Caro Aldo Maria Valli,
propongo alcune considerazioni sul fenomeno Medjugorje, fatte da chi non lo conosce in modo approfondito, non è schierato (né guelfo, né ghibellino) e può quindi osservarlo dall’esterno.
La commissione costituita a suo tempo, si legge, propende per il riconoscimento della veridicità delle prime apparizioni, mentre esprime dubbi sul loro seguito, che si protrae nel tempo. Ora, è veramente difficile credere che persone che hanno avuto la straordinaria esperienza di un contatto con il mondo soprannaturale possano poi diventare emeriti imbroglioni, o meglio, che la Madonna abbia permesso loro di diventare tali, perché altrimenti potremmo chiudere subito ogni rapporto di fiducia in Lei. L’alternativa è che i ragazzi abbiano orchestrato da subito un colossale imbroglio. Anche qui, però, è difficile credere che le bugie abbiano potuto reggere così a lungo.
A differenza di quanto è avvenuto per Bernadette e per Lucia, che si sono chiuse in un convento e non hanno quindi subito le inevitabili ingerenze esterne (salvo le invidie di alcune loro consorelle), questi ragazzi di Medjugorje hanno avuto una vita normale, con il lavoro, la famiglia, i rapporti sociali. Nessuna meraviglia se hanno avuto anche loro le normali fragilità e debolezze umane, se molte persone hanno cercato in tutti i modi di utilizzarli, a scopo di fede ma anche per interessi economici.
Sì è criticato spesso anche il rincorrersi di date e scadenze fisse, senza ricordare che a Lourdes e Fatima la Madonna si è comportata nello stesso modo. Si vede chiaramente che a Lei piace così!
E poi volete che il demonio non abbia cercato di intervenire con ogni mezzo per creare confusione e rovinare così l’azione della Vergine, la creatura da lui più odiata?
Di fronte al mistero dobbiamo fermarci, tutti, anche le alte sfere della gerarchia. Si racconta che, quando si trovò di fronte alla famosa questione del segreto di Fatima, papa Pio XI ad un certo punto sbottò, osservando che se la Madonna aveva qualcosa di importante da comunicare poteva pure farlo direttamente con lui, visto che era il vicario di Cristo in terra. Invece la Madonna, per comunicare con noi, ha sempre scelto persone molto giovani, umilissime, povere, ignoranti. È una verità sulla quale dovremmo meditare più spesso.
Cirillo Ruffoni
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Caro Valli,
raccolgo l’invito a un argomentare solido, con riferimento a Medjugorje.
Il mio argomento è scritturale. Fra cristiani si ritiene infatti la Scrittura l’argomento più adatto a confermare o smentire qualcosa.
Desidero essere breve, per non tediare Lei o i lettori: l’annuncio degli Angeli a Lot e l’annuncio di Giona a Ninive costituiscono, fra altri che non menziono, due esemplari luoghi scritturali che richiamano la valenza di ciò di cui parliamo quando ci chiediamo se Medjugorje venga da Dio o meno. Delle due l’una: o la profezia viene da Dio o non viene da Dio. Ma se non viene da Dio, allora ciò che ultimamente viene costantemente annunciato alla cattolicità e al mondo tramite i microfoni di Radio Maria (rafforzato dal recentissimo nulla osta della Chiesa cattolica al fenomeno) non accadrà nel modo in cui verrà preannunciato. Se viene da Dio, invece, accadrà così come annunciato, e noi lo vedremo con i nostri occhi e lo ascolteremo con le nostre orecchie.
A che lambiccarsi e discutere prematuramente rispetto agli eventi? Padre Livio ha detto chiaramente ciò che ci dobbiamo aspettare: due eventi gravi preannunciati su Medjugorje; un evento soprannaturale, inspiegabile scientificamente, e bellissimo, che si vedrà permanentemente sulla collina delle apparizioni e durerà fino alla fine della storia, cioè al ritorno di Cristo Giudice; sette successivi eventi di gravissima importanza (il richiamo è ai flagelli dell’apocalisse) che riguarderanno la Chiesa e il mondo. Tutti e dieci questi eventi, preannunciati ciascuno pubblicamente – con approvazione sottoscritta dell’autorità ecclesiastica- con tre giorni di anticipo, con indicazione chiara circa il cosa, il dove, il quando e la durata.
È molto semplice: ciò che dovrà credersi si potrà anche vedere per averne progressiva conferma, sì da piegare – se possibile – anche il comprendonio dei più scettici alle cose del Cielo. E chi dubiterà fino a un punto di non ritorno, potrebbe essere travolto, come ai tempi di Noè, Sodoma ed Egitto.
