Dalla Chiesa degli Apostoli alla Chiesa “conciliare”. La versione di Zen

Una, santa, cattolica e apostolica. Dalla Chiesa degli apostoli alla Chiesa “sinodale”. Basta il titolo per capire dove si vuole andare a parare. E il cardinale Joseph Zen, coadiuvato dall’amico Aurelio Porfiri, lo fa da par suo. “Mettendomi dalla parte dei credenti – scrive a un certo punto – io penso che la cosa che più si aspettano dai loro sacerdoti è di ascoltare la Parola di Dio”. Ecco il pastore che conosce le sue pecore. È proprio così: il credente ha sete della Parola di Dio e desidera che qualcuno gliela ricordi mostrandone la freschezza e la costante attualità. E invece spesso incontra solo pastori che amano giocare a fare i sociologi o i tuttologi, e magari se la prendono con il clericalismo e l’autoreferenzialità quando sono loro i primi a cascare in questi peccati con tutte le scarpe.

Il cardinale Zen stigmatizza l’ideologia del cambiamento e scrive che, dopo l’avvento di Gesù, “l’immutabile partecipa del cambiamento”. Ecco una bella lezione. Noi certamente cambiamo. Tutto in noi è cambiamento. Ma non siamo canne al vento. Cristo dà un senso, e lo fa mediante il più grande cambiamento della storia, il mistero pasquale che ci purifica nel suo sangue e sconfigge il peccato.

Leggere queste pagine è come ripercorrere il catechismo. Il cardinale Zen non ha la pretesa di inventare chissà che di nuovo. Non fa che ribadire il depositum. Anche quando si concede qualche dolente incursione nella situazione della Chiesa cinese, la luce che guida i suoi passi è la Parola, nient’altro.

Per la Chiesa ha espressioni che non nascondono la preoccupazione. “Insistere su posizioni che contraddicono gli insegnamenti tradizionali della Chiesa significa promuovere volontariamente la divisione”. E sappiamo chi è il divisore per eccellenza.

Il sinodo sulla sinodalità non lo convince e lo dice senza nascondersi. In cinese la parola “sinodalità” non esiste e bisogna ricorrere a parafrasi. Ma anche gli stessi promotori del sinodo sembrano avere le idee alquanto confuse quando si tratta di spiegare che cosa stanno combinando. Una certa idea di sinodo sembra andare verso una “democrazia dei battezzati”. Ma che significa? Chi sono questi battezzati? E in che cosa credono?

Giocare con le parole è pericoloso. A proposito degli abusi sessuali commessi da consacrati, nel sinodo si parla del “clericalismo” come fonte del male, quando invece bisognerebbe dire che la rivoluzione sessuale è entrata anche nella Chiesa, a partire dai seminari.

Il cardinale Zen non rifiuta il sinodo e anzi ribadisce l’importanza di confrontarsi. Ma “è importante chiamare ogni cosa con il proprio nome”, altrimenti si produce confusione. E com’è possibile continuare a parlare di “sinodo dei vescovi” quando un grande numero di laici, uomini e donne, vi partecipano con diritto di voto?

Dall’alto dei suoi molti anni (è nato a Shangai il 13 gennaio 1932), il cardinale salesiano Joseph Zen Ze-kiun ribadisce l’invito di Gesù: “Venite e vedete” (Gv 1,39). Si è formato come sacerdote e come salesiano negli anni del Concilio Vaticano II e nelle sue riflessioni si aggancia volentieri ai testi conciliari. Tutto ciò può far storcere il naso a chi ha imparato che il Vaticano II è stato fonte di tanti errori e tradimenti. Non di meno, la sua resta la testimonianza di un pastore credibile che, pur in presenza di difficoltà inimmaginabili in Occidente, ha continuato con coraggio a proclamare la Parola. E a parlare da uomo libero.

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Joseph Zen, Una, santa, cattolica e apostolica. Dalla Chiesa degli Apostoli alla Chiesa “sinodale”, a cura di Aurelio Porfiri, Ares, 168 pagine, 15,50 euro   

 

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