decenni o per secoli, le impongono continuamente un nuovo viaggio a Canossa per dimostrare il visibile pentimento dei peccati commessi. Non solo, essa fa di più, molto di più. Dopo le scuse eccola pronta ad assecondare i desideri, i progetti e gli obiettivi che il mondo le chiede di sostenere. Che siano battaglie politiche, etiche, ambientali, sociali, tecno-scientifiche o valoriali, l’importante è che la chiesa temporale possa essere l’utile scendiletto (ma sarebbe meglio dire l’utile idiota) per dare una parvenza di dignità spirituale alle peggiori nefandezze che il deep state relativista abbia in mente di realizzare. Due esempi valgano per tutti: la sponda, a un tempo pastorale e dottrinale, che la Chiesa ha dato al pensiero unico negli anni tragici del Covid, sostenendo e giustificando il crimine vaccinista e i suoi mortiferi obblighi. Poi il mostruoso green deal – con il codazzo della nuova etica eco-ambientalista – i cui macabri effetti stanno, essi sì, distruggendo l’umanità. Su di esso e per esso la bergogliana barca di Pietro ha addirittura concepito una nuova e neopagana dottrina del peccato; una dottrina che, in questi giorni, ha trovato una sua formalizzazione – tragica e al tempo stesso ridicola – nei nuovi peccati sanciti dal Sinodo sulla sinodalità. Il dramma si è così trasformato in farsa, la farsa si tramuterà presto in orrore.

In sintesi, ciò che la chiesa cattolica temporale offre oggi al mondo non è più quella sacra dimensione soprannaturale che possa orientare lo sviluppo dell’umanità verso il suo incontro col Dio Uno e Trino. Tutt’altro. È una chiesa complice, che supporta un disegno preternaturale in grado, al contrario, di guidare l’umanità verso lo schianto definitivo contro il muro della dannazione.

Se oggi potessimo fantasticamente incontrare a Roma il marziano di Flaiano, invece del famoso “a marzia’, facce ride” potremmo chiedergli, a proposito della inarrestabile deriva di questa chiesa cattolica temporale: “A marzia’, portetela via che è mejo”.

Aldo Maria Valli:
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