Posso allora permettermi di dire che oramai le parole sono superflue? Se è da Dio, lo si vedrà, perché accadrà così come preannunciato. Se non è da Dio, nulla accadrà.
Per prudenza, però, non è meglio ci si conservi in una posizione di apertura?
Ricordo che fra coloro che videro Cristo sulla montagna, prima dell’Ascensione, la Scrittura dice che “alcuni dubitarono”. Ora, se già fra coloro che videro il Verbo in carne e ossa e lo videro ascendere alla destra del Padre vi furono dubbi, perplessità e incertezze, che dovremo dire noi, duemila anni dopo, che ci crediamo fedeli e tradizionalisti, eppure diffidiamo dei segni che Dio ci mette davanti agli occhi?
Concludo con la Scrittura: “Non siate increduli, ma credenti!”.
Questo è il mio auspicio.
Giovanni Traverso
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Caro Valli,
mi sono sentito personalmente interpellato dalla sua nota del 12 ottobre scorso su Medjugorje. Dunque, eccomi qui.
Due righe di premessa. Sono diventato un assiduo lettore del suo blog da quando mi sorprese pubblicando il famoso articolo del 28 maggio 2016 su La Chiesa e la logica del “ma anche”. Nel tempo ho comprato anche un paio dei suoi libri, che mi sono piaciuti.
Sul blog ho trovato interventi molto interessanti, altri invece confermano che siamo immersi in un tempo di confusione.
Forse finora gli interventi su Medjugorje, che lei stesso ha sollecitato, sono stati inferiori alle attese dopo che lei ha confessato la sua “scarsa sensibilità” verso il mondo delle apparizioni.
Io me n’ero accorto già il 6 settembre 2021 quando tradusse un articolo del professor Peter Kwasniewski (scrittore, saggista, editore, conferenziere) sul fenomeno Medjugorje a partire dal libro di un altro studioso, Donal Anthony Foley, Medjugorje Complete, apertamente critico nei confronti del fenomeno delle apparizioni. Opere di intellettuali che evidentemente non vivono quello che studiano.
Non faccio parte di nessun movimento di entusiasti. Per me quei tempi son passati da un bel po’. Ho venticinque anni più di Kwasniewski e dieci più di Foley. Sono nato in una famiglia cattolica, da piccolo ho fatto il chierichetto e ho servito centinaia di messe cantate in gregoriano nei giorni di festa e cantate nei giorni feriali per gli uffici dei defunti, compresi Miserere e Dies irae. Da una quarantina d’anni cerco di andare tutti i giorni a messa: quella feriale dura una mezz’oretta, pare poco ma è sempre arricchente.
Sono stato diverse volte a Medjugorje prima con mia moglie già nel 1988 e poi anche con i due figli, perché l’ho trovato un luogo di profonda spiritualità e per noi anche l’occasione di una vacanza riposante da tutti i punti di vista, senza tv, giornali, telefonate, con molti momenti di preghiera e lunghe adorazioni con tanto raccoglimento, anche se alla presenza di migliaia di persone. Non abbiamo mai avuto bisogno di guide per frequentare quei luoghi. In un paio di occasioni abbiamo partecipato a ritiri spirituali. Le nostre vacanze lì sono sempre costate poco.
La cosa più miracolosa che continua a sorprendermi del fenomeno Medjugorje è il fatto che nessuno dei sei veggenti sia ancora andato fuori di testa, pensando alle richieste, sempre le solite e ripetitive (e non potrebbe essere diversamente), che da oltre quarant’anni vengono poste loro dai pellegrini. Quelle poche volte che abbiamo avuto occasione di incontrarne qualcuno, li abbiamo sempre trovati molto equilibrati, persone semplici e sincere, capaci di pazienza e di ascolto.
Certo, la Madonna che appare per tutto questo tempo sembra un fenomeno che lascia molti perplessi e pensierosi.
Per sintetizzarli in due parole, i messaggi che ci vengono da Medjugorje più che proporre analisi su quel che succede nel mondo ci ricordano i rimedi che servono per potercela cavare: ci sollecitano alla preghiera, al digiuno, alla conversione, al rosario, alla messa, così da poter affrontare con le energie necessarie i tanti problemi personali e sociali che stiamo vivendo. E se la Madonna non si è ancora stancata di ripeterli, è forse perché ci considera come figli un po’ discoli che spesso preferiscono fare di testa propria.
