Lettera da Londra / Soldi in fumo e investimenti conformi alla sharia
di Laura Dodsworth
La settimana scorsa mi sono ritrovata in un pub perfettamente normale. Volevo ammazzare mezz’ora prima di un incontro e placare la sete, ma mi sono quasi soffocata quando la barista mi ha detto che la mia cola dietetica sarebbe costata 4,60 sterline! Per molto meno, avrei potuto comprarne otto lattine in un discount. Ma, ahimè, ero lì, nelle strade dorate di Belgravia, non in un supermercato economico.
Ho calcolato che ogni sorso mi stava costando la bellezza di 23 penny. Il che sarebbe ragionevole per l’oro liquido o le lacrime di unicorno, ma non per la cola. Ho lanciato alla cameriera un’occhiata torva. È difficile godersi il proprio drink in certe circostanze.
Quand’è che Londra è diventata così cara? Mangiare fuori, in questa città, è diventato uno sport estremo per il conto in banca. Quando ho condiviso il lamento del mio portafoglio con gli amici, una di loro ci ha deliziati con il racconto dei suoi recenti guai finanziari arrivati dopo una cena apparentemente innocua: “I prezzi del piatto principale – ha detto – sembravano ragionevoli, ma quando ho aggiunto un bicchierino di vino della casa per dieci sterline, il caffè per cinque sterline e 7,50 sterline per un cestino di pane, mi sono sentita completamente fottuta”.
Direi che ti sei spiegata molto bene, cara.
Secondo il Trust for London’s Cost of Living Tracker, le ultime cifre mostrano che per mantenere lo stesso tenore di vita del 2020 i londinesi con i redditi più bassi ora dovrebbero spendere un sorprendente 27% in più a settimana. Sufficiente per far subito pensare a una dieta a base di aria e acqua del rubinetto.
Anche i trasporti pubblici, un tempo il grande livellatore, hanno ceduto alla follia inflazionistica. Un singolo viaggio sull’Underground nelle ore di punta può costare 6,70 sterline. Per quel prezzo, mi aspetterei un maggiordomo personale e un massaggio ai piedi. Invece, si ha il piacere di essere scarrozzati come sardine tra sconosciuti sudati mentre si sfreccia attraverso tunnel bui. Che cosa terribilmente civile!
A proposito di metropolitana, mentre sei in viaggio lì dentro, magari pensando di vendere un rene per permetterti il tuo prossimo pasto, potresti notare una nuova campagna pubblicitaria per Wahed, una società di investimento conforme alla sharia, la legge islamica, che propone “investimenti etici e halal”, così da creare “ricchezza a lungo termine senza sacrificare la fede”. La pubblicità raffigura immagini di soldi che vanno in fumo, e quando l’ho vista per la prima volta ho pensato che fosse uno spot falso generato dall’intelligenza artificiale e progettato per suscitare indignazione contro il processo di islamizzazione del nostro Paese. Invece è vera!
Lo spot ha provocato clamore, non da ultimo perché vi compare il predicatore islamico Ismail ibn Musa Menk, noto come Mufti Menk, con in mano una valigetta piena di dollari americani che bruciano, come all’inferno.
Di questa campagna pubblicitaria, che esorta i pendolari a “rifiutare lo sfruttamento”, non mi piace proprio nulla, eppure trovo che le immagini di soldi che vanno in fumo siano azzeccate.
Quando ho controllato diligentemente se questa pubblicità fosse autentica, ho notato che la startup vuole sottolineare una questione piuttosto seria. Nella home page del sito web di Wahed viene infatti citato il Corano: “Oh voi che credete, temete Dio e rinunciate ai profitti del prestito a interesse se siete credenti, e se non lo farete vi sia dichiarata guerra da parte di Dio e del suo Profeta” [2:278-279].
Quindi, se ho capito bene, ci sarà una guerra santa di qualche tipo contro tutti noi che disponiamo di conti correnti con normali interessi? Suona un po’ estremo. Sicuramente più estremo del poster che è stato recentemente bandito dalla Transport for London per aver mostrato un hot dog visto come “promotore dell’obesità” o, all’altro estremo della scala, le pubblicità che la società londinese dei trasporti nella sua infinita saggezza considera forme di body shaming.
Mentre rifletto sullo stato delle cose nella nostra un tempo amata capitale, non posso fare a meno di pensare che siamo tutti inconsapevoli partecipanti a un grande falò economico. Le fiamme dell’inflazione consumano i nostri portafogli, riducendo in cenere le sterline guadagnate con fatica. Tristemente, sembra che a causa della globalizzazione stiamo vivendo una riduzione permanente degli standard di vita, mentre altre nazioni stanno crescendo. E come se non bastasse, in caso di guerra di religione coloro che otterranno un po’ di interesse sui resti fumanti dei loro risparmi si troveranno dalla parte sbagliata.
Alla fin fine, cos’altro resta da fare a Londra, in questa città in cui i tuoi soldi prendono fuoco per autocombustione, se non brindare con un bicchiere da dieci sterline di vino mediocre?