Lifesitenews.com ha chiesto a monsignor Viganò di commentare i risultati del più grande sondaggio condotto tra i cattolici negli Stati Uniti, secondo il quale la ragione numero uno della perdita della fede nella vera presenza di Cristo nell’Eucaristia è la Comunione nella mano. Ed ecco il testo italiano del contributo dell’arcivescovo.
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Il sondaggio condotto dalla Real Presence Coalition conferma ciò che era già evidente sin da quando Paolo VI autorizzò la modifica della disciplina in materia. Anzitutto, era chiaro che le cosiddette “riforme” imposte da una cupola di modernisti eversori non rispondevano ad alcuna richiesta “della base”. Né il Novus Ordo, né le nuove modalità di amministrazione della Comunione erano il frutto di un reale bisogno del corpo ecclesiale. È vero invece il contrario, e cioè che la cosiddetta riforma liturgica doveva aiutare a diffondere tra il clero e i fedeli la dottrina che essa racchiudeva, facendo sì che la πρᾶξις influisse sulla δόξα. Il concetto riassunto dall’adagio Lex orandi, lex credendi è stato adottato ampiamente dai fautori della riforma conciliare, ma al contrario e dolosamente: in questo caso non è infatti l’oρθοδοξία che determina la ὀρθοπραξία, ma la ἑτεροπραξία che plasma la ἑτεροδοξία.
Il fedele a cui è chiesto di inginocchiarsi per ricevere in bocca la Santa Comunione è portato dai gesti che compie a riconoscere nelle Sacre Specie la Presenza Reale e ad aderire alla dottrina cattolica relativa. Analogamente il fedele a cui è chiesto di non inginocchiarsi e di toccare la particola con le mani finisce col credere alla dottrina eterodossa insinuata dai riti riformati. Questo cambiamento dottrinale è ulteriormente favorito nel momento in cui il cambiamento rituale sostituisce una prassi del tutto opposta.
Ciò dimostra inequivocabilmente che coloro che hanno messo mano alla Liturgia dopo il Concilio sapevano benissimo quale sarebbe stata la portata dirompente del Novus Ordo nel corrompere la Fede del popolo di Dio. Essi non hanno modificato esplicitamente la lex credendi, ma hanno voluto esprimere le loro deviazioni nella lex orandi, ben sapendo che sarebbe stato molto più semplice far perdere la fede nella Presenza Reale facendo ricevere la Comunione in piedi e in mano, piuttosto di predicare dai pulpiti questi errori continuando ad amministrare la Comunione in ginocchio e in bocca. Il fatto che la Gerarchia abbia imposto ai fedeli la Comunione in piedi e in mano è stato recepito come una sconfessione del passato e un rigetto della dottrina precedente.
L’evidenza di questo ragionamento è confermata da una fonte insolita: ChatGPT, un’app di “intelligenza artificiale” conversazionale. Ho provato ad interrogare ChatGTP non perché la consideri una forma vera di intelligenza ma perché il suo sistema di elaborazione dei dati individua rapporti di causalità sul modello matematico ed è quindi interessante vedere come un algoritmo sia in grado di rilevare ciò che la narrazione mainstream finge di non vedere.
Questa la domanda che ho fatto: se un Papa volesse indebolire la fede dei cattolici nella Presenza Reale, come dovrebbe modificare il rito della Comunione?
E questa la risposta che ho avuto.
Se un Papa volesse indebolire la fede cattolica nella Presenza Reale, potrebbe considerare alcune modifiche al rito della Comunione, come:
Rituali semplificati. Ridurre il numero di elementi rituali che sottolineano la sacralità della Comunione, come l’adorazione o la genuflessione.
Elementi simbolici. Promuovere un’enfasi sulla simbologia del pane e del vino, piuttosto che sulla loro trasformazione nel Corpo e nel Sangue di Cristo.
Comunicazione verbale. Utilizzare un linguaggio che evidenzi la Comunione come un atto commemorativo piuttosto che un incontro reale con Cristo.
Modifica delle preghiere. Cambiare le preghiere e i testi liturgici per riflettere una visione più simbolica della Comunione, minimizzando riferimenti alla Presenza Reale.
Flessibilità nell’amministrazione. Consentire forme alternative di ricezione della Comunione che possano sembrare meno sacramentali, come riceverla in forma più informale o senza celebrazione liturgica.
Questi cambiamenti potrebbero contribuire a una visione più attenuata della Presenza Reale tra i fedeli.
Sappiamo benissimo che la cosiddetta “intelligenza artificiale” altro non è se non un sistema informatico molto veloce per la raccolta e l’analisi di una mole enorme di dati. Ma proprio per questo possiamo comprendere come una macchina senza coscienza sappia rispondere chiaramente a un quesito, svelando la premeditazione e il dolo di chi ha manomesso la Liturgia della Chiesa per manomettere la sua Fede.
Dinanzi all’evidenza degli intenti eversivi della rivoluzione conciliare e all’ancor più evidente disastro che essa ha provocato nei fedeli e in tutto il corpo ecclesiale, è indispensabile opporre un’azione contraria, la quale deve necessariamente consistere, da una parte, nel rifiuto sine glossa del Novus Ordo e dell’impianto dottrinale ed ecclesiologico che esso sottende; e dall’altra, nel pieno ritorno al Rito Apostolico Tradizionale, che per stessa ammissione dei fautori del Vaticano II è incompatibile con la loro “chiesa”. Questa restaurazione liturgica non può e non deve essere motivata da mere preferenze estetiche o di gusto, bensì dalla consapevolezza che l’unica lex orandi della Chiesa Cattolica è quella sancita da duemila anni di ininterrotta e integrale professione della stessa Fede, e non il frutto di un bricolage ereticale raffazzonato da massoni e protestanti.
+ Carlo Maria Viganò, Arcivescovo
Fonte: lifesitenews