I recenti interventi su Medjugorje pubblicati da Duc in altum rivelano personali delusioni che provocano rancore. Si cercano pretesti dovuti ai limiti umani per escludere la soprannaturalità di quel che lì avviene, così come hanno fatto papa Francesco e il cardinale prefetto del Dicastero per la dottrina della fede, Tucho Fernández, i quali però non hanno potuto infierire più di tanto sui veggenti, salvo affermare che qualche volta si sono inventati alcuni messaggi (e gli altri no?) della Regina della Pace, per esempio la data di nascita di Maria Santissima, il 5 agosto, come se questo compleanno avesse procurato loro vantaggi personali. Boh!
Per me escludere il soprannaturale dai nostri interessi significa avere una fede abbastanza striminzita, tutta tesa a trovare magagne negli altri senza considerare le proprie, e senza considerare che limiti e peccati non mancano a nessuno, nemmeno ai santi (che anzi si sentono più peccatori di noi tutti), come siamo obbligati a riconoscere all’inizio di ogni messa.
Questa autosufficienza a cui lei ha dato voce, caro Valli, mi preoccupa molto.
Alfredo Mori
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Caro Valli,
seguo da pochi mesi Duc in altum e trovo gli interventi suoi e dei suoi ospiti molto utili a chi, come me, è vissuto da sempre nella Chiesa cattolica, partecipandovi attivamente per trent’anni. Ho riposto grande fiducia in essa, nel papa, nelle gerarchie e nei sacerdoti ma oggi (dal 2013) mii sento smarrito.
Da qualche anno faccio parte della confederazione dei Triarii, seguo le trasmissioni sulla Triarii tv e partecipo a incontri e convegni: ciò mi aiuta a svelare e accogliere la realtà, così diversa dalla percezione che ne avevo, senza tuttavia soccombere ad essa.
Particolarmente interessante mi pare l’argomento “alberi e frutti” stimolato dal pronunciamento della Chiesa su Medjugorje. Così mi sono chiesto: non sono un po’ troppi i “frutti cattivi” arrivati da presunti “alberi buoni”? Ad esempio: i salesiani, i gesuiti, i legionari di Cristo (che sembravano inediti frutti buoni di un albero cattivo), i francescani (solo per citarne alcuni)? E che dire dei movimenti ecclesiali? Comunione e liberazione, Rinnovamento nello Spirito, Neocatecumenali, Agesci…
Non credo sia necessario spiegare a lei e ai lettori di questo blog quanto si siano deteriorati questi frutti, eppure alcuni fra i rispettivi alberi sono stati elevati agli altari dalla Chiesa di sempre su decisione di papi degnissimi. Certo, per i movimenti è un po’ diverso, in ogni caso i frutti iniziali, così come le intenzioni dei fondatori, erano universalmente considerati buoni e provenienti da buoni alberi. Eppure…
È questo un altro problema da annoverare fra i complicati cortocircuiti che confondono sempre più i semplici come me e che possono essere rielaborati e poi compresi, almeno in parte, solo seguendo chi con onestà si attiene alla realtà, come per lo più avviene in questo blog.
Magari questa mia riflessione susciterà qualche approfondimento da parte sua o dei suoi abituali ospiti. Mi rimetto in ascolto e porgo cordiali saluti.
Lettera firmata
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Caro Valli,
raccolgo il suo invito a intervenire su Medjugorje. In primo luogo per dire che mi ha colpito la messe di articoli contro Medjugorje usciti dopo la recente dichiarazione del Dicastero per la dottrina della fede e il relativo nulla-osta, quasi che questo documento ne sia stato il detonatore.
Leggendo con attenzione i pezzi pubblicati dal suo blog e anche altrove, non posso fare a meno di notare nei confronti del cardinale Tucho Fernández un pregiudizio di fondo che condiziona l’esposizione dei detrattori. Sia ben chiaro: non nutro alcuna simpatia per il suddetto, ma questo non vuol dire che per forza tutto quello che dice o scrive sia da rifiutarsi apoditticamente.
Le critiche che ho letto si basano essenzialmente sul fatto che i veggenti sono dei millantatori. La prova sarebbe nei loro comportamenti e stili di vita e in secondo luogo nella mole sterminata di messaggi, in cui sembra si dica tutto e il contrario di tutto. A questo si aggiungono affermazioni sul fanatismo dei sostenitori di Medjugorje che, a detta dei detrattori, respingono in maniera tetragona ogni critica, quasi fossero una setta di esagitati.
In tutti gli articoli si sorvola sui cosiddetti frutti di Medjugorje, cioè sulle conversioni dei molti che vi sono stati, quasi fossero un effetto secondario e comunque diabolico.
Al pari di lei non ho una particolare attrazione verso le apparizioni, che non aggiungono nulla alla rivelazione che di per sé contiene tutto quello che c’è da sapere, tuttavia un fenomeno che dura da più di quarant’anni, con milioni di pellegrini passati da quel sito, non possono non suscitare una certa curiosità.
Volendo capire di persona cosa succede in quella landa perduta della Bosnia-Erzegovina, ho partecipato a un viaggio nel 2022, ben oltre quarant’anni dopo le prime apparizioni.
A beneficio dei critici che le hanno scritto, rassicuro che non vi sono andato con l’intenzione di vedere i veggenti o di assistere alle apparizioni, e devo dire che la stragrande maggioranza delle persone che erano in visita non sgomitavano per assistervi.
Quella che invece ho visto e sperimentato è stata la grande devozione nei confronti della Madonna e la sincera partecipazione alle sante messe, peraltro celebrate in maniera liturgicamente ineccepibile e tra l’altro con la possibilità di ricevere l’Eucarestia in ginocchio e in bocca, cosa ormai quasi impossibile altrove, salvo che nelle messe tradizionali purtroppo molto scarse.
Aggiungo di aver visto migliaia di persone pregare in silenzio davanti al Santissimo Sacramento, esposto ogni sera fuori dalla chiesa troppo piccola per accogliere tutti, e le lunghe code davanti ai sacerdoti che incessantemente confessano in tutte le lingue. Tra l’altro questi sacerdoti, con i quali ho avuto modo di parlare, sono semplici preti diocesani che prestano parte del loro tempo a Medjugorje e poi tornano tranquillamente nelle loro diocesi.
I critici citano vari soprusi da parte di persone che sostengono Medjugorje e sicuramente hanno anche ragione: data l’estensione temporale di questo fenomeno, può essere successo di tutto e ci sta pure che vi siano millantatori e persone che lo sfruttano per fini personali. Mi sembra però che si dovrebbe prestare più attenzione a quello di buono che di fatto succede e non può essere smentito: in tutto questo lungo lasso di tempo abbiamo assistito a decine di migliaia di conversioni, atei che hanno cambiato vita, tantissime opere buone che da lì sono partite. I centri di recupero di tossicodipendenti e quelli di assistenza ai poveri e agli anziani che sono presenti a Medjugorje sono una realtà tangibile. Tante sono state le vocazioni sacerdotali che hanno rimpinguato i vuoti seminari europei e occidentali.
Può essere tutto questo opera del demonio, come vorrebbero farci credere i detrattori?
Quanto ai veggenti, ho letto che i loro stili di vita sono completamente differenti da quelli dei veggenti di apparizioni consolidate come Fatima e Lourdes. Proprio dal loro comportamento dovrebbe rilevarsi la mendacità del fenomeno. Secondo i critici costoro infatti avrebbero dovuto farsi religiosi e condurre vite sante, ma l’affermazione è in contrasto col catechismo di sempre, che ci insegna il rispetto massimo che Dio ha nei confronti delle nostre scelte libere anche se dannose per la nostra anima.
Vorrei ricordare a tal proposito che la messa celebrata e o la confessione ricevuta da un sacerdote in grave peccato mortale per la sua condotta di vita è comunque valida in virtù del sacramento dell’ordine da questi ricevuto.
Non si capisce quindi perché un veggente che ha ricevuto in giovane età delle apparizioni debba forzatamente avere uno stile di vita irreprensibile. Peraltro, da quello che so non mi pare che i sei ex ragazzi siano dei delinquenti. Sulle apparizioni che continuano ad avere alcuni di loro non mi pronuncio: potrebbe anche essere vero che non siano genuine e qualche messaggio contradditorio potrebbe avvalorarne la tesi. La Chiesa infatti ha infatti riconosciuto come credibili solo quelle iniziali. Il tempo ce lo dirà. Comunque è assodato che le conversioni e le vocazioni ormai avvengano indipendentemente da tutto ciò e sono convinto che continueranno anche dopo.
Sta di fatto che chi vive l’esperienza del viaggio a Medjugorje torna con la sensazione di aver respirato aria buona e con un certo rimpianto quando si trova poi ad assistere alle “messe creative” della propria diocesi.
Ripeto quindi la domanda: le centinaia di migliaia conversioni di questi quarant’anni possono essere opera del demonio? Può il nemico di sempre tollerare che persone che erano già nelle sue mani gli sfuggano e cambino vita? Come può allo stesso tempo volere che milioni di persone ogni giorno preghino la Madre di Dio?
Il diavolo, come si sa, semina zizzania e divisioni e questi articoli abbastanza livorosi non vanno forse proprio in quella direzione? La storia della Chiesa ci insegna che le critiche dei buoni sono assai più dannose di quelle dei nemici.
Non praevalebunt!
Mario Grifone
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